Firenze, provò a corrompere lo "sceriffo": Graziano Cioni ora rinuncia al risarcimento
L’ex assessore fece arrestare la donna che gli offrì 180 milioni per un appalto. «Mi doveva 15mila euro. A 21 anni da quella triste storia firmerò la liberatoria»
FIRENZE. Cioni ti ama, si potrebbe scrivere smentendo la famosa scritta che per anni ha campeggiato sui muri di mezza città, quel "Cioni ti odia" che scolpiva in tre parole il primo assessore sceriffo della storia della sinistra italiana. Sono passati 21 anni da quel secondo tentativo di corruzione che fece scattare le manette ai polsi di una donna che aveva provato a "comprare" l’ex assessore e vicesindaco della giunta Domenici, Graziano Cioni, per 180 milioni di lire. Da allora tante cose sono accadute, e Cioni mai si sarebbe aspettato che quella vecchia storia tornasse alla luce arricchendosi però di un nuovo capitolo. È lo stesso ex vice sindaco diessino, origini empolesi, a raccontarlo sul suo profilo Facebook dopo aver ricevuto una raccomandata da parte di un avvocato romano. «L’avvocato mi parla della signora che feci arrestare - si legge nel lungo post - Signora che ha visto la sentenza emessa dal Tribunale di Firenze in data 18-10-2006 confermata e divenuta definitiva in virtù del provvedimento di inammissibilità dei ricorsi pronunciati dalla Corte di Cassazione. Nella stessa sentenza la signora viene condannata al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede ed al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva da liquidare in mio favore di 15mila euro. L’avvocato mi riferisce che la donna vive in un disagio economico gravissimo, che vorrebbe recuperare una qualche forma di inserimento nel mondo del lavoro e per questo chiede la mia disponibilità a sottoscrivere una liberatoria. La concessione della riabilitazione richiede l’adempimento delle obbligazioni civili derivanti dal reato».
A questo punto Graziano Cioni confessa che all’epoca dell’arresto «cercai di farla desistere dalla sua "offerta di tangente", ma lei era determinata come se la sua fosse una prassi normale e ricorrente». Le manette scattarono quando la donna poggiò sulla scrivania dell’ex assessore un anticipo di 30 milioni «accompagnato da un sorriso soddisfatto e dicendo: "Questi le serviranno per fare una buona vacanza". Sì, rimasi turbato. E mi sono chiesto, più di una volta, se avessi fatto la cosa giusta....mi sono risposto che se tornassi indietro la rifarei. Altra cosa è la richiesta di firmare un atto liberatorio per essere riabilitata ora che sono passati 20 anni». Ebbene Graziano, detto "lo sceriffo", ha deciso di ascoltare l’appello di quella donna e dunque, convinto di fare la cosa giusta, «firmerò» la liberatoria. E aggiunge: «Lo farò con piacere».
L’ex vice sindaco, nel suo lungo e appassionato post, ricorda anche il primo tentativo di corruzione accaduto nel lontanissimo 1985.
«All’epoca, componente il comitato di gestione della Usl 10, denunciai alla magistratura un altro episodio di corruzione che portò all’arresto dell’ allora vicepresidente del Coreco in merito alla fornitura di carne per gli ospedali fiorentini. In quell’occasione fu anche organizzata la consegna dei soldi», ma al posto di Cioni si presentò un funzionario della Digos fiorentina che arrestò il vicepresidente del comitato regionale di controllo.
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