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Livorno, Alberto e il tuffo con la medusa nelle mutande: «Sono mie amiche, non mi fanno paura» – Video


	Alberto Mazzoni con le meduse
Alberto Mazzoni con le meduse

Il video del suo bagno eccentrico sta facendo scalpore. E lui si fa anche i selfie con le meduse in posa da sirenetto

27 agosto 2024
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LIVORNO. Che il livornese sia un animale da scoglio è cosa nota ai più, ma nel caso di Alberto Mazzoni si arriva a una simbiosi col mare da far pensare a un’evoluzione della specie Homo Sapiens a Homo Sapiens Branchiatus. Lui, portuale indomito, è il protagonista del video che sta facendo strabuzzare gli occhi di tantissimi: in slip verdini, a favore di videocamera, prima di tuffarsi nel mare dell’Accademia si infila una medusa nelle mutande, agile capriola volante e splash. A osservare il curioso spettacolo alcuni ragazzini divertitissimi.

Un tuffo frizzante

Perché, qualcuno forse si chiederà. Non è il caso di farlo. Siamo dalle parti del situazionismo, una liberazione di energia vitale e creativa dell’individuo. Punge? No, perché l’invertebrato in questione è la cosiddetta polmone, di colore bianco e azzurognolo: un animale grande, che può far paura, ma che generalmente è innocua per l’uomo. E sicuramente lo è per Mazzoni, che accompagna con una didascalia programmatica la sua foto con medusa da slip: «Ho aperto una affettiva e calda familiarità con le meduse tirreniche. Una l'ho nel marsupio pelle pelle». L’uomo è a suo agio, se non si fosse capito.

Un sirenetto con le meduse

Una certa intimità è innegabile, anche se l’infatuazione pare tutta del Sapiens Branchiatus, altrimenti detto Mazzoni, non avendo qui accesso al pensiero in merito delle Rhizostoma pulmo (nome scientifico delle meduse). Il quale si è già fatto ritrarre in posa sirenica nel medesimo tratto di costa livornese in un’altra occasione: sdraiato e con uno stuolo di meduse al corpo. Anche se più che la Sirenetta ricorda una specie di salasso, con al posto delle sanguisughe le meduse.

Occhio alla legge

Un avvertimento ci sentiamo di darlo a Mazzoni, in ogni caso. In Italia c’è un articolo del codice penale, il 544 ter, che dichiara che 

«chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro». E perciò gli suggeriamo di rifarsi alle regole suggerite dal Wwf in caso d’incontri con l’animale acquatico: “non prelevarla per portarla fuori dall’acqua e lasciarla a secco sulla battigia”.

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