Il Tirreno

Sanità e tribunali

Cecina, neonata di dieci giorni muore in ospedale: ora i genitori devono anche pagare le spese legali

di Claudia Guarino
Cecina, neonata di dieci giorni muore in ospedale: ora i genitori devono anche pagare le spese legali<br type="_moz" />

Perché è stata respinta la richiesta danni, l'avvocato: «Non ci aspettavamo questa sentenza»

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CECINA. Aveva appena dieci giorni quand’è morta a causa di un virus. Adesso, a sette anni da quella tragedia e dopo l’archiviazione del procedimento penale a carico di 19 indagati, arriva la sentenza del tribunale civile. Non solo la famiglia non avrà risarcimento dagli ospedali citati – riconosciuti di fatto non responsabili per il decesso della piccola – ma è stata anche condannata dal giudice a pagare 9. 424 euro di spese legali. «È una sentenza che non ci aspettavamo in questi termini – dice l’avvocato Maurizio Paponi, che segue la famiglia della bambina – e valuteremo certamente la possibilità di fare appello».


Era il 13 marzo 2018 quando la piccola Sofia Lorenzini, rosignanese, nasce all’ospedale di Cecina. All’inizio per lei non sembravano esserci particolari complicazioni, tanto che dopo tre giorni torna a casa con la mamma. Poi però inizia a dormire poco e piange continuamente. Ecco, dunque, che il 19 marzo torna in ospedale a Cecina. I medici capiscono che il quadro clinico vira al peggio e richiedono il trasferimento al Santa Chiara, dove Sofia viene ricoverata in terapia intensiva. Il 23 marzo la bambina muore. E la procura di Pisa apre un’inchiesta (poi archiviata) indagando 19 persone tra medici e infermieri (14 di Pisa e 5 di Cecina) , per omicidio colposo.

La decisione del giudice: ospedali assolti, i genitori paghino le spese legali

Chiusa l’inchiesta penale, l’iter giudiziario va avanti in sede civile con i genitori e i nonni della bimba che chiedono il risarcimento danni sia all’ospedale di Cecina che al Santa Chiara. E lunedì scorso è arrivata la sentenza, con il giudice che ha respinto la richiesta condannando genitori e nonni a pagare, in solido, 4. 712 euro ciascuno agli ospedali di Cecina e Pisa «per coprire le spese degli avvocati oltre al rimborso delle spese generali».

Perché è stata respinta la richiesta di risarcimento

La richiesta di risarcimento è stata respinta perché – si legge nella sentenza – la consulenza tecnica «ha escluso la responsabilità degli enti, confermando quanto accertato anche in sede penale ovvero che la rapidità del trasferimento non fa assumere, alle condotte dei sanitari dell’ospedale di Cecina, rilevanza causale in relazione ai successivi avvicendamenti clinici». D’altra parte alla richiesta di chiarimenti sulla tempistica del trasferimento della paziente all’ospedale di Pisa, «i consulenti rispondevano nel seguente modo: per la patologia specifica che si è poi dimostrato essere la determinante del quadro clinico, l’aver “temporeggiato” prima di disporre il trasferimento non ha avuto incidenza causale».

Inoltre la consulenza tecnica «inerente al decesso ha ritenuto che non vi sia stata alcuna criticità nelle fasi dell’assistenza alla nascita. Le condizioni in aggravamento erano indicative di una sofferenza in una situazione iperinfiammatoria». E sebbene i sintomi «avrebbero dovuto indurre a considerare, oltre alla sepsi di origine batterica, anche la possibilità di un’infezione virale, non è possibile accertare, con criterio del “più probabile che non”, che un più tempestivo trattamento avrebbe scongiurato l’evento morte, potendosi tutt’al più configurare la fattispecie di un danno da perdita di chances in funzione di probabilità di sopravvivenza comunque stimabili in misura inferiore al 20%». E quest’ultimo punto, con ogni probabilità, sarà uno di quelli su cui ci si concentrerà in fase di Appello.


 

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