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Nara, la bimba che salvava gli ebrei dai tedeschi nascondendoli nella “stanza segreta” di Campi Bisenzio


	Il sindaco Andrea Tagliaferri ieri ha fatto visita a Nara Cambi, la 91enne che da bambina ha salvato molti ebrei dalla deportazione
Il sindaco Andrea Tagliaferri ieri ha fatto visita a Nara Cambi, la 91enne che da bambina ha salvato molti ebrei dalla deportazione

Il racconto: «Volevano che nelle case fossero tolte le tende. In casa nostra il tendaggio era pesante e impediva di vedere chi c’era, ma i tedeschi ci dissero di aprire altrimenti avrebbero dato fuoco a tutto»

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CAMPI BISENZIO. «Non lo so se sono riuscita a salvare qualche ebreo, no so se ci fossero solo ebrei, ricordo che quando vedovo la camionetta dei tedeschi passare per Campi avvisavo i miei genitori. Si apriva la botola e le persone a rischio deportazione salivano la scaletta velocemente per nascondersi nella nostra soffitta». Nara Cambi oggi ha 91 anni e come dice lei, «ho sempre vissuto alla Villa, a Capalle fino, a quando ho potuto camminare con le mie gambe, oggi sono nella Rsa La Mimosa».

La “bimba”

Figlia di un calzolaio, quando aveva 10 anni Nara era diventata una piccola “vedetta” in stile deamicisiano. Quando vedeva la camionetta dei tedeschi entrare a Campi Bisenzio avvisava le persone a rischio e le accompagnava alla casa dei suoi genitori, qui venivano nascosti in una soffitta raggiungibile attraverso una botola. Sapeva che nella sua casa i genitori, Luigi e Nella, nascondevano tutti quelli a rischio deportazione in una stanza semi nascosta. E quindi, ogni volta che c'era il rischio di rastrellamenti, lei dava una mano. Poi passato il perioco, la piccola Nara andava a liberare le persone nascoste. La casa dei suoi genitori era diventata un punto di riferimento per molte persone che per motivi diversi rischiavano ogni minuto la vita. «Non so se chi si nascondeva nella soffitta era ebreo - racconta Nara - so solo che dovevano sfuggire alle persecuzioni e quindi noi aprivamo la botola e lasciavamo entrare famiglie, persone singole». Dal babbo ciabattino, Nara ha imparato il mestiere e aveva iniziato ad aiutare il genitore. «Facevo i cinturini per gli zoccoletti - racconta Nara con la voce che ogni tanto trema, ma ancora vivace - per fare in modo che non sfuggissero dal piede».

Quel giorno senza tende alle finestre

Ed era proprio nei laboratori che spesso si veniva a conoscenza di persone che avevano bisogno di un nascondiglio. La soffitta era servita molte volte, ma poi un giorno cambiarono le decisioni dei tedeschi. «Volevano che nelle case fossero tolte le tende. In casa nostra il tendaggio era pesante e impediva di vedere chi c’era - spiega Nara - ma i tedeschi ci dissero di aprire altrimenti avrebbero dato fuoco a tutto. Ci siamo dovuti adattare, ma per fortuna nonostante siano state eliminate le tende siamo riusciti lo stesso a continuare a nascondere le persone. L’unica tenda rimasta era quella della porta esterna, i tedeschi una volta entrarono e portarono via la tavola di marmo che avevamo, marmo che era anche scheggiato, ma nessuno si accorse della stanza segreta». Ogni volta che passava la camionetta era un batticuore, il timore che qualcosa potesse andare storto, bastava un piccolo errore, un soffio di vento, ma Nara non ha mai avuto paura. Lunedì 10 febbraio  il sindaco di Campi Andrea Tagliaferri, insieme alla vicesindaco Federica Petti e all’assessore al sociale Lorenzo Ballerini, è andato in visita alla Rsa Mimosa gestita dal Consorzio Zenit. «Sono felice di questa visita del sindaco, non pensavo di meritare così tanto, ma sono ancora più contenta del fatto che quando ero bambina possa aver contribuito in qualche modo a salvare vite umane» ha detto Nara. «È stato un onore aver conosciuto Nara, - ha detto il sindaco - la Memoria si tramanda grazie a persone come lei».

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