Il Tirreno

Firenze

Il racconto

Il blitz in casa, l’arresto e le lacrime del padre: chi è e come è stato catturato il presunto attentatore di Firenze

di Matteo Leoni

	A sinistra il giovane arrestato, a destra il segno delle molotov lanciate al consolato Usa a Firenze
A sinistra il giovane arrestato, a destra il segno delle molotov lanciate al consolato Usa a Firenze

È il 21enne accusato di aver lanciato le molotov contro il consolato Usa Ex studente, casa e lavoro, nessun legame con gruppi dell’estremismo islamico

04 febbraio 2024
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DICOMANO. Un ragazzo tranquillo, e molto educato, caratteristica quest’ultima che ha colpito anche il difensore che gli è stato assegnato in fretta e furia in piena notte, quando i carabinieri si sono presentati per effettuare la perquisizione nella sua abitazione alle porte del centro storico Dicomano. «Il ragazzo è davvero molto educato e intelligente, la stessa impressione mi ha fatto il padre» racconta l’avvocato Chiara Bandini. Adesso il ventunenne, Taleb Mohamed Dani Hakam, si trova nel carcere di Sollicciano con la pesante accusa di essere l’attentatore che ha lanciato le molotov contro il consolato Usa a Firenze e l’autore del video di rivendicazione. La sua famiglia è distrutta.

Il blitz
Le forze dell’ordine che bussano alla porta alle tre del mattino, la perquisizione, il figlio portato in carcere. Il padre del ragazzo, in lacrime, non si capacita di come tutto questo sia stato possibile. Gli investigatori hanno passato al setaccio l’abitazione sequestrando il suo pc e tutti i telefoni cellulari presenti nella casa, compresi quelli vecchi e inutilizzati. Nella mattina di sabato 3 febbraio il padre del ventunenne, dopo ore di angoscia per la sorte del figlio portato via dalle forze dell’ordine, si è anche presentato al comando provinciale dei carabinieri in borgo Ognissanti, per cercare di capire che cosa stesse succedendo. Da casa non poteva telefonare, perché non aveva più cellulari, tutti posti sotto sequestro. Un vicino di casa che abita nel suo stesso condominio lo ha aiutato e gli ha prestato il suo per poter telefonare all’avvocato. L’uomo, in lacrime, ha detto al legale che suo figlio sarebbe stato portato a Sollicciano. «Lo portano in carcere. Devo dargli una borsa con le sue cose» avrebbe detto. «Il ragazzo ha un’ottima padronanza dell’italiano. Sono persone educate e umili, a livello della famiglia non si può dire nulla. Adesso vedremo che cosa succederà» spiega sempre l’avvocato Chiara Bandini. Il ventunenne, incensurato, non aveva un avvocato di fiducia, e così gliene è stato affidato uno d’ufficio. Il ragazzo davanti ai carabinieri, sebbene si sia mostrato sempre rispettoso e collaborativo, non ha reso dichiarazioni. Adesso c’è da attendere l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip, che dovrebbe essere prevista per la giornata di lunedì 5 febbraio.

L’accusa
Il fermo di indiziato di delitto è stato disposto dalla Dda di Firenze per i reati di atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi e porto illegale di armi. Adesso toccherà al giudice valutare gli elementi raccolti a sostegno delle accuse da polizia e carabinieri. Si tratta di accuse pesanti come macigni sulle spalle di un ragazzo di 22 anni ancora da compiere, ex studente universitario. Aveva un lavoro. Sulla natura della sua attività gli inquirenti hanno scelto di mantenere il riserbo. Secondo quanto appreso, tuttavia, avrebbe lavorato come consulente in una piccola azienda di informatica. Nessuno scheletro nell’armadio, nessuna radicalizzazione religiosa documentabile, né attraverso contatti di persona, né su internet. Non frequentava luoghi di culto. Un ragazzo riservato. Tanto che anche nel paese dove viveva, a Dicomano, non era certo molto conosciuto. «Non sappiamo chi sia» raccontano gli avventori del circolo Mcl. In paese le voci si rincorrono, in tanti si chiedono chi possa essere, ma la curiosità resta insoddisfatta. «Ci sono molte persone di origine palestinese che vivono qui – racconta qualcun altro – ma non lo conosco». «Siamo dispiaciuti e sorpresi – è il commento di Stefano Passiatore, sindaco di Dicomano –. Mai si sono verificati episodi che facessero immaginare la presenza a Dicomano di persone in grado di compiere tali gesti. Non conosco il ragazzo, ma le accuse ipotizzate dalla procura sono pesanti».
L’azione
Il giovane avrebbe agito in modo abbastanza inesperto, e in totale autonomia. La geolocalizzazione del suo telefono e i video delle telecamere di sorveglianza cittadine confermerebbero la sua presenza sul luogo dell’attentato.

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