Il Tirreno

Livorno

Lo sfogo

Livorno, la collaboratrice scolastica: «Non è dignitoso vivere con uno stipendio così al mese»

Livorno, la collaboratrice scolastica: «Non è dignitoso vivere con uno stipendio così al mese»

Mafalda Sinatra è al Vespucci-Colombo: «Trovare un altro lavoro a 50 anni è complicato»

19 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Come si fa a vivere con 640 euro al mese? Devo pagare da mangiare, le utenze, ho due figli con me, e sono una donna separata. Io voglio lavorare, lo Stato me lo deve permettere». È un grido di disperazione quello lanciato dalla collaboratrice scolastica Mafalda Sinatra, detta Aldina, vittima non solo del precariato scolastico, ma anche protagonista di un orario ridotto, assegnatole dalla scuola. Ed è lei a raccontare la sua situazione.

«Lavoro all’istituto Vespucci-Colombo, nella sede del Colombo di via San Gaetano. Per l’ennesimo anno mi sono state assegnate solo diciotto ore, ma cosa ci faccio con uno stipendio del genere?», si sfoga la lavoratrice scolastica.

«Già il nostro stipendio è più basso tra quelli statali, se aggiungiamo il fatto che lo Stato non ci permette di lavorare, non so dove andiamo a finire. Tutte le spese sono aumentate».

Per garantire pranzo e cena ai figli, l’anno scorso Sinatra si è indebitata, come lei stessa racconta, con grande dolore e dignità.

«Oltre al fatto che tu devi lavorare con un orario ridotto, non per una tua scelta, lo Stato non ti dà neanche nessun tipo di sussidio», lamenta.

Poi lo sfogo contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «che dice che l’occupazione è diminuita. Certo, risulta che io sono occupata, ma questa è una miseria. Io voglio che ci vengano fatti dei contratti da 36 ore. Gli spezzoni d’orario devono essere aboliti». Per supportare la sua richiesta, la lavoratrice precaria cita la carta fondamentale italiana: «L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e io voglio lavorare. Il lavoro deve essere dignitoso».

Trovare un altro lavoro oltre a quello di collaboratrice scolastica, per arrotondare e avere a fine mese uno stipendio degno e pieno, non è semplice: «Ho cinquant’anni, chi mi prende a lavorare a quest’età? – si chiede- E poi sono un’impiegata dello Stato, lo Stato deve garantirci la dignità».

Oltre al danno, le beffa: la scuola, per i collaboratori scolastici, non è più un ambiente di lavoro sicuro. «I genitori dei ragazzi spesso ci vengono in faccia, con toni tutt’altro che cordiali. Vogliono sapere dove sono i loro figli, che magari non sono a scuola. E se non sappiamo dare risposte, ci dicono che non lavoriamo, a volte volano offese. Ma noi siamo pochi, non possiamo garantire la vigilanza». Anche perché le mansioni da svolgere non sono solo quelle della vigilanza. Il collaboratore scolastico svolge anche altri ruoli.

«Ci occupiamo delle pulizie, oltre che della sorveglianza dei ragazzi e del rapporto con i genitori», dice Sinatra.

E quando si occupano della pulizia delle aule o degli altri spazi scolastici, non è previsto che i minuti in più vengano contanti come straordinari: «Ci viene spesso chiesto di rimanere un quarto d’ora o venti minuti in più. A parte che è difficile pulire un’aula in venti minuti, c’è il fatto che i minuti in più si trasformano in ore di permesso, non in soldi in busta paga, come preferiremmo». 

L.B.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Sangue sulle strade
Il ritratto

Elis e Jasmine, chi sono le due ragazze uccise dall’auto a Lido di Camaiore: tra pochi giorni avrebbero festeggiato il compleanno

Sportello legale