Pensioni, buco da 6,6 miliardi: l’allarme dell’Inps sui contributi
Secondo questo calcolo occorrerà coprire le ricadute dei crediti contributivi che erano dovuti fino al 2015 ma sono stati stralciati ricorrendo alla fiscalità generale
Lo stralcio dei crediti contributivi fino al 2015 creerà un 'buco' da 6,6 miliardi che peserà in futuro sulle Gestioni dei lavoratori dipendenti, nelle quali vige l’automaticità delle prestazioni. E' quanto rileva il Consiglio d’indirizzo e vigilanza dell'Inps che sottolinea “l’esigenza di garantire specifici interventi compensativi nei confronti dell’Istituto a carico della fiscalità generale”.
Il Consiglio d’Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, nella seduta del 15 aprile 2025, ha approvato il riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023 e l’eliminazione di altri importi non aventi natura di residui. Quest’anno il riaccertamento ha comportato variazioni ed eliminazioni rilevanti che incideranno negativamente, nella misura di 13,7 miliardi di euro, sul Rendiconto generale 2024. Non vi sono invece ripercussioni sul Patrimonio dell’Istituto, in quanto l’eliminazione dei residui trova copertura nell’apposito Fondo di svalutazione crediti. Rispetto ai residui esistenti al 31 dicembre 2023, sono state apportate variazioni in diminuzione dei residui attivi, per complessivi 16,4 miliardi di euro, e dei residui passivi per complessivi 2,7 miliardi. Ai residui attivi sono state apportate variazioni in aumento per complessivi euro 0,4 milioni. Si è proceduto inoltre alla eliminazione di debiti non aventi natura di residui per complessivi 2,3 milioni e dei crediti non aventi natura di residui per complessivi 1,8 milioni.
La deliberazione del CIV evidenzia che la quasi totalità delle variazioni in diminuzione dei residui attivi (15,4 miliardi di euro su un totale di 16,4 miliardi) è ascrivibile alle eliminazioni di crediti dell'Inps conseguenti: allo “stralcio dei crediti fino a mille euro maturati dal 2000 al 2010” pari a 0,4 milioni (decreto legge 119/2018); allo “stralcio dei crediti di importo residuo fino a cinquemila euro“, maturati dal 2000 al 2010, pari a 5,4 miliardi (decreto legge 41/2021); allo “stralcio dei crediti di importo residuo fino a mille euro“, maturati dal 2000 al 2015, pari a 9,9 miliardi (legge 197/2022), mentre le eliminazioni con procedura ordinaria ammontano a 1 miliardo di euro. Il CIV sottolinea che, a fronte di un ammontare di crediti INPS eliminati quest'anno per “saldo e stralcio” pari a 15,4 miliardi di euro, lo scorso anno la cancellazione di questi crediti ammontava a 2,8 miliardi, mentre nessun credito sostanziale è stato eliminato per la stessa causale nel 2022.
Per quanto concerne le gestioni degli artigiani e commercianti, si sottolinea come, oltre al “saldo e stralcio”, la causale delle maggiori eliminazioni di crediti sia rappresentata dall’irrecuperabilità connessa con la “ritardata comunicazione di cessazione attività”: € 213 milioni per la gestione degli artigiani e € 565 milioni per la gestione dei commercianti. Il CIV sottolinea l’urgenza di superare le criticità relative ai flussi informativi fra le Camere di Commercio e l’Istituto per garantire la tempestiva lavorazione delle delibere di iscrizione/cancellazione/variazione delle posizioni degli artigiani e commercianti, anche attraverso la stipula di un nuovo Protocollo d’intesa tra Inps e Unioncamere.