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Livorno, salva una gatta: ora è denunciata per furto. La donna accusata si difende
La polizia a casa di una donna ritenuta responsabile della scomparsa dell’animale: «Mi sono presa cura di una micia malmessa e rischio un processo, è incredibile»
LIVORNO. Quando la signora Giulia (nome di fantasia) ha sentito sabato scorso suonare alla porta tutto si aspettava fuorché di ritrovarsi davanti una coppia di agenti della polizia di Stato con un mandato di perquisizione. «E cosa mai possono pensare di trovare in casa mia? Droga? Armi?», pensa la signora. «L’abbiamo trovata», dice dopo un minuto dall’ingresso nell’appartamento uno dei due agenti al collega dall’altra stanza.
Giusto il tempo di domandarsi cosa cercassero e di conseguenza cosa avessero trovato e Giulia vede arrivare in salotto il poliziotto con la gatta di casa, Mina, sollevata dalla sua cesta. «È proprio lei», aggiungono gli agenti dopo aver visionato ancora una volta quell’identikit che stringono fra le mani.
Il surreale gatta-gate di cui vi parliamo ha avuto inizio circa tre mesi fa mesi fa, quando la signora Giulia trova in una piazza cittadina la gatta «assai denutrita e in uno stato palesemente cagionevole di salute – racconta –. Da tempo avrei desiderato un gatto che facesse compagnia all’altra gattina che ho già in casa, così ho chiesto ad alcuni vicini che abitavano di fronte al luogo nel quale sostava la gatta (sotto una macchina) se questa avesse un proprietario. Mi fu risposto di no e ho verificato poi come non avesse microchip e, a quel punto, me la sono portata a casa. Peraltro spendendo un bel po’ di soldi in cure mediche veterinarie per rimetterla in sesto, visto lo stato di salute. Ma non mi importava, perché io amo gli animali ed era una spesa che sostenevo volentieri».
«Gli agenti erano in borghese con le manette alla cintura e mi sono spaventata, io sono una persona che non ha mai avuto a che fare con la giustizia e non capivo cosa cercassero – continua la donna –. Quando poi sono usciti con la gatta non ho saputo più cosa pensare».
Peraltro la vicenda si è arricchita di un elemento tragicomico: nell’atto di perquisizione (verosimilmente per un disinvolto “copia e incolla” di un analogo provvedimento) risultava che l’oggetto della perquisizione fosse legato alla ricerca di armi e non di felini. L’atto è stato poi corretto. Ma chi è stato a denunciare? Molto è ancora da chiarire, ma sembra che Mina (quando ancora non si chiamava così) avesse un proprietario di fatto che fosse solito lasciare la gatta libera nella piazza. E che questo proprietario in qualche modo abbia saputo dell’adozione da parte della signora Giulia. Da qui l’identikit, la denuncia e il rischio di un processo per furto di animale, visto che la donna risulta indagata per furto. «Ma si rende conto? – racconta Giulia – Io mi sono fatta carico di una gatta malmessa, l’ho curata e ora rischio un processo per sottrazione di animale. Ovviamente ho dato mandato al mio avvocato di predisporre tutto quanto necessario per la mia difesa. Tutto ciò è surreale: paradossalmente quindi in Italia tutti quelli che raccolgono un animale abbandonato (e verificato pure come non avesse un chip) rischiano di venire incriminati per furto. Non so con quale faccia il precedente proprietario si possa definire amante degli animali visto lo stato di Mina denutrita e malata».
La gatta – secondo quanto appreso – al momento è stata presa in custodia ed è in buone condizioni di salute. L’avvocato che difende la signora, il livornese Massimo Gambacciani, nei prossimi giorni andrà a parlare con il pubblico ministero per avere un quadro più chiaro della vicenda, dato che la sua assistita si reputa totalmente estranea ai fatti contestati.
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