Uccisa da una pasticca di ecstasy: l'amico livornese condannato a pagare 600.000 euro
Due anni (sospesi), rispetto ai tre decisi in primo grado, per il ventiquattrenne Matteo Nerbi per la scomparsa di Erika Lucchesi. L'accusa era morte in conseguenza di altro reato per la cessione della droga pesante (e spaccio di lieve entità)
LIVORNO. Non farà nemmeno un giorno di carcere, perché la pena è stata ridotta da tre a due anni di reclusione e pure sospesa, ma ai familiari di Erika dovrà risarcire (solo provvisoriamente) 600.000 euro. Soldi che comunque, al momento, nemmeno ha, perché ha perso il lavoro.
La sentenza
Condanna bis dalla corte d’appello di Firenze per il ventiquattrenne livornese Matteo Nerbi, ritenuto responsabile anche in secondo grado dei reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (di lieve entità) e morte in conseguenza di altro reato per il decesso dell’amica diciannovenne (e sua concittadina) Erika Lucchesi nella discoteca “Mind” di Sovigliana, nell’Empolese, che tutti conoscono come “Jaiss”. La tragedia era avvenuta attorno alle 4 della notte fra il 19 e il 20 ottobre del 2019, subito prima dell’emergenza Covid e stando alla ricostruzione della procura il giovane gli avrebbe ceduto una pasticca di ecstasy poi risultata letale. Il collegio, presieduto dal giudice Antonio Settembre, due giorni fa ha confermato la responsabilità penale di Nerbi, che secondo la sentenza di primo grado sarebbe stato capace di prevedere che quella droga sarebbe potuta essere letale, per lei. Perché sapeva che aveva intenzione di sballarsi, quella sera. E sapeva che lei stava già male, quando le ha consegnato l’ecstasy. Ma lui, il suo amico, le ha dato comunque quella pasticca. Non voleva che lei morisse, ma – secondo il tribunale – ha contribuito in maniera determinante a far sì che ciò accadesse. Nel corpo, si è scoperto dopo, aveva un valore ematico cinque volte superiore alla soglia di letalità.
Il risarcimento
Nel processo, per spaccio, era coinvolto anche il tunisino Emir Achour, condannato in primo grado a quattro anni e otto mesi. La sua posizione è stata però stralciata e il ricorso sarà discusso a marzo. Nerbi dovrà risarcire 600.000 euro alla famiglia di Erika, assistita dagli avvocati Francesco Campo e Antonella Ruggiero: 200.000 ciascuno ai genitori Daniele Lucchesi e Barbara Bernardoni e 100.000 alla nonna e al fratello Samuele. l
S.T.