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Cosa è rimasto degli Ecobonus? Le spese ammesse in detrazione nel 2025 e chi può beneficarne

di Giacomo Moretti
Cosa è rimasto degli Ecobonus? Le spese ammesse in detrazione nel 2025 e chi può beneficarne

Oggi è sceso al 50% per la prima casa ed è stato quasi dimezzato al 36% per gli altri immobili

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Qualsiasi cosa è meglio di niente, ma il taglio non è stato certo indolore. Fino allo scorso anno l’ecobonus valeva il 65% del costo dei lavori di ristrutturazione che portavano a un risparmio energetico e poteva arrivare fino al 75% per le opere in condominio. Oggi è sceso al 50% per la prima casa ed è stato quasi dimezzato al 36% per gli altri immobili. È non è tutto.

Dal 2026 la percentuale di detrazione per le prime case scenderà al 36% e al 30% per le altre. Non sono cambiati i lavori ammessi in detrazione, così come i requisiti generali per beneficiarne. L’ecobonus resta una parziale detrazione fiscale delle spese sostenute per specifici interventi da richiedere in dichiarazione dei redditi e ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Insomma, niente più sconto in fattura o cessione del credito nei confronti del fisco. È cambiato molto, ma non tutto. Le regole per accedervi sono più o meno le stesse degli scorsi anni a cominciare dalla tipologia di immobili che possono usufruirne. Infatti, possono beneficiare dell’ecobonus i lavori sulle unità immobiliari e sugli edifici esistenti, già censiti o per i quali sia stata presentata richiesta di accatastamento, senza vincoli sul fronte della categoria catastale degli stessi. Ed è possibile usufruirne anche sugli immobili strumentali o patrimoniali.

Le spese ammesse in detrazione

Venuta meno la differenziazione delle aliquote di detrazione applicabili, nel 2025 l’ecobonus spetterà, come gli altri lavori di ristrutturazione edilizia secondo il doppio binario del 50 e del 36%, per questi lavori e fino a un massimo importo dettato per legge: riqualificazione energetica globale (importo massimo 100.000 euro), coibentazione (60.000), Installazione di collettori solari termici (100.000), interventi di climatizzazione invernale e produzione acqua calda sanitaria con installazione sistemi di termoregolazione evoluti (30.000), caldaie a condensazione su parti comuni di edifici condominiali o su tutte le unità immobiliari in condominio (30.000), sostituzione integrale o parziale di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di aria calda a condensazione (30.000), sostituzione integrale o parziale di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza (30.000), microcogeneratori (100.000), sostituzione scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore (30.000), sistemi di building automation (15.000), sostituzione di finestre comprensive di infissi (60.000), installazione di schermature solari (60.000), caldaie a condensazione su singole unità immobiliari con efficienza energetica per riscaldamento superiore o uguale al 90% (30.000) e installazione impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentabili a biomasse combustibili (30.000).

Chi ne può beneficiare

L’ecobonus può essere richiesto da tutti i contribuenti che risultino possessori di un immobile in favore del quale vengono attuati lavori finalizzati al risparmio energetico. La detrazione è quindi sia sull’Irpef che sull’Ires e, per i titolari di reddito d’impresa, spetta solo per i fabbricati strumentali utilizzati nell’esercizio dell’attività. La detrazione è riconosciuta solo su lavori di riqualificazione energetica effettuati su unità immobiliari ed edifici residenziali esistenti. Non sono ammesse in detrazione le spese sostenute in corso di costruzione di un nuovo immobile.

Come pagare le spese

Bisogna pagare le spese detraibili con l’ecobonus con un bonifico bancario o postale con indicato la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore di cui si effettua il pagamento. Solo i titolari di reddito d’impresa possono non pagare tramite bonifico ma devono conservare la documentazione con la prova delle spese. 

Comunicazione Enea

Per accedere alla detrazione fiscale la Comunicazione Enea delle spese effettuate soggette a Ecobonus è obbligatoria e deve essere inviata entro 90 giorni dalla data di fine dei lavori. La comunicazione deve contenere i dati anagrafici del beneficiario, le informazioni sull’immobile e la tipologia di intervento. Inoltre, deve contenere copia dell’attestato di certificazione o di qualificazione energetica e la scheda informativa relativa agli interventi realizzati. In caso di ritardi o omissioni della comunicazione o altri adempimenti formali non eseguiti tempestivamente si pagano delle sanzioni, ma non si perde la detrazione fiscale, a meno che la violazione non è stata constatata, non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento. E a patto di effettuare la trasmissione entro la data di invio della prima dichiarazione dei redditi la cui scadenza è successiva a quella della comunicazione Enea.

Detrazione in 10 anni

Non c’è più la possibilità di optare per la cessione del credito e lo sconto in fattura. La detrazione fiscale riconosciuta per le spese sostenute nel 2025 potrà essere inserita nelle dichiarazioni dei redditi e l’importo spettante potrà essere recuperato in 10 rate annuali di pari importo.

Certificati bianchi

Nella Legge di Bilancio 2025 che taglia le detrazioni non ce n’è traccia, ma il Piano Strutturale di Bilancio, quello che forniva alcune anticipazioni sulla riforma delle agevolazioni edilizie, prevedeva una rivoluzione nel sistema dei bonus casa con l’introduzione di titoli negoziabili rilasciati dal GSE, il Gestore dei Servizi Energetici. Si tratta dei certificati bianchi, anche noti come “Titoli di Efficienza Energetica” (Tee), trasformabili in denaro, che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. A oggi si tratta di uno strumento utilizzato per lo più in ambito industriale, infrastrutturale e ad esempio nel settore dei trasporti, ma è già possibile accedervi anche per i lavori effettuati in ambito residenziale. Secondo le regole vigenti possono attivare la procedura solo le Esco (energy service company), soggetti pubblici e privati che hanno nominato un esperto in gestione di energia e coloro che sono in possesso di un sistema di gestione dell’energia. Tramite questi soggetti è consentito accedere all’incentivo anche ai privati per interventi che vanno dall’installazione di illuminazione Led, di motori elettrici o di installazione o sostituzione di caldaie. In ogni caso, la procedura si attiva con la misurazione dei consumi prima dell’intervento e con la presentazione del progetto di intervento, da sottoporre al vaglio del Gse. L’importo spettante, ovvero la quantità di certificati bianchi ottenibili, è stabilito solo alla fine dei lavori e dopo un periodo di verifiche, rendendo di fatto difficile quantificare la misura dell’agevolazione riconosciuta. Inoltre, la monetizzazione dell’agevolazione avviene mediante un sistema di vendita tramite una specifica piattaforma. 

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