Il Tirreno

Il delitto di Terno d’Isola

«L’ho uccisa così, senza motivo», confessa l’assassino di Sharon Verzeni: i dettagli della notte di sangue – Video


	Sharon Verzeni è stata uccisa per strada 
Sharon Verzeni è stata uccisa per strada 

Nella mattina di venerdì 30 agosto l’annuncio della procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota

30 agosto 2024
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BERGAMO. È di omicidio volontario premeditato l'accusa nei confronti di Moussa Sangare, il 31enne accusato dell'omicidio di Sharon Verzeni.

L’ufficialità

Lo ha detto nella mattina di venerdì 30 agosto la procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, durante la conferenza stampa in Procura a Bergamo sull’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa con 4 coltellate la notte tra il 29-30 luglio a Terno d'Isola.

Il fermo, la confessione e le lacrime

Nella notte i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo hanno eseguito alle 4.30 un fermo di indiziato di delitto disposto dal pm Emanuele Marchisio con l'accusa di omicidio volontario premeditato nei confronti del 31enne. Si tratterebbe dell'uomo, italiano di origini africane, ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre si allontana dalla scena del crimine in bicicletta. Secondo gli inquirenti ci sono gravi indizi di colpevolezza a suo carico, potrebbe commettere altri reati, fuggire e occultare delle prove. Il fermo dovrà essere convalidato dal gip di Bergamo a cui è stato chiesto di disporre per il 31enne la misura della custodia cautelare in carcere. Moussa Sangare, il 31enne accusato dell'omicidio Verzeni e fermato nella notte dai carabinieri di Bergamo, «ha reso piena confessione» in «sede di interrogatorio». Lo ha detto la procutatrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, durante la conferenza stampa in Procura a Bergamo. Sangare avrebbe dichiarato durante l’interrogatorio di essere stato colto da «un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo – avrebbe riferito agli inquirenti – l’ho vista e l’ho uccisa». Sangare è «uscito di casa con 4 coltelli» la notte dell'omicidio, ha fatto sapere ancora la procuratrice. Il suo «obiettivo era colpire qualcuno», ha proseguito spiegando perché il pm Emanuele Marchisio contesta l'aggravante della premeditazione all'omicidio volontario. Emerge inoltre che Moussa Sangare «si è messo a piangere» durante l'interrogatorio e «alla fine ha detto di essere dispiaciuto per quello che ha fatto», ha spiegato la procuratrice. Non sono emersi elementi sul fatto che la notte dell'omicidio avesse assunto alcol o droghe. «L’indagine è stata agevolata dalla collaborazione di due cittadini stranieri, regolari in Italia, che si sono presentati spontaneamente e hanno riferito ciò che sapevano. Grazie alle loro dichiarazioni e l’analisi di tantissime telecamere è stato possibile tracciare l’intero percorso fatto dal ciclista», ha raccontato la procuratrice. I due testimoni, cittadini di origini marocchine che si trovavano a Terno d’Isola nei pressi di via Castegnate la notte fra il 29-30 luglio, «si sono presentati per segnalare una presenza strana», hanno spiegato gli investigatori, che «approfondita» è risultata estranea all’indagine ma ha portato comunque a poter riconoscere il ciclista ripreso dalla telecamere di sorveglianza mentre pedali in contromano.

Il precedente

Il 31enne era già indagato dalla Procura di Bergamo per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. In particolare alla sorella avrebbe puntato un coltello alle spalle. L’uomo è destinatario di un avviso di conclusione indagini ancora in fase di notifica per questo reato. Non ha precedenti definitivi ed è incensurato.

Prima di uccidere le minacce ai ragazzini

Prima di scegliere «come vittima» Sharon Verzeni, il 31enne Moussa Sangare, «avrebbe puntato il coltello» contro due ragazzini di 15 e 16 anni «minacciandoli», ha riferito ancora Maria Cristina Rora, appellandosi ai giovani che non si sono presentati agli investigatori. Sarebbero stati «vicini alla scena del crimine» e «li invito a presentarsi in una caserma delle forze dell'ordine», ha detto il procuratore facente funzioni di Bergamo.

L’arma del delitto

Il coltello con cui è stata uccisa Sharon Verzeni è stato trovato sepolto in un’area con della vegetazione sull’argine del fiume Adda in zona Medolago. È stato Moussa Sangare a indicare agli inquirenti dove si trovasse nascosta l’arma. Questa mattina i militari hanno recuperato l’arma. Si tratterebbe di uno dei coltelli di un ceppo trovato nella casa dell’indagato. I militari, con il supporto dei sommozzatori hanno anche recuperato un sacchetto con all'interno indumenti e scarpe che coincidono con quelli indossati la notte tra il 29-30 luglio, giorno dell'omicidio.

Le parole del padre

«A un mese dalla morte di nostra figlia la notizia di oggi ci solleva anche perché spazza via tutte le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e di Sergio». Così Bruno Verzeni, padre di Sharon, in una dichiarazione rilasciata alla stampa davanti la villetta di Bottanuco. «L’assurda e violenta morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità in tutti al tema della sicurezza del nostro vivere», ha concluso. 

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