Il Tirreno

Livorno

L'inchiesta

Truffa del bonus, la firma farlocca e i (mini) lavori: «È il sistema del raggiro facciate»

di Stefano Taglione
Uno dei palazzi dei lavori, in via del Testaio (foto Silvi)
Uno dei palazzi dei lavori, in via del Testaio (foto Silvi)

Il professionista livornese ha segnalato alcune anomalie all’Agenzia delle Entrate, poi c'è stata l'indagine della guardia di finanza

10 agosto 2024
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LIVORNO. «I lavori sul palazzo di via del Testaio 31 erano effettivamente iniziati, ma svolti in minima parte, per poche migliaia di euro a quanto ricordo. Ben prima dell’inchiesta penale, con l’amministratore del condominio, lo avevamo fatto presente all’Agenzia delle entrate. Poi mi sono accorto che era stato presentato un documento con la mia firma, evidentemente falsificato, in cui si certificava il raggiungimento del 50% dei lavori. Non era così, poi infatti abbiamo denunciato tutto alla finanza».

A parlare – a patto di rimanere anonimo – è l’ingegnere livornese che si è accorto della presunta truffa ai danni dello Stato legata al “bonus facciate”, che consente una detrazione fiscale del 90% in dieci anni per chi ristruttura o la vendita del credito a un’azienda per ottenere un contributo (minore) immediato. Si tratta del direttore dei lavori effettuati (solo in minima parte) a un edificio di via del Testaio, nella periferia nord della città, al numero civico 31. Lì, negli anni scorsi, i ponteggi sarebbero stati montati, smontati e poi riposizionati. E di fatto non si sono mai conclusi. «Noi abbiamo provato in tutti i modi a farli andare avanti», conclude il professionista, estraneo ovviamente alle indagini della guardia di finanza.

Per questo – e per interventi in altri tre condomini labronici: in Borgo Cappuccini 20, via Cambini 39 e via Verdi 72 – sono indagati per truffa ai danni dello Stato un imprenditore edile albanese di 46 anni residente a Livorno, Indrit Spaneshi, e due professionisti labronici definiti «procacciatori d’affari»: il cinquantenne Mauro Ciucci, rappresentante della “S.F. Livorno srl”, e un «collaboratore di fatto» della stessa società, il sessantaseienne Daniele Lorenzelli. Secondo l’accusa questi ultimi avrebbero «procacciato e coordinato la parte commerciale e liquidatoria del credito di imposta», parte del quale era stato acquistato da un’azienda italiana.

Secondo il giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna, che su richiesta della procura ha firmato il decreto di sequestro preventivo per 215.186 euro, «è stato possibile svelare un sistema illecito di indebita creazione di crediti collegati ai benefici statali per le opere edilizie». Il tribunale ha infatti disposto il sequestro preventivo dei crediti di imposta inesistenti ancora presenti nel cassetto fiscale della “S.G.A. Costruzioni di Spaneshi Indrit” per 148.806,90 euro, oltre alla somma di 66.379,10 euro «già monetizzata», per un totale di 215.186 euro. l


 

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