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Ospedale di Empoli, pazienti visitati sulle ambulanze. La direttrice: «Picco d’influenza e medici di base non reperibili»

di Pasquale Petrella
Ospedale di Empoli, pazienti visitati sulle ambulanze. La direttrice: «Picco d’influenza e medici di base non reperibili»

Per Santo Stefano il giorno più difficile. Paola Bartalucci spiega le difficolta e quando è davvero necessario ricorrere al pronto soccorso

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EMPOLI. Per Santo Stefano è stato sicuramente il giorno più difficile. Il numero degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale di Empoli ha fatto registrare picchi impressionanti con la necessità per i sanitari di andare fin nelle ambulanze a visitare i pazienti visto il grande ingolfamento nelle stanze e nei corridoi della struttura. «È già da tempo che registriamo un incremento superiore a quello che era la media di un tempo –  dice la dottoressa Paola Bartalucci, direttore del dipartimento di Emergenza Urgenza e accettazione dell’ospedale San Giuseppe – In questi ultimi giorni però ci sono state una serie di fattori che si sono sommati e che hanno acuito le criticità. Siamo in affanno per la mancanza di posti letto e abbiamo purtroppo gli stessi problemi che ci sono in questo periodo in tutti gli ospedali».

La dottoressa Bartalucci poi parla dei fattori che hanno provocato l’anomalo sovrafflusso al pronto soccorso in questi ultimi giorni. «Da una parte c’è stato il picco influenzale caratterizzato da febbre alta con polmoniti e insufficienze respiratorie che allarmano chi ne è vittima, dall’altra c’è stato il lungo ponte di Natale con tantissimi medici di famiglia non reperibili – dice la dottoressa Bartalucci – Così, a dare risposte siamo rimasti solo la guardia medica e noi. In più c’è da aggiungere che anche i medici e gli infermieri del pronto soccorso si ammalano e quindi c’è stata la necessità di sostituirne diversi in una situazione di carenza di personale che è cronica».

Ieri la situazione era in via di normalizzazione. «Per fortuna, dopo il picco del 26, gli accessi sono andati via via calando e oggi (ieri, ndr) stiamo smaltendo anche le situazioni arretrate».

«Vorrei però dire che chi è costretto a lunghe attese in pronto soccorso è perché non ha una patologia acuta – specifica la direttrice del Pronto soccorso –. Per i codici 1 (quelli gravi, ndr) non c’è attesa perché ci siamo organizzati in modo da avere sempre un posto letto libero. Per i codici 2 i tempi di presa in carico sono un po’ più dilatati ma con standard accettabili. Da lì in poi i tempi di attesa si allungano». E i tempi si allungano perché le patologie riscontrate non sono acute e quindi i pazienti non avrebbero dovuto neppure rivolgersi al pronto soccorso. «Il pronto soccorso è per le patologie acute – sottolinea la dottoressa Bartalucci – E quando arrivano persone con patologie non gravi noi suggeriamo di rivolgersi al proprio medico curante, magari anche il giorno dopo. Però chi viene in ospedale vuole comunque attenzione e quindi gliela diamo, ma nei tempi in cui riusciamo a farlo, dopo esserci occupati di chi entra con codici 1 e 2».

Ed essendo il pronto soccorso l’unica struttura medica reperibile soprattutto nei giorni di festa, ecco che gli accessi sono tantissimi, così le file, i lunghi tempi di attesa e le proteste. «Purtroppo in questo mese ho avuto a che fare col pronto soccorso di Empoli per ben tre volte con miei familiari – scrive sui social Francesco Valerio – tre volte su tre si è dovuto firmare e venire via dopo 4/5 ore di inutile attesa. Il PS è totalmente al collasso, perché evidentemente sotto dimensionato. Io credo si debba pretendere la riapertura dei PS di Fucecchio e Castelfiorentino, quanto prima».

Sono stati 27 mila i pazienti gestiti dall’Osservazione breve intensiva (Obi) del pronto soccorso di Empoli, nei suoi primi dieci anni di attività. Di questi 22 mila sono rientrati al proprio domicilio, dopo una permanenza media di 48 ore. Oltre 4 mila sono invece i pazienti ricoverati nei reparti di degenza dell’Ospedale San Giuseppe, prevalentemente in medicina interna, ma anche nei reparti chirurgici, tra cui chirurgia, urologia, ortopedia e otorinolaringoiatra. Sono numeri importanti che negli anni hanno permesso di svolgere al meglio la funzione di filtro attivo, effettuando in tempi rapidi esami di laboratorio e strumentali, nonché terapia specifiche d’urgenza per l’inquadramento, la cura e la dimissione in sicurezza del paziente.  

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