Il Tirreno

Livorno

L’intervista

Palazzo a fuoco a Livorno, Vito l’eroe: «Ecco come ho salvato chi era nella casa in fiamme»

di Stefano Taglione

	Vito Calvaruso
Vito Calvaruso

Il sessantaseienne, ex dipendente Stanic, lo ha portato giù dall’appartamento a fuoco salendo le scale piene di fumo

3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Ho sentito le urla e sono uscito sul pianerottolo trovando una vicina che gridava disperata. Le ho detto: “Ma dov’è tuo marito”?. “In casa”, mi ha risposto. Così sono salito di un piano, visto che abitano sopra di me, e l’ho salvato fra le fiamme alte. Per fare le scale a un certo punto mi sono dovuto quasi sdraiare, perché non vedevo niente e respiravo malissimo. Ho anche l’asma, quindi faticavo il doppio. Ma non potevo farlo morire, dovevo agire».

A parlare è Vito Calvaruso, 66 anni, ex dipendente di un’officina navale e della raffineria Eni di Stagno (quando ancora si chiamava Stanic), l’uomo che ha salvato il vicino dalla cui casa è partito il vasto rogo che ha devastato il condominio, in cui è morto un 60enne. Il pensionato, insieme alla moglie Cristina e al figlio Alessio, nella mattinata del 28 febbraio è tornato nel suo alloggio popolare di viale Città del Vaticano, alla Scopaia, per riprendere le cose più urgenti lasciate in casa.

Vito, lei ieri notte ha rischiato la vita.

«Sì, c’erano le fiamme alte nell’appartamento, ne sono consapevole. Ho salito le scale con i vestiti premuti sopra naso e bocca, perché non vedevo e non respiravo. Soffro anche d’asma, ma non potevo fare altrimenti».

Cosa ha visto una volta entrato nell’appartamento?

«La porta era aperta perché la donna era riuscita a scappare col cane, lo aveva con sé e ora lo ha preso in custodia mio figlio. Il problema è che aveva lasciato dentro il marito, me lo aveva confermato lei stessa, per questo sono salito. Dentro era tutto rosso fuoco».

Che cosa ha fatto?

«Era per terra, paonazzo, vicino a un divano letto. È da lì, probabilmente per una candela rimasta accesa, che è partito l’incendio. Non si muoveva, me lo sono caricato sulle spalle e in qualche modo l’ho portato giù. Nel mentre mi sono dovuto pure riparare occhi, naso e bocca al fumo acre, altrimenti oltre a Milco morivo anche io».

Milco lo conosceva?

«Sì: un dramma, una persona fantastica, un ottimo vicino di casa che abitava qui da tempo. Non mi capacito ancora di come possa essere successo, dato che sua madre si è salvata. Mi hanno detto che, ai pompieri, lei ha detto che in casa non c’era più nessuno. Poi però quando sono saliti lo hanno trovato esanime, portandolo giù in due per rianimarlo. Ho assistito al massaggio cardiaco sul vialetto, i sanitari hanno fatto il possibile per salvarlo, ma purtroppo non ce l’hanno fatta».

Lei come sta?

«Io, mia moglie e mio figlio stiamo bene, non abbiamo avuto bisogno delle cure dell’ospedale perché abitiamo al piano terra e il fumo andavo verso l’alto. Diversi vicini li hanno salvati con l’autoscala, noi no perché stiamo al livello della strada»

Mancava l’elettricità ieri sera?

«Sì, è saltata alle 20. Un caos, non c’era nemmeno l’acqua».

Primo piano
Il caso

Nuove rotte degli aerei a Pisa, si ricambia: «Stop alla sperimentazione»

di Francesco Loi
Sportello legale