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Raduno di Casapound a Grosseto, la sinistra in pressing sul sindaco perché lo cancelli

di Matteo Scardigli
Militanti di Casapound (foto d’archivio)
Militanti di Casapound (foto d’archivio)

L’evento in programma in città e gli attacchi del Pd. Vivarelli Colonna: «Libertà di pensiero»

24 luglio 2024
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GROSSETO. Tutti identificati i presunti aggressori del giornalista de La Stampa, Andrea Joly, e denunciati per violenza privata e lesioni personali aggravate dai futili motivi e dal numero di persone. Questa, si apprende, la contestazione nel decreto di perquisizione spiccato dalla Procura di Torino.

Nei giorni precedenti, a indagini della Digos piemontese ancora in corso, CasaPound reagiva invitando Joly (e Ilaria Salis) al tradizionale raduno che si terrà a Grosseto dal 5 all’8 settembre (per il quinto anni di fila) per «un dibattito sulla violenza politica».

Allo stesso tempo Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, apriva il fronte che chiede lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste invocando un intervento immediato della presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi; seguita da tanti politici e di diversa estrazione (Alleanza Verdi Sinistra, Azione e Sinistra Italiana, per esempio), non ultimo Emiliano Fossi, deputato e segretario regionale Dem, che ha rilanciato l’invito del segretario di SI, Dario Danti: «La festa di CasaPound non si deve svolgere nella nostra regione».

Un dibattito in cui anche il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna è intervenuto sulla stampa spiegando che «la polemica mi lascia del tutto indifferente. Non vuol dire che sposi certe idee ma giudico fondamentale la salvaguardia della libertà di stampa e libero pensiero: le battaglie ideologiche e politiche devono sempre rimanere nel tratto costituzionale».

Nardini: «Sindaco pavido»

Durissima sul primo cittadino l’assessora regionale alla cultura della memoria, Alessandra Nardini, che parla di dichiarazioni «di una pavidità sconcertante e furbescamente contraddittorie. Si appiglia alla libertà di espressione ma il fascismo non è un’opinione, l’apologia di fascismo è un reato. Dice di volersi sottrarre alla polemica e, burocraticamente, dichiara che va bene tutto quello che accade nei confini della legge e del buonsenso».

E incalza: «Quindi a lui sta bene che un movimento neofascista celebri la propria festa nella sua città? Gli sta bene che un movimento di picchiatori, protagonista di violenze e di assalti, abbia campo libero per la propria propaganda d’odio? ».

L’assessora rivolge quindi – indirettamente – quattro domande al sindaco: «Cosa pensa di CasaPound? Cosa pensa delle idee che quel movimento promuove? Cosa pensa della necessità di sciogliere i movimenti neofascisti? Si riconosce nei valori dell’antifascismo? ». Perché «un sindaco, su questi aspetti, ha il dovere della chiarezza verso le proprie cittadine e i propri cittadini e deve poi agire di conseguenza».

Termine: «Non è una festa»

«Tutti la chiamano “festa di CasaPound”, ma se queste sono feste non fanno parte della mia concezione».

Il segretario provinciale Dem, Giacomo Termine, provoca direttamente «quelli di CasaPound», che «si incontrano per un desiderio di affermazione di un modello di relazioni che ha alla base i concetti di prevaricazione, violenza, intolleranza, separazione. Se amano divertirsi così – spiega – dobbiamo preoccuparci seriamente e avviare per loro almeno percorsi di recupero».

Quindi affonda il colpo: «Difficile attribuire loro la definizione di neofascisti o neonazisti perché travalicano imitando movimenti politici che non hanno neppure conosciuto o studiato. Sono gruppi violenti e per questo illegali, proprio come tutti coloro che compiono atti violenti e trasgressivi contro la socialità. Delinquono e si collocano in un universo al di fuori della morale comune. Picchiare un giornalista – spiega – impedirgli di fare il proprio mestiere è, per loro, una difesa “razzista” del loro piccolo esaltato universo. Per questo non devono e possono avere in una società democratica la legittimazione di movimenti di opinione perché non esprimono un’opinione, un pensiero, ma deviazioni comportamentali. La legge dello Stato democratico che violano, per prima e innanzitutto, è quella delle relazioni umane pacifiche».
 

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