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il confronto degli studenti con capitano ultimo 

«Togliermi la scorta vuol dire negare il pericolo della mafia»

Daniele Dei
«Togliermi la scorta vuol dire negare il pericolo della mafia»

Il colonnello dei carabinieri De Caprio, che mise le manette a Totò Riina, ha partecipato all’incontro sulla legalità alla scuola media Fermi di Limite

11 ottobre 2019
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LIMITE E CAPRAIA. C'erano 247 ragazzi e alcune decine di cittadini all'interno della scuola media “Enrico Fermi” di Limite sull'Arno per assistere ieri mattina all'incontro pubblico sui temi della legalità. Ospite speciale era il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, conosciuto anche come Capitano Ultimo, l'uomo che materialmente mise le manette ai polsi al capo di Cosa Nostra, Salvatore Riina. Era il 15 gennaio 1993 e la maggior parte delle persone presenti all'incontro non era nemmeno nata a quell'epoca. A ogni modo, nelle classi è stato fatto un lavoro di approfondimento e preparazione in vista di questo appuntamento e gli studenti si sono mostrati interessati e coinvolti. Numerosi infatti gli applausi rivolti al capo del Crimor dei carabinieri che da ventisei anni ormai è costretto a travisare il proprio volto con un passamontagna. Ultimo è arrivato intorno alle 10 direttamente da Roma, accompagnato dai carabinieri. Proprio tre giorni fa, su Twitter, il colonnello ha pubblicato la lettera ufficiale con la quale gli veniva comunicata la revoca della scorta: il commento, ironico, fu: «La mafia non c'è più, è stato un gioco». A margine dell'incontro, il colonnello nativo di Montevarchi ha parlato anche di questo. «Le motivazioni per la quali cercano di togliermi la scorta, che ovviamente non è un mio diritto – ha detto Ultimo – mi sembrano un passaggio che porta a negare la pericolosità della mafia e di Cosa Nostra e al cercare di scardinare tutti quei meccanismi che fino a oggi ci hanno consentito di vincere. Quindi questo non è un problema mio, ma dell'intera comunità». Ad accoglierlo c'era il sindaco di Capraia e Limite, Alessandro Giunti, il dirigente dell'istituto comprensivo comunale, Angela Di Donato, Filippo Torrigiani dell'associazione Avviso Pubblico e il consigliere comunale di maggioranza Guicciardo Del Rosso, a cui va il merito di aver favorito la presenza ieri di Ultimo a Limite sull'Arno. «Sono qua per cercare di guardare in faccia le persone per cui ho lavorato e ho combattuto – ha detto ai ragazzi – per rendere conto di quello che ho fatto. La mia bandiera sono le vostre famiglie, una comunità semplice, fatta di persone che si tengono per mano e cercano di stare bene insieme». Tantissime le domande dei ragazzi al colonnello, per esempio su quale sia stata la sua scelta più difficile nella vita. «Per è sempre così – ha risposto al bambino che lo ha interpellato – perché spesso le mie decisioni coinvolgono altre persone a fare le cose con me». O sulla sua infanzia: «Ero irrequieto – racconta – non mi andava bene niente non mi piaceva il mondo come era». Ultimo ha parlato anche della sua casa famiglia e del suo progetto a scopo benefico: «Mi fa schifo quando vedo una persona che fa male a un altro, o quando si ignora una persona a terra che sta male», ha detto tra gli applausi. De Caprio ha lanciato soprattutto messaggi ai ragazzi, cercando di dare loro una strada per la loro crescita in un contesto, come quello delle scuole limitesi, da sempre impegnate in progetto sulla legalità. «Far sapere quali sono i loro doveri servirà anche a comprendere meglio i propri diritti», è il commento del sindaco Alessandro Giunti. E alla fine, i bambini hanno donato al colonnello De Caprio un bello striscione con una delle sue frasi più celebri: «Continueremo a guardare la luce negli occhi negli occhi della piccola gente. Non ci prenderanno mai...». —

Daniele Dei

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