Maltempo
Stefano Tacconi si racconta dopo l’aneurisma: «Il cervello è andato indietro di 30 anni, ora penso alla porchetta»
L’ex portiere annuncia che vuole aprire un ristorante con prezzi popolare. E non è tenero con Cassano e Balotelli
Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus, ha recentemente rilasciato un'intervista a Repubblica in cui racconta il suo difficile percorso di recupero dopo un aneurisma cerebrale che lo ha colpito nel 2022. Con un tono diretto e sincero, Tacconi condivide le sue esperienze, i progetti futuri e le sfide quotidiane.
Un risveglio traumatico
Tacconi ha descritto il momento del suo risveglio dal coma come un'esperienza surreale. «Quando ho aperto gli occhi e ho visto mia moglie, ho pensato: 'Ma sei morta anche tu? Credevo di essere in paradiso», ha raccontato. Questo risveglio ha segnato l'inizio di una lunga riabilitazione, durante la quale ha dovuto affrontare non solo le conseguenze fisiche della malattia, ma anche la frustrazione di dover riapprendere abilità quotidiane. «Il cervello è andato indietro di tanti anni; ricordavo cose di 30 anni fa e non del mattino», ha spiegato.
Una nuova vita e nuovi sogni
Nonostante le difficoltà, Tacconi guarda al futuro con ottimismo. "Ho in mente un progetto con mio figlio: voglio aprire un ristorante dove le persone possano gustare specialità umbre, dalla porchetta in poi, a prezzi accessibili," ha dichiarato. Questo sogno rappresenta per lui una forma di rinascita e un modo per riconnettersi con la vita dopo le sue esperienze traumatiche.
La vita quotidiana e il supporto familiare
La sua vita quotidiana è cambiata drasticamente. «Non posso più vivere al massimo come ho sempre fatto, ma non voglio nemmeno privarmi di ciò che posso fare», ha affermato. Tacconi ha anche parlato del suo rapporto con la famiglia, sottolineando l'importanza del supporto ricevuto da sua moglie Laura e dal figlio Andrea: «Hanno avuto tanta pazienza; a volte in ospedale mi legavano al letto perché cercavo di alzarmi». Racconta dei suoi eccessi nel fumare sigarette e nel bere, vizi che gli mancano: «Mia moglie e mio figlio sono due aguzzini. Non stavo mai fermo, volevo fare il fighetto e non mi sono negato nulla, solo che poi il fighetto è stato castigato».
Critiche al calcio moderno: Balotelli e Cassano
Tacconi non si è tirato indietro nel criticare il calcio contemporaneo. «È di una noia mortale. Sono tornato allo stadio per Juve-Napoli: una palla», ha commentato. Secondo lui, il gioco è cambiato troppo e i portieri oggi sono messi in difficoltà con il gioco con i piedi, mentre lui crede che la priorità debba restare il parare. «Se avessi allenato Cassano e Balotelli li avrei presi a calci in culo non so fino a dove. Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno».