Il Tirreno

Livorno

L'intervista

«Rocco? Un mito, lui è una rockstar». Paolo Ruffini racconta l’uomo Siffredi in scena a Livorno martedì 30 luglio

di Claudio Marmugi
«Rocco? Un mito, lui è una rockstar». Paolo Ruffini racconta l’uomo Siffredi in scena a Livorno martedì 30 luglio<br type="_moz" />

Il regista labronico ha prodotto lo spettacolo dell’attore: "Lui è la persona più sincera e diretta del mondo: ecco perché"

28 luglio 2024
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LIVORNO. Rocco Siffredi e Paolino Ruffini. Sulla carta potrebbe sembrare una strana coppia, ma il demiurgo dello spettacolo Ruffini (attore, regista cinematografico e teatrale, sceneggiatore, autore, produttore, scrittore, conduttore, comico e speaker radiofonico), da anni, è una delle menti più attente ai cambiamenti del mondo circostante e alle pieghe della società, al microcosmo dell’individuo nel mare magnum del fluire della realtà, “micro” che ha immortalato attraverso film (“Ragazzaccio”, sull’isolamento pandemico e il cyberbullismo), documentari (“Up & Down – Un film normale”, co-diretto da Francesco Pacini, sulla disabilità e “PerdutaMente”, co-diretto da Ivana Di Biase, sulla malattia e la morte) o libri (“Posso solo amare – Otto storie in cui l’amore è la cura” edito da Baldini + Castoldi). Era inevitabile, dunque, che il livornese geniale e l’attore che ha vissuto mille vite si incontrassero e, dall’incontro, ne scaturisse uno spettacolo. E così, Rocco Siffredi racconterà sé stesso in Fortezza Vecchia, martedì 30 luglio, alle 21.30, diretto da Paolino Ruffini, che ha anche prodotto lo spettacolo con la sua “Vera Srl”. Lo spunto del debutto di “Siffredi racconta Rocco” (posto unico, 25 euro), nella stagione artistica di Luca Menicagli per “Menicagli Pianoforti”, è diventato l’occasione per scambiare due chiacchiere con Paolo Ruffini (che sarà in Fortezza Vecchia anche l'8 agosto coi suoi "doppiaggi").

Ruffini, chi è Siffredi?

«È una rockstar, non è un attore porno. Rocco Siffredi è un mito. È un mito vivo. Un mito vivente. Essere miti è pesante, difficile. Vallo a spiegare ai miti morti. Questo è uno che a sessant’anni ha già una serie su di sé, che lo racconta, ma è vivo. Vivo come pochi altri sono vivi».

Come misura il mito di Rocco? «Vi faccio un esempio del mito, una “Sintomatologia del mito di Rocco”: in qualsiasi momento o occasione della tua vita, appena senti pronunciare il nome “Rocco” hai un riferimento immediato a lui. “Rocco” è un’aggettivazione. È come “Totò”. Già “Checco Zalone” sono due parole. “Totò”, “Rocco”: una sola. Questo lo rende mediaticamente un individuo incredibile; Rocco, basta la parola».

E al di là del mito, com’è l’uomo?

«L’uomo è riuscito a passare trasversalmente attraverso i generi, attraverso i media, attraverso le epoche, ha conosciuto la vita come pochi altri. Ha una dozzina di lauree senza volerlo, tra cui quella della strada, perché non è una questione accademica, ma di esperienze. E’ come se fosse laureato in psicologia maschile e femminile, in sociologia, in antropologia, in anatomia; è un esperto di mondo, di vita, di amore, di sesso, di dinamiche mentali. E’ veramente completo. E riesce ad esprimere contemporaneamente la sua virilità all’ennesima potenza, ma anche il suo essere fragile».

Qual è il pregio più grande di Rocco Siffredi?

«Da parte mia ti posso dire che penso sia l’uomo più sincero che c’è al mondo. Ha una sincerità, un’esposizione che non riesce a filtrare. Non ha nessun tipo di “pudore”, perché per lui non è concepito. E’ un uomo esposto. E’ un uomo che vive e frequenta l’esposizione, in tutto quello che fa, palesa qualsiasi cosa. Non ha filtri. E’ per questo che mi piace, perché mi piacciono le persone dirette, senza filtri. E Rocco è un uomo molto affascinante. Il suo fascino è quello di andare in giro normalmente esponendo continuamente sé stesso».

Ma cosa farà Rocco a teatro? «Un monologo emozionale, ironico ed emotivo, tra foto, video e ricordi, in cui ripercorre tutta la sua vita e la sua carriera, con una grande sorpresa finale»

Lo scopo dello spettacolo?

«Il nostro obiettivo era di non puntare il dito verso nessuno, ma metterlo davvero a nudo. Sono felice perché lui mi ha messo in mano la sua vita e io spero di meritarmi questa fiducia. Ha una famiglia bellissima. Mi piacerebbe farlo conoscere per come l’ho conosciuto io. E’ un uomo sincero, onesto e incredibilmente interessante».

E com’è il Rocco Siffredi “attore di teatro”?

«Lui è uno stacanovista. Io non ho mai incontrato un attore così preparato, così indomito, così imperterrito, così impavido come lui. Abbiamo fatto le prove in teatro senz’aria a 45 gradi, non si è lamentato di nulla. Io non sono certo Strehler o Ronconi, però di gente che fa le prove in teatro, negli anni, ne ho vista parecchia. Le prove di Rocco sono le più interessanti. Arriva così preparatissimo, senza lamentele, senza volersi fermare, senza bere, ripete tre volte al giorno lo spettacolo senza fermarsi mai. Si emoziona mentre parla, piange. Lavorare con lui è un’esperienza di vita, non solo professionale».l


 

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