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Riapre in Toscana l’appartamento della Duchessa: la data, dov’è e il viaggio nelle stanze da sogno

di Sabrina Carollo

	I particolari di due stanze 
I particolari di due stanze 

Sono previsti interventi anche nel giardino a causa dei cambiamenti del clima: il progetto

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FIRENZE. Quattordici stanze sontuosamente arredate, con raffinate tappezzerie alle pareti, oggetti d’uso quotidiano curiosi come l’appoggia sigari di Vittorio Emanuele II e mobili di pregio raccolti dalle regge di mezza Italia, un bagno ricavato in una cappella, sotto soffitti decorati a stucchi policromi. L’appartamento della Duchessa, che dal 27 settembre apre al pubblico per la prima volta in pianta stabile – da novembre tutte le domeniche con visite guidate –, è un’appetitosa anteprima del grande lavoro di riorganizzazione e apertura del patrimonio di palazzo Pitti annunciato dal nuovo direttore, Simone Verde: «Gli appartamenti reali sono in restauro, e prevediamo di aprirli due stanze alla volta da qui a dicembre, quando saranno tutti visibili», ha spiegato il direttore.

I prossimi interventi

«Sono allo studio una serie di interventi in tutto il palazzo sul sistema di illuminazione, di trattamento dell’aria e sugli infissi, in modo da restituire il dialogo originario tra le sale e l’esterno. Inoltre abbiamo in ponte il restauro del cortile dell’Ammannati e il restauro della facciata del palazzo, per cui serviranno almeno 5 milioni di euro. Anche il giardino di Boboli sarà oggetto di ristrutturazioni, perché con i cambiamenti climatici in atto è necessario aggiornare il sistema fognario, non più sufficiente».

Alle piantumazioni per 650mila euro si aggiungeranno 4 milioni per il restauro dell’anfiteatro, che tornerà quindi ad essere fruibile anche per spettacoli, e oltre 5 per l’Isola di Nettuno. Infine, nelle Pagliere è allo studio un deposito visitabile, con mobili al primo piano e la raccolta di tappeti e arazzi al piano terra, molti dei quali provenienti proprio dagli appartamenti di Pitti: tappeti delicati e di dimensioni ciclopiche, per la cui movimentazione sono necessarie dieci persone e una gru.

L’appartamento

Rimasto chiuso molto più degli altri ambienti, l’appartamento della Duchessa, nome con cui si indica uno dei tre appartamenti monumentali di Pitti - oltre a un quarto più intimo - ha richiesto “solo” un’accurata spolveratura prima della riapertura. Si tratta dell’ultimo appartamento abitato a Pitti prima del passaggio completo alla Repubblica dei beni dei Savoia, occupato da Anna d’Orleans diventata duchessa d’Aosta dopo il matrimonio con Amedeo di Savoia-Aosta e che lo lasciò nel 1943 quando venne deportata in Austria. Qui aveva abitato nel Seicento anche quel cardinale Leopoldo de’ Medici a cui si deve un contributo importante alle collezioni degli Uffizi, a partire dai ritratti per arrivare al gabinetto dei disegni. In seguito occupato dai Lorena, che ne fecero lo spazio dedicato agli arciduchini, l’appartamento è sempre stato molto amato perché si tratta di un ambiente relativamente meno impegnativo, più intimo e facile da riscaldare. L’attuale aspetto ottocentesco è stato ricostruito sulla base degli ultimi inventari reali e offre una panoramica molto interessante sull’eterogeneità degli arredi: quando i Savoia divennero sovrani d’Italia, per arredare una reggia all’altezza del nuovo ruolo saccheggiarono di fatto tutte le altre residenze reali preunitarie, in particolare Parma e Colorno, che peraltro a loro volta avevano già raccolto suppellettili e arredi provenienti addirittura da Versailles. Il risultato è un miscuglio di stili e provenienze in linea con il gusto eclettico del tempo ma che allo stesso tempo è una sorta di riflesso e metafora dell’unità d’Italia appena realizzata.

Cosa c’è

Tavoli intagliati, stipi, decorazioni in bronzo, mobili di altissima qualità e orologi dalle fogge bizzarre, oltre a dipinti e piccoli oggetti, accessori per la toeletta: «Questi ambienti, a metà tra la vita quotidiana e la storia dell’arte, raccontano l’atmosfera politica e le abitudini del tempo», ha commentato Alessandra Griffo, curatrice degli appartamenti. «La dimora richiedeva attenzioni e interventi da parte degli artigiani locali, che non a caso avevano le loro botteghe nel quartiere dell’Oltrarno, a due passi dalla reggia».

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