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Condanna

Grosseto, maltrattò la moglie davanti alle figlie: condannato a cinque anni e mezzo

di Pierluigi Sposato
Grosseto, maltrattò la moglie davanti alle figlie: condannato a cinque anni e mezzo

Dovrà anche risarcire la donna pagando ventimila euro

21 luglio 2023
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GROSSETO.  Cinque anni e sei mesi, come chiesto dall’accusa, più un risarcimento alla moglie pari a ventimila euro. È la condanna pronunciata dal collegio del Tribunale di Grosseto (Adolfo Di Zenzo presidente, Laura Previti, Ludovica Monachesi) nei confronti di un 48enne straniero abitante sul Monte Amiata, finito sotto processo l’anno scorso dopo la denuncia della donna sua connazionale, coetanea.

Una vicenda che si sarebbe articolata in più episodi, l’ultimo dei quali sarebbe avvenuto quando l’uomo era già stato raggiunto da un divieto di avvicinamento, a metà del marzo scorso: lui avrebbe avuto in mano un coltello da cucina. I due si sarebbero incontrati al mattino quando lui, operaio agricolo, era andato a prendere un lavoro vicino al luogo in cui lei era impiegata, sempre nella zona dell’Amiata. Quando lui si era allontanato, in auto, era stato dato l’allarme e lui era stato rintracciato dai carabinieri, che avevano avuto appunto indicazioni su una presunta minaccia a mano armata. L’uomo, che era in sosta in una stazione di servizio, aveva spiegato di avere appuntamento con il fratello. I militari avevano proceduto alla perquisizione, anche sull’auto di quest’ultimo, ma il coltello non era stato trovato.

Il sostituto procuratore Federico Falco aveva chiesto la condanna alla stessa pena poi ritenuta equa dal collegio, ritenendo che l’uomo fosse colpevole di tutte le contestazioni che gli erano state mosse. Il difensore, l’avvocata Elena Pellegrini, aveva invece puntualizzato tutti gli elementi di criticità della ricostruzione così come era emersa dallo stesso dibattimento, gran parte del quale si è svolto con acquisizione della documentazione raccolta in fase di indagine. L’avvocata ha sottolineato come le dichiarazioni della donna fossero vaghe e comunque che mai l’uomo aveva allungato le mani sul coniuge: le uniche certificazioni mediche solo relative a una pressione sanguigna particolarmente elevata della donna, una patologia di cui però la difesa aveva dimostrato la sussistenza già da ben prima dei fatti contestati.

Le uniche forme di maltrattamento, ha argomentato l’avvocata Pellegrini, sono state quelle verbali, dal tenore tra l’altro non chiaro: “Tu non capisci” “devi stare in cucina”. Cosa intendeva l’imputato? Cosa ha inteso la donna? Le figlie (davanti alle quali sarebbero avvenuti alcuni episodi) hanno confermato la versione di lei: ma, ha sostenuto il legale, hanno sottoscritto un verbale di sommarie informazioni con una proprietà di linguaggio insolita per adolescenti giunte in Italia (per ricongiungimento) soltanto da pochi mesi. Non è vero che lui non voleva farla lavorare, non è vero che lui le prendeva il denaro: ci sono dei bonifici che dimostrano il flusso di denaro a favore di lei. «Perché lei non ha mai chiesto la separazione in presenza di elementi così gravi?». Dubbi profondi della difesa anche sul rapporto sessuale che l’imputato avrebbe preteso dalla moglie nel febbraio 2022 (l’avrebbe immobilizzata e lei sarebbe poi riuscita a scappare in strada chiedendo aiuto a uno sconosciuto) e sugli altri episodi di violenza sessuale contestati, sotto la minaccia di morte.

L’avvocata Pellegrini si è vista respingere la richiesta di perizia psichiatrica sull’imputato, che nel corso della detenzione (è in carcere a Pisa) ha tentato il suicidio: è malato e non vuole farsi curare, questo è sintomo di qualcosa che non va ha sottolineato Pellegrini. Presente alla lettura del dispositivo, il 48enne aveva reso dichiarazioni in una precedente udienza. Respinta anche la richiesta di arresti domiciliari in casa del fratello in Sicilia, con il braccialetto elettronico e con un adeguato percorso terapeutico. L’avvocata Pellegrini presenterà ricorso al Tribunale del riesame, a questo proposito, oltre che appello, una volta che (entro 15 giorni) saranno depositate le motivazioni della condanna. La moglie si era costituita parte civile con l’avvocata Stefania Vichi di Siena.




 

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