Indagato l’ex legale di Bruno Lenzi «Si è tenuto i quadri»
L’avvocato ha restituito le opere, ma l’inchiesta va avanti I dipinti sequestrati a casa del vecchio leader di Porto 2000
LIVORNO. Da alleati contro le accuse della Procura a rivali, pronti ad accusarsi a vicenda davanti ai magistrati a colpi di denunce e veleni.
Al centro della querelle tra Bruno Lenzi, ex presidente della Porto 2000 travolto dallo scandalo del 2008 e il suo ex legale, Mario Maggiolo, da poche settimane rinviato a giudizio per un presunto giro di carte di credito clonate, ci sono due quadri d’autore, un giallo sulla caparra che l’avvocato avrebbe ricevuto nel periodo in cui assisteva il dirigente e una denuncia che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita di Maggiolo.
A far scattare l’indagine della Procura, un paio di mesi fa, una denuncia presentata da Bruno Lenzi davanti ai pubblici ministeri Gianfranco Petralia e Fiorenza Marrara.
Nella lunga memoria, l’ex numero uno della Porto 2000, ha raccontato ai magistrati di quei due dipinti firmati dal pittore di origini senese Mario Madiai che aveva «prestato» al suo avvocato nel periodo in cui lo difendeva.
In comune, i due ex alleati hanno infatti il gusto per l’abbigliamento e per l’Arte, tanto che gli stessi inquirenti hanno ritenuto plausibile il racconto di Lenzi e hanno voluto approfondire le sue dichiarazioni.
Quello che filtra dagli investigatori è che Maggiolo, siamo nel 2008, vedendo le due opere d’arte, abbia chiesto a Lenzi di prestargliele per esporle nel suo studio di piazza Attias. E nell’appartamento che guarda il cuore della città sarebbero rimasti per anni. Anche quando Maggiolo per problemi personali ha deciso di rimettere l’incarico.
Nel frattempo lo scandalo della Porto 2000 ha travolto dirigenti e imprenditori, tanto che i quindici imputati sono ancora in attesa di una sentenza, mentre Lenzi ha deciso, con il nuovo legale, di patteggiare quattro anni e sei mesi.
Dal momento in cui il rapporto professionale tra i due si è interrotto, Bruno Lenzi – come ha spiegato agli stessi inquirenti (le indagini sono state affidate alla pg dei carabinieri ndr) – avrebbe chiesto più volte a Maggiolo la restituzione dei dipinti, ricevendo risposte «negative o evasive». Ecco perché a distanza di quattro anni, forse preso da un certo risentimento o da l’ennesimo rifiuto, si è rivolto alla Procura.
Sono serviti due mesi di indagine, ai carabinieri, per risalire ai quadri. «Sono stati riconsegnati al proprietario», avrebbe detto l’avvocato a chi gliene chiedeva conto. Due settimane fa è scattato il sequestro della Finanza che si è presentata a casa di Lenzi con un’ordinanza firmata dal giudice Giovanni Zucconi.
«Dopo il patteggiamento – spiega chi segue le indagini – è stata disposta anche la confisca di tutti i bene dell’ex numero uno della Porto 2000». Ecco perché è scattato il sequestrato. Recuperati i quadri inchiesta archiviata? «Niente affatto - spiegano gli investigatori – stiamo continuando a fare degli accertamenti».
Su che cosa? È possibile che nella denuncia presentata da Lenzi ci sia altro. Una delle possibilità riguarda l’anticipo che il legale avrebbe incassato quando è stato nominato difensore. «Una somma consegnata senza emettere una cedola ma con un testimone». Impossibile sapere di quanto si tratti. Ma il sospetto è che Lenzi, a distanza di anni, la ricordi e forse la consideri più alta rispetto al servizio offertogli dal suo legale.
Questo spiegherebbe il prolungamento delle indagini da parte della Procura e soprattutto la mancata richiesta di archiviazione dopo il ritrovamento e il sequestro dei due dipinti.
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