L’aspetta al buio, la fredda con due colpi
Pordenone, Manuel non sopportava la separazione, dopo il delitto si è suicidato. Lei è stata sorpresa al ritorno dal lavoro
ROMA. «Michela... Michela...». Mamma Annamaria invoca il nome della figlia a mezza voce, avvicinandosi piagata da un dolore che le ha distrutto la vita al nastro segnaletico bianco e rosso che la divide dall’ultimo abbraccio. È l’alba quando si cominciano a delineare i contorni di questa tragedia che ha sconvolto Spilimbergo, paese in provincia di Pordenone.
In quell’appartamento al primo piano, nella dépendance a fianco della casa dove vivono i genitori, la loro unica figlia Michela, 29 anni, non risponderà mai più. Uccisa dall’ex fidanzato che si era tenuto la pistola di quando lavorava come guardia giurata, Manuel Venier, 37 anni. Freddata da due colpi di pistola.
Lei voleva lasciarlo, lui non ne voleva sapere. Prima le ha sparato, poi si è ucciso puntandosi alla tempia la sua pistola. Li hanno trovati riversi sul pavimento tra la cucina e il salotto in quella casa che fino a ad una settimana prima era stata la loro casa.
Tanto era passato da quando Michela Baldo, dipendente di un grande magazzino della zona, aveva lasciato Manuel. Descritto come uno “spirito inquieto” alle prese con continue crisi depressive, cambiava spesso lavoro, lei aveva deciso di voltare pagina. Lui dal giorno della separazione era tornato a vivere con i suoi genitori a Codroipo in provincia di Udine, ma aveva listato al lutto il suo profilo Facebook.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Spilimbergo, Manuel avrebbe pianificato l’omicidio nei minimi dettagli. Aveva ancora le chiavi di casa e con quelle martedì sera è entrato, intorno alle 20. Era partito da Codroipo nel pomeriggio, perché voleva arrivare prima che Michele rientrasse dal lavoro.
Ha nascosto la sua Seat Ibizia dietro il muro di cinta di un’altra abitazione per non farla notare a Michela poi è salito in casa. Ha staccato la corrente elettrica e al buio ha atteso che l’ex fidanzata arrivasse.
Michela è arrivata alle 21 uscita dal supermercato Lidl. È entrata e ha provato ad accendere la luce. Non funzionava. Non si è allarmata, ha compiuto pochi passi verso la cucina, dove ha appoggiato, sul tavolo, la borsa con la spesa. Il primo proiettile l’ha trafitta alle spalle. Silenzioso e micidiale. L’omicida ha poggiato alla schiena un cuscino. Lei si è voltata e si è trovata di fronte Manuel, ha provato a scappare ma è stato tutto inutile. Il secondo proiettile l’ha colpita al torace. Michela si è accasciata mentre tentava di raggiungere la porta d’ingresso.
Prima di rivolgere l’arma contro se stesso Manuel ha scritto su una chat che condivideva con parenti e amici: «Addio, non ce la facevo a vivere senza di lei». Immediatamente è scattato l’allarme tra i familiari che hanno avvertito i carabinieri. Il primo ad arrivare è stato il fratello di Manuel, Patrick mentre una cugina continuava a chiamare al telefono di Michela. Inutilmente.
Quando i carabinieri e i vigili del fuoco di Spilimbergo sono riusciti ad entrare nell’appartamento, si sono trovati davanti ad una scena terribile. Michele e Manuel erano in una pozza di sangue. Non c’era più nulla da fare. «Davvero sconcertante come la morte sia stata l’unica via per superare lo sconforto«, è il commento rilasciato dall’assessore alle Politiche sociali della provincia di Udine, Elisa Asia Battaglia. Oltre a chiedere alla prefettura di riconvocare il tavolo provinciale sul femminicidio, istituito nel settembre 2013, Battaglia ha lanciato ieri una proposta a tutti i Comuni: dedicare una via alle donne vittime di femminicidio, e alla Regione Friuli Venezia Giulia di stanziare maggiori risorse per le case di protezione, per un «cambiamento culturale». (f.cup.)