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Grosseto, Covid: impennata estiva di casi. «Attenzione ai pazienti fragili»

di Elisabetta Giorgi
Grosseto, Covid: impennata estiva di casi. «Attenzione ai pazienti fragili»

Andrea Salvetti (segretario regionale della Simg, società dei medici di famiglia): «Numeri alti, ma molto sommerso. Importanti i tamponi a tutela dei vulnerabili»

01 settembre 2024
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GROSSETO. Nell’estate 2024 il Covid non ha accennato a calare, anzi. A partire dalla prima quindicina di luglio in provincia di Grosseto si è registrata un’impennata di casi, un picco che si è poi stabilizzato. Il numero di persone che ha contratto il virus è tuttora importante.

Lo dicono i medici di famiglia, che hanno il polso quotidiano della situazione. Tutti i giorni trattano casi di positività all’infezione e hanno il quadro della vulnerabilità della popolazione. «Contiamo tantissimi casi di Covid», racconta un medico di base grossetano dopo che si è presentata da lui l’ennesima paziente con una sintomatologia potenzialmente legata al coronavirus e alla quale – come a tutte le altre decine di maremmani ricevuti («almeno 20-25 negli ultimi giorni») – lui ha consigliato il tampone. In questo periodo ci sono moltissimi grossetani “positivi”, come riscontrato dal test, ma moltissimi altri – supponiamo la maggior parte dei casi – sono i positivi che pur in presenza di sintomi non ricorrono al tampone. Sono il cosiddetto “sommerso”.

Abbiamo contattato il dottor Andrea Salvetti, presidente provinciale e segretario regionale della Simg (Società italiana della Medicina generale e delle Cure primarie che rappresenta la società scientifica dei medici di famiglia), il quale conferma come attualmente vi sia un’impennata di casi di Covid, ma che circoscrivere il fenomeno è complicato.

«Non abbiamo numeri a disposizione – spiega – Vediamo solo la punta dell’iceberg in una situazione che presupponiamo sia molto più coinvolgente di quella che tocchiamo con mano».

In questa fase endemica del virus di fatto prevale il modus operandi “fai da te”, con i pazienti che si fanno da soli il tampone a casa e assumono farmaci da banco, aspettando che tutto passi. Solo nei casi più fastidiosi ricorrono al medico, in numeri comunque non lievi; mentre allo stato attuale solo per fortuna pochissimi i pazienti (perlopiù i fragili) che finiscono ricoverati in ospedale in condizioni gravi. In sostanza è difficile capire quanti realmente siano i pazienti che realmente hanno contratto il virus proprio in quanto – nella fase attuale – il virus viene trattato a casa come un’influenza. «La sintomatologia riferita – prosegue il dottor Salvetti – è molto variegata, soprattutto in questa stagione nella quale si può confondere con forme stagionali da raffreddamento. E poi non tutti i nostri pazienti sono disponibili a fare il tampone».

Dunque il tracciamento numerico reale è pressoché impossibile proprio in quanto «i casi diagnosticati con tampone sono un numero estremamente basso», dice il segretario regionale della Simg Toscana. Si nota solo la punta dell’iceberg, «un sommerso che non si riesce a quantificare».

In tutto questo c’è un problema di fondo, reale. E riguarda le persone con fragilità. «Purtroppo – spiega il dottor Salvetti – è invalsa l’abitudine di non dare la giusta importanza a questa infezione, non tanto nella sua gravità di forma virale, quanto per il fatto che se colpisce i soggetti fragili può dare serie complicanze. In un soggetto giovane adulto e sano, questa infezione può anche passare inosservata e risolversi spontaneamente con i consueti presidi antinfiammatori, ma se si diffonde a persone fragili – familiari più anziani, genitori, nonni – può portar loro serie complicanze».

In buona sostanza l’allerta sulle complicanze non dovrebbe mai essere abbassata, proprio e soprattutto alla luce della popolazione fragile e vulnerabile. «La quale va allertata nei confronti di questa infezione per metterla in guardia su tutte le complicanze cui può ancora andare incontro». Così come va allertato il “contorno familiare”, che dovrebbe operare per far sì che le persone con fragilità siano protette (sottoponendosi a tamponi e via dicendo).

La raccomandazione di fondo è «quella di ricorrere ai tamponi, che darebbero la prova che si tratta realmente di Covid; e a fronte alla positività rivolgersi subito ai medici di famiglia, per dare la possibilità ai soggetti fragili di instaurare rapidamente una terapia antivirale».

Infine, sull’importanza dei vaccini, «per i prossimi mesi – chiude il dottor Andrea Salvetti – ci dobbiamo preparare a ricominciare una campagna di vaccinazione, magari associata anche a quella antinfluenzale».

Il Covid insomma non è finito. L’impatto sugli ospedali rimane stabile e limitato, ma il numero di infezioni, che è tornato a crescere quest’estate, resta alto e necessita di un’attenzione particolare, tanto più elevata per la popolazione più vulnerabile, fragile e anziana.




 

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