Serie D
Ucciso a 13 mesi da due pitbull a Eboli, l’educatrice cinofila: «Aggressione anomala»
Daniela Borgo, presidente dell’associazione nazionale degli educatori cinofili (Apnec): «In genere sono pericolosi per altri cani. Non criminalizziamo una razza»
Della morte di un bambino di 13 mesi morto dopo essere stato azzannato da due pitbull a Eboli «si può dire poco, finché non conosciamo la reale dinamica dei fatti». Lo dice a LaPresse Daniela Borgo, presidente dell'Apnec, l'associazione professionale nazionale degli educatori cinofili. «I pitbull sono cani selezionati per combattere fino anche all'uccisione, è una razza non riconosciuta in Italia, anche se adesso si spera che si selezioni sempre meno. In genere sono pericolosi per gli altri cani, mentre verso gli esseri umani non dovrebbero aggressivi. È un'anomalia», afferma Borgo.
«Potenzialmente tutti i cani sono pericolosi, anche se alcuni per potenza di morso lo sono di più. Quindi non criminalizziamo una razza, perché questo in un attimo porta a "uccidiamoli tutti”», avverte l'esperta. La raccomandazione, a ogni modo, è di «fare sempre attenzione ai cani in presenza di bambini piccoli, e questa è una responsabilità degli adulti».
Quanto all'ipotesi di un introdurre un patentino obbligatorio per i cani pericolosi, «sono d'accordo, ma coinvolgendo un serie di figure: oltre al veterinario anche quindi anche i professionisti cinofili che insegnino concretamente come gestire i cani, per prevenire questi incidenti», conclude.