Il Tirreno

Grosseto

Il nodo rimpasto

Via le deleghe all’assessora Minozzi. Sulla graticola c’è Vivarelli Colonna

di Massimiliano Frascino
Vivarelli Colonna e Minozzi ritratti insieme il 10 aprile in occasione dell’erogazione del contributo affitti (foto del Comune)
Vivarelli Colonna e Minozzi ritratti insieme il 10 aprile in occasione dell’erogazione del contributo affitti (foto del Comune)

Grosseto città aperta e Partito democratico lancia in resta all’attacco del primo cittadino

25 luglio 2024
4 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. L’ormai ex assessora al welfare Sara Minozzi è stata defenestrata, ma sul banco degli imputati finisce il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Accusato senza mezzi termini da Partito democratico e Grosseto città aperta di “gestione Cencelli” dei rapporti politici per rimanere in sella qualunque cosa succeda.

I due gruppi consiliari non si lasciano sfuggire l’occasione, e intingono la penna nell’inchiostro al veleno. «Alla fine, come suo solito, il sindaco ha ceduto per salvare il salvabile del suo personalissimo e sempre più precario futuro politico – attacca il capogruppo di Gca, Carlo De Martis – Ci si può girare intorno, ma la revoca delle deleghe a Minozzi sta tutta in questa semplice, desolante constatazione. In fondo il sindaco non ha mai affidato la sua sopravvivenza politica a una visione di città che creasse consenso, ma a un bilancino che pesasse le sue convenienze».

Dopodiché arriva una sciabolata: «Ricordiamo quando nel 2022 intimava all’assessore Rossi di dimettersi perché, con l’elezione in Parlamento, non avrebbe potuto dedicarsi adeguatamente alla città. Com’è accaduto, con gli strumenti urbanistici ancora fermi al palo. La vicenda andò avanti per un annetto, col sindaco che periodicamente gonfiava il petto nell’assoluta indifferenza del neodeputato, consapevole che il morso non sarebbe arrivato. Perché il bene della città, evidentemente, pesa meno dei buoni rapporti personali con il primo partito d’Italia».

Quindi De Martis rincara la dose: «Oggi ci risiamo. Solo qualche mese da quando Vivarelli Colonna gonfiava il petto di fronte alle pretese di Pacella & C. Minacciandoli, con l’abituale prosopopea: “Chi tradirà i principi, sarà quello che perirà”. Poi ha fatto due conti: quattro consiglieri (tanti sono quelli del Noc insieme al sodale Vasellini) pesano più di certi principi. Soprattutto, pesano più dei due soli consiglieri della Lega. In quattro possono far saltare il banco (leggi: il numero legale) nel consiglio comunale, com’è avvenuto di recente».

Infine la chiusura del cerchio: «Certo, come si dice: chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Perché il peccato originale sta nella non scelta precisa fatta da Vivarelli Colonna nella campagna elettorale del 2021. Nominare i suoi assessori non per meriti, né per competenze, ma per il numero di voti ottenuti. Un modo pilatesco per scaricarsi da ogni responsabilità, lucrando al contempo sul bottino elettorale che tale operazione avrebbe prodotto. Un tutti contro tutti i cui nodi ora stanno venendo al pettine. Regalandoci quella che probabilmente sarà ricordata come la più modesta compagine amministrativa nella storia del nostro comune. Coi grossetani, unici veri sconfitti».

Stessa durezza dai consiglieri Dem: «Vivarelli Colonna si giustifica invocando il principio democratico di numeri e rappresentanza. Peccato che i consiglieri del Noc, a proposito di rappresentanza, siamo entrati in consiglio comunale con i voti della Lega. D’altronde quando Cosimo Pacella dichiara che adesso si potrà andare tranquilli fino a fine legislatura con un gruppo unito, si evince il ricatto bello e buono sul quale si sono fondate le controverse trattative. Come se per i consiglieri di maggioranza non fosse doveroso mantenere stabilità per onorare gli impegni e soprattutto gli investimenti irripetibili del Pnrr».

Poi aggiungono: «Già tre anni fa avevamo sollevato critiche al metodo di ripartizione delle deleghe, basato più sui voti presi che sulle competenze tecniche e politiche. Con la scelta di Minozzi, e di altri assessori, la città ha pagato pegno: nomine senza competenze portavano lo scotto dell’inesperienza; limite che l’assessora, ad esempio, ha evidenziato col progetto “sostegno alla locazione 2024”. Oggi si torna al punto di partenza per mere logiche di potere, ed è evidente che in questa amministrazione c’è una mancanza di proposte, una conduzione autoritaria e improvvisata, un clima di scontro e di sfiducia dei cittadini, per non parlare di una gestione precaria del bilancio comunale. Per cui la revoca delle deleghe a Minozzi rappresenta la naturale conseguenza di una situazione politica in continuo deterioramento».

Quindi la stoccata finale: «Un’operazione che invece di rafforzare la posizione del sindaco in consiglio comunale ne mina la credibilità agli occhi dei grossetani. Con le rassicurazioni di Pacella sul fine legislatura che hanno paradossalmente un effetto boomerang».


 

Primo piano
Meteo

Maltempo in Toscana, il Lamma: «Perché questa ondata è diversa dall’ultima e le fasce orarie più a rischio di domenica»

di Tommaso Silvi