Franco Mussida, il mio show senza confini: «In Fortezza Nuova suono le emozioni»
Il maestro della voce ex Pfm: «Mi piace molto il vostro cacciucco: ho fatto il militare, da Livorno partivo e tornavo». E dà un consiglio ai giovani musicisti di oggi
LIVORNO.i Un viaggio musicale emozionale. Attraverso l’immaginazione. Alla scoperta di sonorità che abbracciano generi e popoli diversi. Arriva uno dei grandi capisaldi della musica italiana, il chitarrista, compositore e cantautore Franco Mussida. Il musicista milanese, tra i fondatori della Premiata Forneria Marconi (Pfm) e fondatore del Cpm Music Institute di Milano (tra i più prestigiosi istituti italiani di musica popolare), sul palco della Fortezza Nuova stasera sabato 3 agosto alle 22 con Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu.
Prima volta a Livorno?
«Prima volta sul palco di Effetto Venezia ma la città la conosco bene, conosco bene il porto: ho fatto il militare, da Livorno partivo e a Livorno ritornavo. Livorno è un porto di mare, è una città che ha un suo sapore, una sua storia particolare, piena di gente, chi va e chi viene. Conosco bene anche il cacciucco, il suo sapore».
Cosa porterà in Fortezza?
«Porto la musica dal mondo, uno spettacolo in cui ci saranno elementi emotivi che rimandano all’immaginazione, a immaginare tante cose diverse; la musica è un veicolo privilegiato per far arrivare alle persone informazioni. Lo spettacolo si chiama “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu”: è il racconto di un bambino che, con tutta la sua ingenuità, poggia l’orecchio vicino alla cassa armonica della chitarra del babbo e intraprende un viaggio straordinario nel mondo della musica. È uno spettacolo che non ha nazione, che non ha continente, mi auguro che il pubblico faccia un viaggio emozionale. A Effetto Venezia mi esibisco con dei giovani musicisti, sono partiti dalla mia scuola, un gruppo di cinque persone: chitarra, basso, percussioni – batteria, voce e aspetto organizzativo».
C’è uno stile musicale al quale si sente particolarmente legato?
«Sono legato a tutte le forme musicali che riescono a tenere vivo lo spirito delle persone, le musiche che hanno la capacità di fondere tante esperienze diverse, rendendole una cosa sola. Tra le forme a me vicine la fusion, il Prog per la musica popolare, che per me è qualcosa di importante, e la musica sinfonica per quella classica. Sono generi che stimolano l’espressività dei popoli».
Lei insegna l’aspetto educativo della musica e, con la musica, è impegnato nel sociale.
«La musica ha due cose: ci fa emozionare ed è creatrice di un mondo immaginario. Non è un caso che la mia chitarra si chiama “Arca Sei”: è una specie di veliero che conduce verso il mondo emotivo dell’uomo e dell’universo. Il Cpm, scuola di musica popolare, è un viaggio che dura da 40 anni, intrapreso con tanti pionieri che credono nell’aspetto emozionale della musica. Con la musica, inoltre, sono impegnato nelle carceri e nelle comunità, sto lavorando a San Vittore e a San Patrignano: la musica restituisce lucidità e, quindi, consapevolezza, dà libertà, con la musica si può tornare a immaginare».
Che messaggio si sente di dare ai giovani musicisti?
«Oggi viviamo un momento in cui, grazie allo sviluppo della tecnologia, è consentito a tutti di vivere una esperienza entusiasmante della musica. Non solo ai musicisti. Fare musica, con la tecnologia, non significa essere necessariamente dei musicisti. Essere musicista significa fare esperienza, fare in modo che l’anima e l’intelletto si uniscano in una cosa sola».
Progetti per il futuro?
«In questo momento sto viaggiano in mare aperto. Vorrei portare questo spettacolo avanti, per far sì che si parli di musica. Continuerò a occuparmi di educazione, attività artistica, giovani e disagio».l