Vuoi pezzi di città in casa? Perché il Comune di Grosseto vende all’asta le pietre del centro
Procedono (a rilento) i lavori per la nuova pavimentazione. Al miglior offerente le “basole” rimosse: alcune del ‘500, altre ventenni, raccontano una vicenda di scelte poco azzeccate
GROSSETO. Chi è senza peccato…. scagli la prima pietra. Il peccato originale fu la pretesa di riutilizzare le vecchie “basole” che 25 anni fa in centro storico stavano nascoste sotto l’asfalto, oppure apparivano qua e là in qualche tratto di strada. Le pietre che oggi il Comune vorrebbe “scagliare” via sono in gran parte proprio quelle che vennero ricollocate in uno spicchio del centro storico, al momento in cui fu realizzata la grande opera di ripavimentazione dell’area interclusa nell’esagono delle Mura medicee. Fra la fine degli anni ‘90 e i primi del XXI secolo.
È di questi giorni, infatti, la decisione dell’amministrazione comunale di vendere all’incanto, a corpo, le pietre che oramai da qualche settimana sono state scalzate da piazza della Palma (Pacciardi) , piazzetta Martiri d’Istia, e che presto lo saranno da parte di via Garibaldi, da largo Carlo Gentili, via Colombo e strada Corsini, con la relativa sostituzione di sottoservizi, impianto di illuminazione e parte dell’arredo urbano.
Quelle vecchie pietre, circa 740 metri quadrati risalenti al XVI secolo, sono ormai inservibili, e quindi il Comune vuole disfarsene, insieme a 245 metri quadri di pietre più recenti, ma completamente deteriorate, messe a dimora più o meno venticinque anni fa. Oltre a 60 metri quadri di sanpietrini e un centinaio di metri lineari di cordoli in travertino. Tutto materiale che presumibilmente andrà a costituire pietrisco per riempimenti, o, nella migliore delle ipotesi, recuperato e riadattato per interventi di restauro. Le ditte interessate dovranno presentare una manifestazione di interesse all’acquisto, dopodiché i residui di pietra verranno consegnati al miglior offerente, senza nemmeno una base d’asta, tanto è basso il valore dei materiali.
Eppure, dietro quelle pietre c’è una storia che merita ricostruire. Perché alla fine degli anni ‘90, dopo un dibattito annoso sulle condizioni miserrime della pavimentazione nel centro storico (comunque meno peggio di quella attuale), fu deciso di fare un grosso investimento per ripavimentare completamente l’area. L’amministrazione Valentini contrasse un mutuo di 10 miliardi delle vecchie lire, predisponendo il progetto esecutivo, che però subì qualche ritardo in seguito alle modifiche apportate alla legge “Merloni” sui lavori pubblici. Nel 1997 il centrodestra conquistò Grosseto per la prima volta, e la giunta Antichi, subentrando, si trovò a gestire la fase dell’appalto dei lavori. Che erano stati suddivisi in quattro lotti funzionali. Il primo a partire fu quello compreso tra la Camera di Commercio (via Cairoli), via Ginori e via Garibaldi. In uno slancio localista / sovranista ante litteram, l’allora assessore ai lavori pubblici Andrea Agresti si piccò di riutilizzare le vecchie pietre del XVI secolo recuperate qua e là dopo il loro smantellamento in zone diverse del centro storico, perché in qualche modo rappresentavano l’identità cittadina e la non meglio circostanziata “tradizione”. Pietre diseguali fra loro per dimensione e spessore che, essendo troppo costoso risagomare una a una, vennero riutilizzate per com’erano adagiandole su un letto di sabbia. Stessa cosa fu fatta nel secondo lotto, stavolta utilizzando pietre lavorate in parallelepipedi tutte delle stesse dimensioni, a memoria in pietra di Santa Fiora. Dopo poco tempo fu evidente che la scelta di posare le “basole” su un sottofondo sabbioso era stata scellerata, perché queste si muovevano al passaggio dei mezzi di trasporto rimanendo disconnesse e spaccandosi.
Negli ultimi due lotti che conclusero la ripavimentazione del centro si decise di cambiare approccio, realizzando una soletta in cemento che rendesse omogenea la superficie sulla quale posare le pietre. Tuttavia, anche in questo caso, dopo poco tempo fu chiaro che era stato scelto il tipo sbagliato di pietra, che si consumava velocemente al passaggio delle macchine sfagliandosi poco a poco. Ecco perché ad appena vent’anni dalla ripavimentazione completa di strade e piazze cittadine, oggi sarebbe necessario rifare tutto daccapo in ogni angolo del centro storico. Le povere basole (pietre) del XVI e XXI secolo che oggi vengono messe all’asta, da questo punto di vista, costituiscono delle “pietre d’inciampo” utili agli attuali amministratori e tecnici per non commettere gli errori che fecero non molto tempo fa il loro predecessori.