Roberto Malotti si presenta. «Il futuro dipende solo da noi»
Grifone. Debutto in allenamento per il neo allenatore: «Non potevo dire di no». «Vengo dalla miseria, quella vera, nella vita contano soltanto i fatti, non le parole»
GROSSETO. Se qualcuno si aspettava il classico allenatore convinto di avere la bacchetta magica e la soluzione di tutti i problemi in tasca, con Roberto Malotti si è decisamente sbagliato. Il neo tecnico del Grifone che si presenta in conferenza stampa è un puro appassionato del gioco del calcio. Un «dilettante», come si definisce lui stesso, che non ha bisogno di mangiare con il pallone, ma che vive del suo lavoro di imprenditore-ristoratore.
Il direttore Filippo Vetrini lo ha inseguito a lungo in passato, come ricorda, ma questa sarà la prima volta insieme. «Non potevo dire di no a questa piazza – dice Malotti – soprattutto perché qui c’è un progetto importante e serio. Questo mi ha dato lo stimolo per accettare. Ma avevo bisogno del primo allenamento per capire me stesso. Per capire se avevo ancora la giusta voglia e la giusta passione per tornare ad allenare. Posso dire che la risposta è stata positiva e oggi sul campo ho visto il Malotti entusiasta che mi piace e che ha voglia di provare a vincere questa sfida».
Parlata fiorentina stretta e battute tipicamente toscane a smorzare le preoccupazioni di una piazza al momento delusa. Sergente di ferro? «Non lo so se lo sono e francamente non mi interessa», chiosa a chi lo chiede. «La parola miracolo per me non esiste – continua il tecnico fiorentino – non fa parte della mia vita. Io credo nel lavoro e nel sacrificio. Vengo dalla miseria, quella vera e a contare nella vita sono i fatti e non le chiacchiere. Perché se poi tra un mese e mezzo siamo ancora qui a sottolineare gli stessi problemi di oggi, significa che Vetrini ha sbagliato allenatore. Dopo che ci siano dei problemi che attanagliano questa squadra è evidente. Cercherò di portare ai ragazzi i valori in cui credo e dei concetti che ritengo importanti. Sono abituato da sempre a lavorare nelle difficoltà. Ma se mi chiedete delle garanzie, quelle non posso darvele. Posso solo garantire la mia passione per il calcio e spero che possa bastare a portare dei risultati. L’obiettivo principale è quello di trovare un miglioramento, soprattutto mentale, per non rivedere figure come quella di domenica scorsa a Cenaia. Se poi riesco a migliorare questa squadra anche nel gioco, tanto meglio. Così come non voglio sentir parlare delle squadre che ci stanno davanti e della classifica. Il nostro futuro dipende solo da noi. Ma se andremo in campo con la voglia di rappresentare questa città, allora sarà già un primo passo importante. Dobbiamo capire che qui non ci sono i singoli, ma c’è solo il Grosseto. Sono una persona abituata a guardare solo avanti, per cui prestazioni come quella di Cenaia sono il passato. Ho visto cose che non mi piacciono e cercheremo di migliorare. Ma non dimentichiamo mai che alla fine in campo ci vanno i giocatori. Noi possiamo solo aiutarli a farlo nella maniera giusta, con la testa giusta. Ci sono tanti giocatori bravi in questa rosa e non è possibile che all’improvviso siano diventati scarsi. Evidentemente hanno bisogno di recuperare certezze e sicurezze che oggi non hanno. Ma guai pensare che una vittoria sia la soluzione definitiva. La squadra deve acquisire una mentalità vincente. Conta ben poco il modulo, anzi si deve stare attenti a non riempire troppo la testa dei giocatori di cose nuove. L’obiettivo è metterli in campo nella maniera in cui ognuno possa rendere al meglio secondo quelle che sono le caratteristiche dei singoli. Di sicuro, non giocheremo mai per difenderci. Non è la mia idea di calcio».