Mattia Lucarelli dopo la condanna per violenza sessuale: «È una batosta, speravo nell’assoluzione»
Il figlio del bomber Cristiano è stato condannato a tre anni e sette mesi: «Ci sono comunque altri due gradi di giudizio». Stessa pena per Federico Apolloni: «La giustizia non è uguale per tutti»
LIVORNO. «Che le cose spesso non vanno come dovrebbero andare lo sappiamo un po’ tutti. È la vita. Lo scoglio più grande da affrontare sapevamo che sarebbe stato il primo visto il clamore mediatico di tutta la questione, sapevamo di non combattere con i fatti, ma con un momento storico e la pressione dei media che vuole la nostra testa senza realmente indagare a fondo, fermandosi a titoli sensazionali per attirare l'attenzione».
Sono le parole scritte attraverso la sua pagina Instagram da Mattia Lucarelli, il calciatore ventiquattrenne della Pro Livorno Sorgenti (ed ex del Livorno calcio) condannato, ieri pomeriggio, a tre anni e sette mesi di reclusione per violenza sessuale di gruppo. «Rispetto a ieri – le parole del figlio dell’indimenticabile bomber amaranto Cristiano, ex allenatore fra le altre di Ternana e Catania – non è cambiato niente, ai commenti, alle minacce e alle offese siamo abituati ormai. Non bisogna però dimenticarsi che ci sono altri due gradi di giudizio. Che sia una batosta è molto chiaro, soprattutto perché eravamo speranzosi di poter chiudere questa storia subito nonostante le difficoltà», conclude nel suo post, testo bianco e sfondo nero per spiegare, a chi lo segue sui social, l’esito della sentenza letta, in camera di consiglio, nel primo pomeriggio di ieri dal giudice per le indagini preliminari di Milano Roberto Crepaldi.
Più polemico il messaggio di Federico Apolloni, il centrocampista centrale del Real Forte Querceta che, come l’amico, è stato condannato alla stessa pena, tre anni e sette mesi di reclusione, con la procura che aveva chiesto per entrambi un mese in meno (stessa richiesta anche per Meini, Bernardeschi e Baldi ndr): «La giustizia non è uguale per tutti, oggi me ne sono reso conto veramente. Sto zitto che è meglio».
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