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Il processo

Open Arms, Matteo Salvini assolto: «Vincono la Lega e l’Italia»


	Matteo Salvini
Matteo Salvini

La pubblica accusa aveva chiesto per l'attuale vice premier una condanna a sei anni di reclusione

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PALERMO. «Oggi è una bella giornata» aveva detto Matteo Salvini al suo arrivo questa mattina a Palermo. E così è stato. Anzi molto più che bella. È stato assolto da tutti i capi d'imputazione, dall'accusa più grave di sequestro di persona e da quella più leggera di rifiuto d'atti d'ufficio con la formula più piena: il fatto non sussiste. Matteo Salvini esce dall'aula bunker del carcere Pagliarelli da trionfatore. «Sono felice: dopo tre anni ha vinto la Lega, ha vinto l'Italia. Difendere la Patria non è un reato ma un diritto. Andrò avanti ancora più determinato di prima - ha commentato all'uscita il leader leghista - Abbiamo rischiato? Sì. D'altronde, chi nella vita non rischia non va da nessuna parte. Oggi il tribunale di Palermo come prima il tribunale di Catania ha detto che abbiamo fatto il nostro dovere: di contrastare l'immigrazione di massa e l'invasione organizzata e finanziata».

Il caso Open Arms

La sentenza della seconda sezione del tribunale di Palermo lo assolve dall'accusa di aver trattenuto a bordo per giorni i 147 migranti salvati dalla nave ong Open Arms nel canale di Sicilia nell'agosto del 2019. Per il collegio presieduto da Roberto Murgia, a latere Andrea Innocenti ed Elisabetta Villa, Salvini non c'è nemmeno stato il rifiuto di firmare atti che erano di sua pertinenza in quanto ministro dell'Interno. «È stata un'assoluzione piena, e tra le formule assolutorie è stata scelta quella più piena, secondo che non sussiste alcun reato - sottolinea l'avvocata Giulia Bongiorno - Non è una sentenza contro i migranti, ma contro chi sfrutta i migranti». La pubblica accusa, rappresentata in aula dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, dalla sostituta Giorgia Righi e dal sostituto Geri Ferrara, aveva chiesto sei anni di reclusione per l'attuale vicepremier. Ci sono volute otto ore di camera di consiglio per decidere. Ad ascoltare la sentenza in aula al Pagliarelli c'era anche il procuratore capo Maurizio de Lucia. Una doccia fredda per la procura e le 27 parti civili.

Il processo

In molti erano convinti che sarebbe arrivata la condanna per il rifiuto d'atti d'ufficio. Per comprendere la ratio che ha portato alla decisione del collegio bisognerà attendere le motivazioni che verranno depositate entro 90 giorni. Questa sera dopo 25 udienze, 45 testimoni ascoltati e oltre tre anni di processo si conclude il primo atto della vicenda Open Arms, che fin dall'inizio ha intrecciato l'aspetto giuridico e quello politico. Un confronto su due piani durato fino all'ultimo istante del dibattimento quando nelle contro repliche l'avvocata Giulia Bongiorno, difensore del vice premier, ha dato le due stoccate finali: «Open Arms ha scelto volontariamente di non far scendere i migranti pur avendone più possibilità» seguita dall'ancora più graffiante «Open Arms ha trovato giustificazioni per non obbedire all'ordine della Spagna di raggiungere un porto iberico. Ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all'Italia. Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate in mare dei migranti». Al processo erano parte civile alcuni dei profughi trattenuti a bordo della nave. Complessivamente sono state 27 le parti civili ammesse fra cui Legambiente, Arci, l'associazione AccoglieRete, Giuristi Democratici, il Ciss, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza Attiva, Oscar Camps, direttore della ong Open Arms, il comandante della nave a cui fu impedito l'attracco, Reig Creus, e il capo missione Anna Isabel Montes, il Comune di Barcellona, Emergency e Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione). I legali delle parti civili hanno chiesto la condanna di Salvini al pagamento di un milione di euro a titolo di risarcimento del danno. «Il dispiacere è soprattutto per le persone, che come abbiamo detto dal primo minuto, sono state private della loro libertà. Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo faccia anche la Procura della Repubblica - ha commentato uno sconsolato Oscar Camp, fondatore dell'Ong catalana - Con questo processo, che è unico nella storia italiana ed europea, abbiamo voluto ripristinare la dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni».

Salvini viene rinviato a giudizio nel gennaio del 2021 dal gup di Palermo Lorenzo Iannelli che accoglie la tesi dell'accusa e fissa per il 15 settembre 2021 la prima udienza del processo. Un dibattimento andato avanti per oltre tre anni con 24 udienze nelle aule bunker delle carceri Ucciardone e Pagliarelli di Palermo. Una sfida lunga 45 testimoni: per la procura fu Salvini a decidere, per la difesa fu un atto politico collegiale. Sul banco dei testimoni hanno sfilato fra, gli altri, l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l'ex ministro degli Esteri Giuseppe Di Maio e l'attuale ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il 13 settembre, dopo sette ore di requisitoria la pubblica accusa chiede la condanna di Salvini a 6 anni. Per l'accusa è stato un «iter criminoso non concedere il porto sicuro ai migranti, rischiando di fare politica sulla pelle di chi soffre». Un mese dopo l'avvocata Giulia Bongiorno nell'arringa conclusiva legge l'intera vicenda con la lente della legittima scelta politica: «Si è trattato di una difesa dei confini». È il cuore del suo intervento a difesa dell'attuale ministro dei Trasporti. Durante l'arringa accusa poi l'ong spagnola di aver perso tempo, di aver "bighellonato" per arrivare a mettere all'angolo il ministero e gli indirizzi politici del governo. Un aspetto sottolineato anche oggi prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio. E che ha colto nel segno.

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