Pesucci presente in aula dopo la caduta
L’ex sindaco ha assistito a due udienze che lo vedono imputato. Dichiarata nuovamente nulla una citazione a giudizio
GROSSETO. «Ma come? Sei qui? Allora il processo non si rinvia?». Tra battute e preoccupazioni l’udienza di ieri mattina in Tribunale a carico di Elismo Pesucci, l’ex sindaco di Campagnatico imputato per presunti illeciti del periodo in cui ricopriva la carica e che pochi giorni fa, come lui stesso ha raccontato, ha rischiato di morire dopo essere precipitato in una cisterna nelle campagne vicino casa.
Pesucci si è presentato in perfetto orario a palazzo di giustizia (due i processi di ieri a suo carico) con un foulard a sostenere il braccio sinistro rimasto contuso nella caduta: «I medici non mi hanno saputo ancora dire l’entità delle lesioni che ho riportato - ha detto a margine dell’udienza - Fra una decina di giorni dovrò sottopormi ad accertamenti». Verosimilmente una risonanza magnetica. Pesucci spiega che ha dolore alla spalla. E, tra il serio e il faceto, aggiunge che lì dentro sarebbe rimasto potuto rimanere a lungo: «Quello è un posto isolato. Da lì passano gli scout in occasione della marcia verso la Vetta in onore della loro Madonna». Già: il problema è che la marcia avviene la prima settimana di luglio e anche l’attesa - oltre che la caduta - sarebbe potuta essere fatale...
Intanto Fiora spa ha fatto partire un’inchiesta: il presidente Claudio Ceroni spiega che è necessario capire se quella cisterna sia davvero dell’Acquedotto o di un privato.
Comunque stiano le cose, i processi a Pesucci stentano a proseguire. Anzi ce n’è uno che per la terza volta dovrà passare al vaglio dell’udienza preliminare. È quello per la nomina di Pesucci a superdirigente, che lo vede imputato insieme al suo successore sindaco Fabrizio Tistarelli (tra l’altro presentatosi anche lui infortunato, con un dito steccato perché rimasto schiacciato tra stipite e porta) e all’allora dirigente dell’area amministrativa contabile Emanuele Barone. Il Tribunale (Puliatti presidente, Compagnucci e Stramenga) ha accolto le eccezioni difensive, illustrate dai legali (Leporatti, Nicosia, Oneto e Cerboni) e basate oltre che sulla «abnormità» (cioè fuori dalle regole) dell’ultimo decreto di rinvio a giudizio anche su una sentenza di Cassazione che prevede la nullità in caso di incompletezza del decreto stesso. La storia: il primo decreto firmato dal gup Mezzaluna era tornato indietro perché alla prima udienza il Tribunale aveva riconosciuto l’incomprensibilità (mancava del testo per una svista di copia-incolla); il gup Montesarchio il 4 maggio scorso aveva di nuovo rinviato a giudizio i tre, integrando il testo. Ieri le difese hanno sostenuto che in questa seconda circostanza occorreva una discussione intera (anche perché di fronte a giudice diverso) e non una mera «correzione materiale» del testo, la cui articolazione integrale comporterebbe una «novità» per tutte le parti. Il pm Pizza si è opposto, specificando che il vizio originale era costituito dalla mancanza di una pagina (problema risolto dal secondo gup) e che non vi era stata una lesione concreta del diritto di difesa perché la discussione iniziale era stata su un’imputazione completa. Per il Tribunale si è però trattato di un problema rilevante e ha dichiarato nullo il decreto inviando gli atti al gup. Il processo per corruzione contro Pesucci («Amici Miei», quello degli arresti del agosto 2009) è stato invece rinviato al 14 novembre per mancanza di uno dei giudici del collegio (Muscogiuri).
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