Olio, vini, pecorino: i dazi di Trump rischiano di far male alla Maremma. Analisi e proiezioni per il settore
Uno studio rivela che la provincia di Grosseto è fra le più esposte d’Italia. I produttori: «Preoccupati, ma le nostre eccellenze sono apprezzate»
GROSSETO. A novembre 2024 il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, in un video su Facebook, salutava l’elezione di Donald Trump sfoggiando un cappellino da baseball rosso; con lo slogan Maga (make America great again).
A febbraio 2025 i produttori dell’agroalimentare maremmano vivono giorni di ansia, in attesa di capire l’impatto dei dazi statunitensi sull’esportazione delle loro merci. Preoccupazioni avvalorate da una recente analisi del prestigioso istituto di ricerche “Prometeia”, che con due diversi scenari – dazi del 10% aggiuntivi a quelli già esistenti, oppure dazi del 10% erga omnes – ha elaborato proiezioni sulle ricadute per l’export made in Italy.
La provincia di Grosseto, per specializzazione produttiva e peso specifico del mercato americano sulle sue esportazioni, è fra quelle che sarebbero più penalizzate. Specie nel comparto agroalimentare. A consuntivo 2024, infatti, l’export maremmano dovrebbe superare i 400 milioni di euro, più della metà dei quali ascrivibili alle produzioni agroalimentari.
Certified Origins Italia, che ha sede al Madonnino di Braccagni, è i fra i principali player nazionali nella commercializzazione dell’olio Evo Italiano, Igp Toscano e Dop. «L’ipotesi di nuovi dazi Usa sull’olio Evo europeo preoccupa. Oggi – spiega Giovanni Quaratesi, head of corporate global affairs – circa l’80% dell’olio Evo consumato negli Stati Uniti arriva dal Mediterraneo, mentre la produzione interna, concentrata in California, copre appena il 5% del fabbisogno. Un rincaro ulteriore sul prodotto potrebbe renderlo meno accessibile al mercato Usa. Come azienda con radici in Toscana, in particolare in provincia di Grosseto, collaboriamo con una rete di produttori locali e seguiamo da vicino gli sviluppi. La nostra presenza commerciale consolidata in Nord America, Canada e Messico ci conferma quanto l’olio Evo Italiano e quello Dop e Igp sia ormai riconosciuto per qualità e tracciabilità. Ci auguriamo che queste eccellenze vengano tutelate, nell’interesse di tutta la filiera e della salute dei cittadini».
Gli effetti puntuali dei possibili dazi dipenderanno da più fattori, in primis dalla sostituibilità tra beni esteri e beni domestici, che non è scontata. «I nostri importatori hanno confermato gli ordini, pur rimanendo sul chi vive – spiega Fabrizio Filippi, presidente di Olma e del consorzio di tutela dell’olio evo Igp Toscano – Un prodotto a denominazione d’origine come l’olio Evo non è sostituibile in un batter d’occhio, se avessimo più prodotto disponibile non avremmo difficoltà a collocarlo sul mercato statunitense».
Uno dei temi discussi dai produttori con gli importatori riguarda la possibilità che quest’ultimi si accollino tutto o una quota significativa dell’aumento conseguente ai dazi. La Doc Maremma Toscana esporta negli Usa il 12-13% dei propri vini, circa 970mila bottiglie. «La preoccupazione c’è, inutile nasconderlo – spiega Luca Pollini, direttore del consorzio – ma nessuno si fa prendere dal panico. Dai contatti avuti con gli importatori al recente Wine Paris risulta che rimane intatta la fiducia nella forza dell’economia Usa, che potrebbe assorbire il colpo dei dazi senza una riduzione dei consumi. Valutazione che comunque deve essere verificata. Nell’incertezza, c’è anche qualche opportunità. In Canada, ad esempio, per reazione alle scelte aggressive fatte da Trump coi dazi, hanno sostanzialmente eliminato i vini americani della California e dell’Oregon dagli scaffali, e questa potrebbe essere teoricamente un’occasione per i nostri produttori».
Gabriele Zappelli, manager di Grosseto Export (100 milioni di fatturato per le aziende associate) spiega che «quello statunitense e il mercato principale di riferimento, con l’incidenza del 30-35% dell’export su fatturato, e quindi c’è preoccupazione. Anche se rimane alta la fiducia nella forza dell’economia. Le nostre imprese grossetane esportano negli Usa per 2-2,5 milioni di euro. Il rischio e che i dazi diano il colpo di grazia alle più piccole».
Anche il comparto lattiero caseario non dorme sonni tranquilli. «Per noi gli Usa sono il principale mercato di sbocco all’estero – sottolinea Andrea Righini, direttore del consorzio di tutela del Pecorino Toscano Dop – Già a dicembre gli importatori avevano fatto scorte per i due mesi successivi in previsione dei dazi. Peraltro, quest’anno ci aspettavamo una crescita intorno al 60% negli Usa grazie ai nuovi accordi fatti da produttori. Per quelli della provincia di Grosseto, dove operano, i caseifici di Manciano, il Fiorino, Maremma e Rocca Toscana Formaggi, si tratta di un mercato da oltre un milione di euro. C’è preoccupazione».
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