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Cappella Bardi: completato il lavoro di ripulitura, da ottobre è visitabile l’opera di Giotto

di Sabrina Carollo

	Un momento della ripulitura dell’opera di Giotto
Un momento della ripulitura dell’opera di Giotto

Firenze, nel tempo la cappella, forse la più celebre della basilica di Santa Croce, ha subito una serie di sfregi. La conclusione del restauro è prevista nell’estate del 2025

20 settembre 2024
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FIRENZE. Nel 1321 la ricca famiglia di banchieri Bardi, ancora ignara del tracollo che avrebbero affrontato qualche anno più tardi per l’insolvenza del re d’Inghilterra, decise di investire un’ingente somma per far affrescare nientepopodimeno che da Giotto, in quel momento autentica star dell’affresco, la prima cappella accanto a quella Maggiore nella basilica di Santa Croce. Giotto era in quel momento al culmine della sua maturità artistica, e realizzò un ciclo dedicato alla vita di San Francesco che ne racconta tutta la potenza espressiva rivoluzionaria, segnando un punto di non ritorno per la pittura dell’epoca moderna.

Nei secoli, la cappella ha subito una serie di sfregi che oggi paiono quasi incredibili, dalla totale imbiancatura settecentesca al tragico danneggiamento a causa dell’inserimento di due monumenti funebri che hanno distrutto per sempre parte della superficie pittorica di Giotto. Fino al 1851, quando Gaetano Bianchi è intervenuto con un restauro che ha sì riportato alla luce i dipinti, ma anche modificato pesantemente il disegno originale aggiungendo parti perdute in modo arbitrario. Un secondo importante restauro, condotto nel 1957 da Leonetto Tintori, ha eliminato le pitture invasive precedenti ma ha utilizzato materiali sintetici che hanno alterato i colori originali.

Oggi, finalmente le pene artistiche della Cappella Bardi paiono essere arrivate a fine: cominciando da un lungo e complesso lavoro di analisi grazie ai moderni strumenti di diagnostica - e al finanziamento di molti, tra cui Fondazione Cr Firenze e Arpai, l’Opificio delle Pietre dure ha intrapreso dal 2022 un meticoloso restauro che, se non potrà restituire le parti cancellate dalla costruzione dei due sepolcri, ha potuto riportare alla luce il Giotto autentico - ed emozionante - la cui grandezza si esprime in una pittura monumentale eppure capace di dettagli di straordinario fascino. «Oggi siamo a un punto di svolta, in cui è possibile ammirare la vera essenza della pittura giottesca», ha commentato la soprintendente dell’Opificio, Emanuela Daffra, che ha spiegato come oggi siano state ripulite tutte le tracce del passato, rimesse in sicurezza da fenomeni di degrado le pareti, e sia possibile cominciare con un restauro misurato, calibrato di volta in volta sulle differenti superfici, per restituire il lavoro di Giotto alla comunità. È ora possibile cogliere il percorso creativo dell’affresco, le tracce, i disegni, il modo di procedere insomma dell’artista e dei suoi aiutanti, riportati alla luce nel percorso di pulitura. Da ottobre, durante i fine settimana, gli abitanti dell’area metropolitana fiorentina potranno salire nel cantiere per visite guidate su prenotazione e ammirare da vicino gli straordinari tratti del Maestro; a conclusione dei restauri, prevista per la prossima estate, i ponteggi rimarranno aperti per altri due mesi per consentire, stavolta a tutti, di salire “in quota”.

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