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Marco, l’imprenditore di Livorno dai banchi del Niccolini Guerrazzi alla squadra di hockey a Las Vegas: ora dona un milione ai giovani

di Giulio Corsi
Nella foto Marco Benvenuti durante una conferenza alla Cornell University
Nella foto Marco Benvenuti durante una conferenza alla Cornell University

Marco Benvenuti, figlio dell’ex sindaco e senatore Pci, emigrato negli Usa da ragazzo vende una società e fa una maxi donazione al suo ex college. Ed entra come socio nella Libertas

24 luglio 2024
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LIVORNO. Un milione di dollari alla University of Nevada di Las Vegas. È la donazione filantropica che il livornese Marco Benvenuti, classe 1976, figlio di Roberto, ex sindaco e poi senatore del Pci, maturità al liceo classico Niccolini Guerrazzi, undici esami in Scienze Politiche a Pisa prima di volare negli States e cambiare vita, ha voluto elargire al college in cui si è formato (con una laurea di business specializzata nel mondo del turismo), e da cui ha spiccato il volo come imprenditore.

Benvenuti, amante del basket e comproprietario di una squadra di hockey a Las Vegas, ha deciso anche di entrare come socio nella Libertas, squadra per cui tifa da quando era bambino. «Una quota significativa ma di minoranza», racconta al Tirreno.

La sua non è solo la storia di un cervello in fuga che al di là dell’oceano è riuscito a trovare la strada giusta e a creare qualcosa di grande, ma anche quella di un imprenditore che ha voluto restituire un pezzo della sua fortuna agli altri, di aprire la strada ai giovani che hanno gli stessi sogni che lui cullava vent’anni fa.

La donazione

David Cárdenas, preside dell’Harrah College of Hospitality della University of Nevada, ha annunciato che all’imprenditore livornese sarà intitolato lo spazio della lobby al 4° piano dell’Hospitality Hall che si chiamerà “Marco Benvenuti Las Vegas Strip View Lobby”. E una targa con il suo nome sarà installata sopra la porta dell’ascensore accanto alla Jerry & Flossie Vallen Executive Suite, dedicata ai fondatori del college, oggi affermato tra i migliori del settore negli Stati Uniti.

«È un onore avere il mio nome associato al college perché penso a questo posto come al mio trampolino di lancio – racconta Benvenuti al Tirreno –. Mi ha dato la comprensione e gli strumenti per avere successo e voglio che gli studenti abbiano la stessa opportunità. Questa donazione è il mio modo di offrire questo supporto».

Duetto

Il grande successo di Benvenuti nasce con una intuizione, maturata negli anni in cui – dopo la laurea con lode nel Nevada e una specializzazione alla Cornell University – lavorava per i grandi player mondiali del turismo, Four Seasons, Expedia, Caesars e Wynn. Un’intuizione che lui decide di chiamare Duetto.

«Era il 2010, decisi di lasciare tutto per lanciarmi in quest’avventura», ricorda. «Duetto nasce da un foglio di calcolo inventato da me. È un software in the cloud che un hotel può acquistare e sulla base del quale riesce a fare i prezzi per le camere in tempo reale. Il mio software decide il prezzo che poi viene mandato via interfaccia a Booking, Expedia etc».

Duetto riesce a incrociare una serie di dati per decidere il prezzo giusto di ogni albergo del mondo: meteo, eventi, concerti, concorrenza.

Il programma funziona e piace. La società raccoglie nel corso degli anni 120 milioni di dollari di finanziamenti da investitori privati. Duetto cresce, apre sedi a San Francisco e Londra e arriva a contare 150 dipendenti.

La quota di Benvenuti scende, ma il valore lievita. Oggi più di seimila hotel e casinò resort in più di 60 Paesi utilizzano le applicazioni dell’azienda fondata dall’imprenditore livornese. Che negli ultimi anni resta nel consiglio di amministrazione, pur riducendo il suo impegno in prima persona anche per stare vicino alla mamma Stefania, scomparsa nel 2022.

Fino al 27 giugno di quest’anno quando la società viene acquistata da un private equity e Benvenuti incassa la sua parte di quote.

La Libertas

«Sono in una fase della vita in cui posso dedicarmi a ciò che mi piace. Dunque la mia squadra di hockey, in una città dove l’anno scorso gli Knights Las Vegas hanno conquistato la Stanley Cup con la febbre per questo sport che in poco tempo è esplosa nel Nevada», racconta Benvenuti. La Wnba, la Nba femminile, «da tifoso con poltroncina a bordo campo, dove le Aces fanno sold out ogni partita con 12.000 persone». E ora la Libertas. «Con questi colori è stato amore a prima vista quando avevo otto anni. Quando diventò sindaco, mio babbo mi chiese se volevo andare a vedere la pallacanestro e io risposi di sì. Mi portò a vedere una partita della Peroni e da lì non ne ho più persa una. Io, babbo e mamma, sempre in prima fila, diventammo tutti libertassini anche se mio padre doveva naturalmente provare a fare il neutrale, ma noi di certo non lo aiutavamo. Era il 1984». Poi arrivò il Don Bosco. «Ero amico di Mario Gigena, più o meno avevamo la stessa età. Ci piaceva quella squadra e tifare giocatori della nostra età che diventano sempre più bravi». Quattro anni fa il nuovo abbraccio con la Libertas. «Mi chiamò Roberto Consigli, chiedendomi se volessi partecipare al progetto. Entrai in Fondazione. Ora che si sono create le condizioni ho detto al presidente “ok, ora posso fare di più”. Ed eccomi qua». Prima della semifinale di Coppa Italia a Roma dello scorso marzo Benvenuti ha parlato alla squadra, via Skype: «Ho fatto un discorso incentrato sull’amore per la Libertas, succeda quel che succeda. I nostri giocatori hanno tanto amore dietro da parte dei tifosi e della città. Ora spero di fare da apripista per altri: se tutti diamo quel che si può allora la Libertas può diventare un progetto veramente importante. Io ci sono e spero presto di tornare in in curva».
 

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