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Livorno

Il processo

Morto schiacciato a bordo della Moby Kiss. Prosciolti in due, il comandante a giudizio

Morto schiacciato a bordo della Moby Kiss. Prosciolti in due, il comandante a giudizio

Lviorno, l’incidente quattro anni fa a bordo della nave che era in riparazione alla calata Carrara

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LIVORNO. Il “Barone”, come i colleghi chiamavano affettuosamente Vincenzo Langella, è scomparso il 24 aprile 2019: schiacciato da una rampa mentre con un muletto stava effettuando alcuni lavori di manutenzione a bordo della Moby Kiss, in quel periodo ormeggiata alla calata Carrara, all’interno del porto di Livorno.

Ieri a distanza di quasi quattro anni dalla tragedia – dopo la morte del marittimo venne proclamato anche lutto cittadino – si è chiusa la prima parte del processo con un esito difficile da immaginarsi all’indomani della tragedia. I vertici della Moby, società per la quale il marittimo originario di Torre del Greco lavorava, sono stati prosciolti dall’accusa di omicidio colposo legato a una presunta negligenza per il rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro.

Entrambi, difesi dall’avvocato Anna Francini, hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Questo significa che il giudice Antonio Del Forno, nella decisione ha valutato solo il fascicolo di indagine. «Il giudice – spiega il legale – ha prosciolto entrambi perché il fatto non sussiste. Una decisione importante», aggiunge.

Al contrario è stato rinviato a giudizio il comandante della nave che rispetto altri due indagati, non aveva fatto richiesta di abbreviato. «Con il proscioglimento degli altri due coindagati anche la posizione del comandante si alleggerisce e di molto», spiegano gli avvocati fuori dall’aula al primo piano del tribunale.

La ricostruzione di quella maledetta giornata, racconta che alle 10.30, dopo aver trascorso le vacanze di Pasqua in Campania, il dipendente della compagnia di Vincenzo Onorato stava lavorando a bordo di un muletto, proprio al di sotto della rampa. Esperto come pochi, era stato assunto dalla vecchia Navarma a soli 16 anni, una volta diplomato al Nautico, decidendo poi di intraprendere la carriera di terra e specializzandosi nella risoluzione dei problemi motoristici e idraulici. Quelle effettuato sulla Moby Kiss erano operazioni di routine per uno come lui, di casa sui traghetti della Balena blu e della Toremar, dove lo chiamava «Ispettore» o, chi aveva più confidenza, «U’ Barone».

Ma all’improvviso, la piattaforma sulla quale vengono imbarcate le auto, cede . Schiacciandolo. Il cinquantunenne muore quasi sul colpo, nonostante i tentativi di rianimazione prima dei colleghi in garage, alcuni dei quali hanno assistito al dramma, poi dei soccorritori della Svs di via San Giovanni, subito sul posto con un’ambulanza con il medico a bordo.

Nei giorni successivi gli accertamenti di tre diverse polizie giudiziarie, poi l’autopsia e il percorso giudiziario. Parte del quale si è concluso ieri.

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