Il Tirreno

Calcio: l'intervista

Luca Brunetti, da Gullit allo Sporting Cecina. «Mi piacerebbe rivedere i rossoblù in serie D»

di Michele Falorni
Luca Brunetti
Luca Brunetti

Lo storico difensore centrale cecinese analizza il momento del calcio italiano e locale. «Bisogna lavorare molto e bene sui vivai italiani: qui la società di Zazzeri lo sta facendo»

07 settembre 2024
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CECINA. Vent’anni di calcio sono uno scrigno di storie e ricordi. Luca Brunetti, difensore centrale per vocazione e professione, li ha trascorsi tutti vivendo in pieno il passaggio epocale dal gioco a uomo del secolo scorso alla zona pura e al tatticismo esasperato degli anni Duemila.

A Cecina, in omaggio ai colori rossoblù, ha iniziato e finito la carriera dopo frequentazioni d’alto livello in tutte le categorie professionistiche. Un viaggio entusiasmante, con picchi notevoli e degni di una foto che vale mezza carriera: la marcatura stretta su Ruud Gullit, uno dei tre olandesi del Milan stellare di Arrigo Sacchi. Allo stadio Loris Rossetti è tornato volentieri per seguire l’amichevole tra i padroni di casa e il Livorno. «Mi sono divertito» ha detto.

Brunetti, anche Guido Pagliuca, mister per il secondo anno della Juve Stabia neopromossa in Serie B e in vetta alla classifica, ha giocato nel Cecina. Ne sta seguendo i passi in campionato?

«Lo conosco bene e lo stimo. L’ho visto allenare: ha capito subito quanto valgano la cultura del lavoro e l’applicazione costante. Può arrivare ad alti livelli, come il suo maestro Giuseppe Papadopulo, perché è preparato e si aggiorna di continuo. Studia la tattica da sempre, non improvvisa mai. Certo la serie B è difficile, la Juve Stabia è una matricola e il tetto di spesa stabilito dalla società è basso rispetto ad altre società. Di conseguenza conterà raggiungere la salvezza in categoria il prima possibile».

Le squadre italiane sono piene di stranieri e i nostri settori giovanili sono penalizzati. Un cattivo esempio di “costruzione dal basso”, per usare un termine tecnico. Che soluzioni ci sono per lei?

«Da anni viviamo questo problema senza cercare una risposta. La prestazione e l’eliminazione della Nazionale agli Europei in Germania lo ha reso evidente. Senza dimenticare che non abbiamo partecipato alle ultime due edizioni dei Mondiali. La prova concreta sono, ad esempio, le partite delle squadre Primavera, dove sette titolari su undici non sono italiani. Sottolineo che non ho niente contro l’arrivo di giocatori da altri paesi, ma serve un punto d’equilibrio. Quant’era bello, scusate, il calcio degli anni ’80? E allora, credo che occorra una riflessione definitiva e la volontà di prendere i nostri ragazzi in Serie C e in D, senza volare in Sud America».

Dal professionismo ai dilettanti. A Cecina, il presidente Fabrizio Zazzeri e l’allenatore Sebastiano Miano hanno promosso tesserati delle giovanili in Eccellenza. Una scommessa?

«Ho seguito l’amichevole con il Livorno e mi sono divertito, perché il mister ha disposto bene la sua formazione in campo e l’impegno è stato totale. Determinante sarà tenere lo stesso atteggiamento con tutte le squadre in campionato. Gli automatismi funzionano e la manovra tra i reparti è fluida, un buon segno. Ottimo, poi, il lavoro sul settore giovanile per garantire ricambio al vertice e attaccamento alla maglia. Che si riflette pure in tribuna, con l’aumento delle presenze di familiari e amici».

I presupposti ci sono: lo stadio è funzionale e moderno, il manto sintetico aiuta la spinta palla a terra, i dirigenti e i tecnici lavorano per programmare il futuro. Lei cosa augura ai rossoblù?

«Intanto, che il Cecina disputi un buon campionato e, nel tempo, torni in serie D, perché la società vanta ormai una lunga storia e la piazza è conosciuta. Se lo meriterebbe. Inoltre vorrei davvero vedere di nuovo un cecinese titolare in serie A. Sarei davvero contento. Chiudo con un appello ai genitori: seguite i vostri figli, ma al campo lasciate che se ne occupino gli allenatori. E non portate la borsa al posto loro».

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