Il Tirreno

Grosseto

Quell’ultima telefonata prima dell’onda di fango

di Francesca Gori

Le famiglie di Graziella e Marisa hanno presentato una denuncia contro ignoti Francesca: «Lasciati soli dalle istituzioni, solo il sindaco accanto a noi»

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MANCIANO. «Prendimi gli occhiali, per favore». La voce di Graziella Carletti, la donna morta di fango e acqua insieme alla sorella Marisa nell’ultima alluvione che ha flagellato il sud della Maremma era alla guida della sua auto quando la sua voce è risuonata nel microfono del suo cellulare. Una chiamata era partita inavvertitamente verso il numero del marito Aldo Stefanelli. Il falegname di Manciano ha sentito solo quelle parole, poi la linea è caduta. L’orologio sul suo cellulare segnava quasi un quarto alle cinque di martedì pomeriggio.

Un quarto d’ora di viaggio. Soltanto quindici minuti e una strada che Graziella conosceva bene, la provinciale 74. Graziella e Marisa sarebbero arrivate a casa in poco tempo dopo essere state a fare visita a loro madre Lina, che vive a Marsiliana. Una manciata di chilometri, una manciata di minuti. «Forse si erano fermate ad aspettare che la pioggia diminuisse un po’ - dice Francesca Stefanelli, la figlia di Graziella - babbo ha sentito solo quelle parole». Il suono di poche sillabe che correvano una dietro l’altra. Fuori pioveva: l’Elsa, quel rigagnolo che è sempre scorso al lato della strada, si era ingrossato e l’acqua le ha portate via. Trascinate per un chilometro, finché la corsa della loro auto trascinata dall’acqua e dal fango si è arrestata.

Ieri alle figlie delle due donne, Francesca Stefanelli e Simona De Filippi, sono stati restituiti gli effetti personali delle due donne. E oggi pomeriggio, probabilmente, le salme delle due sorelle saranno dissequestrate, dopo l’autopsia che si svolgerà questa mattina all’ospedale San Giovanni di Dio di Orbetello.

Il pm Maria Navarro, titolare dell’inchiesta, ha affidato l’incarico al dottor Matteo Benvenuti, dell’Università di Siena. Le famiglie delle due donne, che hanno nominato l’avvocato Tania Amarugi e che proprio ieri hanno presentato un esposto alla Procura, hanno chiesto l’intervento di un consulente di parte, il medico Paolo Bellettini.

«Mamma era una forza della natura - dice Francesca - soltanto l’alluvione poteva ucciderla». Graziella era un sole che splendeva e che è tramontato sotto l’acqua battente sulla Maremmana. Aveva un mobilificio, prima di aprire un negozio di scarpe e pelletteria. A Manciano la conoscevano tutti e tutti, a partire dal sindaco Marco Galli. «E devo ringraziare lui e tutte le persone che in questi giorni ci sono vicine - aggiunge Francesca - certo non posso dire lo stesso da parte delle altre istituzioni. Abbiamo saputo della lettera del presidente Napolitano perché il sindaco ha chiamato la Prefettura, nessuno, dal momento dell’incidente in avanti ci ha detto cosa fosse successo». La stessa identica situazione, Francesca Stefanelli, l’aveva già in parte vissuta per l’alluvione di due anni fa. «Allora morì la zia di mio marito, Lina Balocchi - spiega - nello stesso modo di mamma e zia. Fu un incubo allora e lo è tuttora. Per questo abbiamo presentato denuncia contro ignoti: se qualcuno ha delle responsabilità deve pagare».

Ieri tra le mani di Francesca e di sua cugina Simona sono tornate le poche cose che le due sorelle avevano dentro l’auto. Una borsa con pochi vestiti, i cellulari, la patente. Ricordi, che si aggiungeranno ad altri, celebrati durante il funerale che si svolgerà con ogni probabilità domani mattina alle 10.30 alla chiesa di San Leonardo a Manciano.

@francegori

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