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Calcio: Serie A

Fiorentina, cosa ha cambiato Palladino per uscire dalla crisi? Alla base di tutto c’è una profezia

di Francesco Gensini

	Raffaele Palladino
Raffaele Palladino

La difesa a quattro stravolge anche i centrali ma pure gli esterni bassi

25 settembre 2024
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FIRENZE. Ma cosa cambia dalla difesa a tre alla difesa a quattro e perché Raffaele Palladino si è preso sei partite e mezza prima di intervenire su quello che già prima sembrava necessario di modifiche? Intanto, il riferimento è ovviamente a quanto accaduto nell’intervallo di Fiorentina-Lazio (domenica 22 settembre, ndr): mentre parlava ai suoi calciatori nel chiuso dello spogliatoio, il tecnico viola ha mandato Ranieri e Gudmundsson a prepararsi per entrare, ma solo al ritorno delle squadre in campo è parso chiaro che non si trattava di “due fuori e due dentro”, quanto di una vera e propria svolta nel sistema. Ranieri andava sì a rilevare Biraghi dentro al reparto arretrato, ma l’islandese contemporaneamente prendeva il posto di un altro difensore (Quarta): a quel punto la Fiorentina ha cambiato fisionomia. Un calciatore da metà campo in avanti in più, un centrale della linea arretrata in meno ed ecco servito il passaggio dal 3-4-2-1 (o 3-5-1-1 a seconda delle esigenze), che fino allora aveva caratterizzato la squadra viola, al 4-4-1-1 poi diventato infine 4-2-3-1 cammin facendo con altre sostituzioni.
Cosa cambia?
E così si torna alla domanda di partenza: cambia tanto. Perché non è solo questione di aggiungere un uomo alla linea difensiva, quanto di ridisegnarla quasi completamente, con nuove posizioni da tenere, nuovi compiti da svolgere, nuovi movimenti da compiere, e non è né semplice e né automatico spostarsi da un modulo all’altro: anche in questa maniera si spiega il motivo per il quale Palladino è arrivato fino al 22 settembre prima di modificarlo, sempre ricordando che l’8 luglio quando è iniziata la preparazione al Viola Park il tecnico campano aveva subito puntato sul 3-4-2-1 («Ma questa squadra ha nelle sue corde il 4-2-3-1, che io a mia volta conosco bene e, siccome non mi fossilizzo mai su un solo sistema, non sarà un problema cambiare», aveva detto “profeticamente” Palladino nel giorno della sua presentazione) e oltre due mesi fatti seguendo certe regole e certi principi non si cancellano con una passata di bianchetto e via. Da tre a quattro (e viceversa chiaramente) significa stravolgere il modo di difendersi per i centrali che sono due e non più tre, ma cambia anche il modo di difendere degli esterni cosiddetti bassi, che tornano ad essere terzini con più terreno di gioco da correre nelle proiezioni in attacco: quello che ad esempio ha esaltato Dodô, in difficoltà in entrambe le fasi nel 3-4-2-1 (spesso fuori zona nelle coperture e con poco spazio davanti a sé per mettersi in moto), poi libero di attaccare fino alla linea di fondo e non a caso così è nato il secondo rigore trasformato ancora da Gudmundsson per il sorpasso ai danni della Lazio. Con il 4-4-1-1 (quindi 4-2-3-1) è variato pure il gioco dei mediani e degli esterni alti, ma soprattutto nel frattempo i due centrali (Comuzzo con Ranieri), più protetti, garantivano un rendimento migliore concedendo meno palloni e meno occasioni agli avversari di quanto fosse accaduto nel primo tempo e, in generale, nelle partite precedenti.

Il “sacrificato”

Semmai, l’unico a “soffrire” un po’ per il cambio di sistema è stato Gosens, perfetto per caratteristiche tecniche, atletiche e tattiche nel centrocampo a cinque, meno nel ruolo di terzino, e questo sarà un motivo di analisi da parte di Palladino per non comprimere il contributo di un calciatore tanto importante. Insomma, non sono state due sostituzioni e basta quelle di domenica scorsa con Ranieri al posto di Biraghi e Gudmundsson al posto di Martinez Quarta, al netto del debutto dell’islandese che da solo ha spostato gli equilibri della partita ed è stato subito decisivo per le fortune della squadra viola. È stato molto di più, è stata una mezza rivoluzione che Palladino non poteva più rimandare oltre per evidenti ragioni legate alle difficoltà difensive. Ora tutta la curiosità è: Palladino tornerà indietro o continuerà così? La seconda è la strada preferire, ma la risposta la darà solo il derby di Empoli.
 

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