Il Tirreno

Grosseto

Toscana salute
Pianeta salute

Cefalea, la “battaglia” si combatte in Maremma: il progetto, i consigli e come trattare i sintomi

di Sara Venchiarutti

	La cefalea si manifesta come un forte mal di testa
La cefalea si manifesta come un forte mal di testa

Entra nel vivo il progetto da 155mila euro tra il Misericordia di Grosseto e il Sant’Andrea di Massa Marittima: allestiti speciali percorsi

21 luglio 2024
4 MINUTI DI LETTURA





GROSSETO. A volte arriva per gradi, altre volte il dolore è subito lancinante. Chi non ha mai sperimentato un mal di testa? Allora ci si precipita in farmacia, nel cassetto delle medicine, si prende l’analgesico e stop. Anche se quel dolore è frequente, si presenta più volte nel corso della settimana e del mese o anche se è talmente forte da far rinunciare alle attività programmate nel tempo libero o alla giornata di lavoro.

L’esperto

Ecco perché uno degli obiettivi del progetto di Asl Toscana sud est dedicato alle cefalee è proprio questo: sensibilizzare cittadinanza e professionisti su questa malattia. «Molti pazienti non fanno i percorsi giusti, si auto medicano con gli analgesici che, se presi correttamente, sono importanti, ma se usati troppo di frequente sono la principale causa della cronicizzazione dei giorni in cui si soffre la cefalea. Che è una frequente, però di pazienti nei centri specializzati ne arrivano ancora pochi. Bisogna far conoscere il problema, cercare di identificare i pazienti che soffrono di cefalee semplici – e quindi possono essere trattati in ambulatori dedicati – o con problematiche di gravità e resistenza ai farmaci tali da farli venire nei nostri centri», spiega il dottor Massimo Alessandri.

Il progetto

Lui è il direttore scientifico di questo progetto, per cui all’azienda sanitaria sono arrivati oltre 155mila euro distribuiti anche nei due centri specialistici dell’area grossetana: quello di Grosseto (in medicina interna) – tra l’altro il primo a nascere negli anni Ottanta – e quello di Massa Marittima, diretto dal professor Alessandri nel dipartimento di neurologia.

Di sicuro quindi con queste risorse – le attività si svolgono nel 2024 – «promuoveremo dei corsi di aggiornamento per i medici di pronto soccorso e di medicina generale, potenziando – spiega Alessandri – la parte formativa per aumentare l’attenzione di chi viene più spesso a contatto con i pazienti affetti da cefalea. Si riuscirà quindi a identificarli e indirizzarli verso percorsi più precisi».

La legge

Tutto, o quasi, è partito dalla legge regionale 81 del luglio 2020, in cui si riconosce lo status di malattia sociale a un certo gruppo di cefalee primarie, e cioè le emicranie e cefalee di tipo tensivo. Quelle in pratica più frequenti, che compaiono in età giovanile o e possono durare anche per 20-30 anni. Hanno sempre una causa scatenante e di solito è lo stress. Le cefalee croniche invece sono quelle di cui si soffre per almeno 15 giorni al mese per almeno tre mesi.

«In realtà – sottolinea Alessandri – tutte le cefalee sono malattie croniche, anche nel caso di chi ne soffre con minore frequenza».

Le differenze

Ma quand’è che un semplice mal di testa passeggero non è più tale? «Le persone considerano il mal di testa come un sintomo che fa parte della storia di una persona. Se però sono invalidanti, frequenti, e cioè compaiono più di cinque, sei giorni al mese, allora – spiega Alessandri – vanno affrontati. La cefalea primaria non è pericolosa ad vitam, però genera dei problemi. Dura tanti anni, quando uno ce l’ha riduce la sua performance o è costretto a rimanere a casa, riscontra un deficit anche nella qualità della vita e nella capacità lavorativa. Quello è il momento in cui bisogna fare qualcosa, non solo prendere l’analgesico perché è probabile che un numero eccessivo determini una ulteriore cronicizzazione della malattia».

I percorsi

E se nel progetto è centrale l’aspetto informativo, altrettanto importante è l’organizzazione di percorsi dedicati.

«Abbiamo – spiega Alessandri – un documento importante: il percorso e la rete clinica della persona con cefalea, in cui cerchiamo di approcciare il problema attraverso la realizzazione di percorsi che possono gestire al meglio pazienti presi in carico al pronto soccorso o in medicina generale, se si tratta di casi più tranquilli. Questi pazienti possono avere come punto di riferimento degli ambulatori dedicati alla gestione e trattamento, quindi alla diagnosi e alla terapia». L’obiettivo è fare in modo che questo modello di presa in carico del paziente di cefalea sulla “carta” «possa trovare una pratica di realizzazione sul territorio attraverso una rete di strutture ambulatoriali».

La tecnologia

Il progetto però prevede anche investimenti tecnologici e informatici. Per esempio, prosegue Alessandri, «con il coinvolgimento di soggetti che possono svolgere un ruolo di data manager per raccogliere la casistica e realizzare dei registi in cui andiamo a vedere chi sono i soggetti che soffrono di cefalea». C’è poi l’aspetto diagnostico. «Possiamo provare a rendere sistematica – conclude – la fornitura dei diari della cefalea, strumenti già predisposti per essere compilati facilmente e fondamentali, così come di dépliant in cui cerchiamo di spiegare come il paziente deve affrontare il problema».

RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Meteo

Maltempo in Toscana, il Lamma: «Perché questa ondata è diversa dall’ultima e le fasce orarie più a rischio di domenica»

di Tommaso Silvi