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Crolla il soffitto di oncologia: tragedia sfiorata all'ospedale di Livorno

di Stefano Taglione
I danni in ospedale durante uno degli ultimi crolli
I danni in ospedale durante uno degli ultimi crolli

Giù i calcinacci in un bagno e in una camera con i pazienti, il segretario del sindacato Fsi-Usae: «Il direttore Carneglia si deve dimettere»

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Livorno Un altro crollo. Che stavolta avrebbe potuto avere conseguenze tragiche per i pazienti. Ennesimo cedimento di calcinacci all’interno dell’ospedale, stavolta con i degenti ricoverati nella stessa stanza. È nel reparto di oncologia, al piano terra del terzo padiglione, dove si è sfiorato il dramma, con un solaio venuto giù in un bagno e nella stanza adiacente (non la stessa). È in quest’ultima che erano ricoverati i pazienti, rimasti illesi, così come il personale sanitario che in quel momento si trovava nei corridoi o negli altri locali.

Cosa è successo

Il crollo si è verificato nella serata del 25 aprile, dopo l’ora del passo, quindi fortunatamente senza quindi i parenti degli uomini e delle donne in cura. Siamo al piano terra del terzo padiglione, non lontano dall’ingresso riservato ai dipendenti in via Gramsci, e proprio sotto (di due piani) al dipartimento di ortopedia, dove nell’area relax riservata al personale dell’Asl a Pasqua era crollato parte del soffitto, rischiando di travolgere medici, infermieri e operatori in generale, che da un rumore sinistro sono riusciti a mettersi in fuga prima che fosse troppo tardi. Non a caso la scala e l’ascensore che salgono su sono ancora inagibili, sebbene utilizzate queste ultime dalle persone che devono raggiungere la stessa ortopedia e neurochirurgia perché, altrimenti, non avrebbero alternative. Nelle ultime ore i dipendenti dell’ufficio manutenzioni dell’azienda sanitaria, oltre ad aver chiuso la camera e il bagno interessati dai crolli di oncologia, sono intervenuti rimuovendo i calcinacci e ora, in quelle stanze, non si vede più nulla. Fortuna ha voluto che i degenti non si trovassero esattamente sotto l’area interessata dal crollo.

I precedenti

È un ospedale che ormai sta cadendo sempre più a pezzi quello di Livorno, «al centro di una serie di interventi edilizi – aveva spiegato nei giorni scorsi, dopo i recenti crolli, l’Asl Toscana nord ovest – non più rinviabili, per i quali sono stati stanziati 2,5 milioni di euro, inseriti in un contesto di miglioramento dell'attuale condizione strutturale. Molti interventi, alcuni dei quali finanziati tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza, si sono già conclusi senza comportare alcun disagio, ma è comunque inevitabile che la presenza di lavori in modo così diffuso in un ambiente delicato e complesso come quello ospedaliero possa influire sulla percezione di utenti e operatori». Al sesto padiglione, e in questo caso ci sono i cartelli a evidenziarlo, come riportato dal Tirreno nei giorni scorsi sono state chiuse le scale proprio per il rischio di ulteriori crolli. Ma anche in altre zone son ben visibili i lavori. «La direzione ospedaliera si scusa assicurando il massimo impegno a portare a termine in modo definitivo gli interventi nel più breve tempo possibile, riducendo al minimo le variazioni ai servizi offerti e quindi le possibili difficoltà incontrate dai cittadini», le parole dell’Asl.

Rabbia dei sindacati

Una situazione intollerabile per l’infermiere Akram Abu Sneineh, segretario livornese del sindacato Fsi-Usae, di cui è anche dirigente nazionale. «Nell’ospedale di viale Vittorio Alfieri – le sue parole – è in atto una gravissima emergenza sicurezza, visto che nonostante i nostri allarmi, rimasti del tutto inascoltati, nello stesso edificio dove c’è stato il cedimento a ortopedia si sono verificati ulteriori crolli, in questo caso a oncologia. È intollerabile: se ci fosse stato vostro figlio là, cosa avreste pensato? Qualcuno sta sottovalutando la situazione e non mi sembra assolutamente una decisione saggia e opportuna, dato che l’ospedale sta cadendo a pezzi», l’appello del rappresentante dei lavoratori. Che chiede all’Asl Toscana nord ovest di intervenire subito, prima che si verifichi una tragedia in termini di vite umane. «C’è evidentemente qualcosa che non va nel sistema – prosegue Abu Sneineh – quantomeno una falla nei controlli, che non hanno assolutamente funzionato. Chi è che se ne occupato? Il direttore del presidio ospedaliero, Luca Carneglia, se non è in grado di garantire la sicurezza per i pazienti e i lavoratori deve evidentemente farsi da parte. Se qualcuno non sa fare il proprio lavoro, l’unica risposta che deve dare è quella di andarsene a casa. Non si scherza con la vita delle persone, anche in questo caso sarebbe potuto accadere un’immane tragedia». 

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