Il Tirreno

Grosseto

Una casa ecologica con geotermia self service

di Francesca Ferri
Il geologo Giacomo Biserni, titolare dello studio Ecogeo e cotitolare della società CbNext che sta realizzando il condominio Convivere (foto Agenzia Bf)
Il geologo Giacomo Biserni, titolare dello studio Ecogeo e cotitolare della società CbNext che sta realizzando il condominio Convivere (foto Agenzia Bf)

A Grosseto nel palazzo Convivere arriva la sonda che succhia il calore dal sottosuolo

10 marzo 2016
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GROSSETO. Il cantiere è in una poltiglia fangosa e nell’aria c’è odore della nafta ingurgitata dalla rumorosa trivella che sta scavando per posizionare le sonde. È questo l’unico “sporco” che produrrà il condominio Convivere, nove appartamenti e un fondo commerciale in cinque piani all’angolo tra viale Sonnino e via Mameli, in centro a Grosseto.

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Perché il palazzo, in via di ultimazione, è il primo e ad oggi unico esempio di costruzione ecosostenibile e autosufficiente dal punto di vista energetico che c’è a Grosseto. E ieri è stata una giornata di quelle da segnare sul calendario.

Sono state, infatti, installate le sonde geotermiche che, a 125 metri, succhiano il calore della terra e lo portano su, fino al quinto piano, per riscaldare, con un sistema a pavimento, appartamenti e fondo commerciale, senza bisogno di caldaie, gas e, soprattutto, bolletta del gas. E non solo. Nello stesso foro passano anche le sonde che, d’estate, risucchiano il calore questa volta dagli appartamenti e lo reiniettano nel sottosuolo per rinfrescare gli ambienti, senza bisogno di condizionatori d’aria, senza inquinare e senza consumo di corrente elettrica. Quindi di costi in più in bolletta.

«E senza costi di manutenzione degli impianti», aggiunge con una punta di soddisfazione Giacomo Biserni, geologo, titolare della Ecogeo, società grossetana che ha progettato l’impianto, e, insieme a Massimo Corridori, cotitolare della CbNext, società che ha ideato e realizzato il condominio “verde”.

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Anni di esperienza all’estero, Biserni ha costruito, letteralmente, quel che ai più sembra fantascienza, ma che l’Europa impone sia lo standard per gli edifici pubblici dal 2018 e per quelli privati dal 2020, ovvero edifici autosufficienti dal punto di vista energetico.

Una volta ultimato, infatti, il palazzo avrà pannelli fotovoltaici sul tetto per ricaricare, in giardino, le auto elettriche («Ci sono più prese qui che in tutta la città», dice Biserni). È poi rivestito di speciali mattoni che trattengono il calore. Persino l’ascensore produce energia. È dotato infatti del sistema Kers, usato anche nella Formula 1, che in frenata traduce l’energia cinetica in elettrica. Il tutto per un risparmio energetico intono all’80-90 per cento.

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La novità, però, è arrivata negli ultimi tre giorni, con l’installazione delle sonde geotermiche. «È una geotermia a bassa entalpia, lontanissima parente di quella che la gente è abituata a sentire, cioè quella a media e alta entalpia; quella delle centrali insomma», dice Biserni. Questa è una geotermia “light” e “ad personam”.

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La sonda scende a 125 metri – nelle centrali ad alta entalpia dell’Amiata, per fare un esempio, i pozzi arrivano fino a oltre 4.000 metri – e cattura il calore che serve alla casa. «A 125 metri riusciamo a “pescare” un calore di 16,8 gradi centigradi – dice Biserni – che è l’ideale. Disponiamo di tecnologie che permettono d’inverno di avere acqua fino a 65 gradi, quindi il riscaldamento è assicurato alla temperatura che uno vuole. D’estate si può più facilmente rinfrescare gli appartamenti».

Gli addetti della Georicherche di Padova sono al lavoro. In fondo l’operazione è meno complicata di quanto sembri. «Lunedì hanno allestito il cantiere – dice Biserni – martedì mattina hanno fatto il set della macchina e martedì sera e stamani (ieri) hanno iniziato a trivellare. In un giorno, in sostanza, si fa il foro e si inserisce la sonda, che ha un diametro di 152 millimetri».

Le sonde sono, per la precisione, quattro: due per l’estate e due per l’inverno. Il materiale è svizzero. Nell’intercapedine viene messo poi del cemento ad alta efficienza termica, prodotto in Italia. Stop. L’impianto di riscaldamento è fatto. Niente gas, niente revisione annuale delle caldaie (perché non ci sono), niente salasso per il riscaldamento, niente inquinamento.

«Non è un caso che abbiamo venduto quasi tutti gli appartamenti – spiega Biserni – in un momento, poi, in cui il mercato immobiliare è quello che è. Le persone hanno apprezzato questi benefit». I clienti sono di tutti i tipi. C’è la giovane coppia, c’è chi vuole fare l’investimento, ci sono gli anziani. «Il costo, alla fine, non è più alto rispetto alla media: sono 2.800 euro al metro quadrato. Con la differenza che chi abiterà qui non dovrà pagare riscaldamento, avrà una bolletta più leggera e meno spese di carburante perché potrà ricaricare l’auto elettrica in giardino a costo zero».

La tecnologia, insomma, c’è. «Manca la volontà, tra gli amministratori, di applicarla – spiega Biserni – E dispiace. Quando si vedono i blocchi del traffico per lo sforamento dei Pm10, si badi bene: non è colpa delle auto. Le auto incidono per un 10, 15 per cento. Per lo più inquinano le caldaie delle case. Ma questo non viene recepito».

Il palazzo Convivere non produce una particella. Se tutte le case fossero costruite così, o convertite a questa tecnologia, ne guadagnerebbero l’ambiente, la salute e il portafoglio. «Io non ho mai chiesto incentivi – prosegue Biserni – Ma questo è il futuro e c’è bisogno di linee guida per andare in questa direzione. Mi sarei aspettato che fosse recepito nel Regolamento urbanistico. E invece si continua a costruire con criteri degli anni Ottanta». L’Unione europea, però, ha messo dei paletti. Da qui a pochi anni le case dovranno essere a impatto zero. «Speriamo che non finisca con l’Italia che chiede la solita deroga...», dice Biserni.

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