Il Tirreno

Il processo

Presunto stupro sulla spiaggia di Marina di Bibbona: c'è l'accordo fra vittima e imputati

di Stefano Taglione
Una pattuglia dei carabinieri sulla Costa degli Etruschi (foto d'archivio)
Una pattuglia dei carabinieri sulla Costa degli Etruschi (foto d'archivio)

Le udienze del processo a porte chiuse che vede coinvolti i quattro giovani di Bolgheri e della California proseguirà senza la costituzione di parte civile della ragazza

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BIBBONA. La ragazza che ha denunciato di essere stata violentata sulla spiaggia di Marina di Bibbona, a seguito di un accordo fra le parti, ha rinunciato alla costituzione di parte civile. Prosegue così il processo sul presunto stupro di gruppo ai danni di una ventenne della zona del Cuoio pisano avvenuta quattro anni e mezzo fa sulla Costa degli Etruschi. Il procedimento penale si trova ora in fase di dibattimento, ma le udienze – come disposto dal presidente del collegio giudicante, Ottavio Mosti su richiesta delle difese – si stanno celebrando a porte chiuse. La costituzione di parte civile è stata revocata nel corso dell’ultima udienza che si è tenuta nel tribunale livornese di via Falcone e Borsellino.

Le accuse

Il fatto contestato, l’oggetto del processo che sta andando avanti da diversi anni, sarebbe avvenuto dalle 2 di notte alle 5 di mattina del 3 agosto del 2020, dopo una serata trascorsa in un locale della zona. Gli imputati, rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Marco Sacquegna su richiesta del pubblico ministero titolare del fascicolo Niccolò Volpe, sono il trentunenne di Bolgheri Yassin El Falahi e altri tre giovani che vivono nella frazione della California (Bibbona): Luca Lessi (29 anni), Giacomo D’Alessi (28) e Marco Berrighi, di 27. La vittima, che oggi ha 24 anni, dopo la chiusura del bar dove aveva consumato in loro compagnia qualche bevuta, aveva accettato di fare una passeggiata con loro e altri due ragazzi. Ed è sulla spiaggia, mentre sono tutti insieme, che la camminata si sarebbe trasformata nel presunto stupro. Prima con la richiesta di una prestazione sessuale alla quale non si opporrebbe in modo plateale, perché sotto choc. Salvo iniziare a piangere, dicendo basta, dopo pochi minuti. «Siete troppi, siete dei maiali». Due dei sei ragazzi se ne vanno. Evitando il processo, ma non facendo niente per evitare le successive violenze. «Io così non ce la faccio», dice uno di loro. Gli altri restano. Violentandola, secondo il racconto della ragazza. Prima il sesso di gruppo: «Ero completamente incapace di oppormi e avevo abbandonato ogni resistenza nella speranza che l’incubo finisse il prima possibile pertanto, nel mentre subivo da ognuno, gli altri ragazzi stavano a guardare e mi palpeggiavano ovunque». Poi – secondo l’accusa – dalla spiaggia libera dove si trovano, uno alla volta, la portano sui lettini di uno stabilimento balneare. Proseguendo le violenze. «Volevo andare via, ma ero nuda, in mezzo a quattro uomini. Allora ho capito che non potevo ribellarmi, perché da sola non avrei potuto vincere la loro forza. E non ho più opposto resistenza, pensando che se gli avessi fatto fare quello che volevano sarebbe finita prima», racconterà davanti al giudice la ragazza nell’incidente probatorio avvenuto nei mesi successivi alla querela presentata ai carabinieri della Compagnia di Cecina. I quattro – difesi dagli avvocati Aurora Matteucci, Fabrizio Spagnoli e Simone Rossi, mentre la parte civile era assistita dal legale Emiliano Porri – si sono sempre opposti a questa ricostruzione, rigettando ogni accusa. Nel dicembre del 2020, il tribunale, aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare disponendo per tutti e quattro gli arresti domiciliari, conclusi nel giugno seguente. Ora sono liberi, senza prescrizioni a loro carico.

L’accordo fra le parti

L’incubo sarebbe finito alle 5 di mattina. Sono passate tre ore quando la ventenne torna a casa. Ed El Falahi – secondo l’accusa – si sarebbe scattato un selfie con gli slip rubati come fossero un trofeo, inviando la foto attraverso Whatsapp a due amiche. Un messaggio che verrà acquisito nei giorni successivi dai militari cecinesi, grazie alle indagini partite il 5 agosto dopo la denuncia della giovane. A indagare, oltre ai carabinieri della stazione di piazza della Libertà, sono stati anche i colleghi del nucleo investigativo di Livorno. La rinuncia alla costituzione di parte civile, avvenuta comunque a seguito di un accordo fra le parti il cui contenuto resta privato, non implica ovviamente la fine del processo, visto che la violenza sessuale di gruppo è un reato procedibile d’ufficio. Le udienze andranno quindi avanti fino alla sentenza, tutte a porte chiuse, con i giudici – Ottavio Mosti presidente, a latere i magistrati Andrea Guarini e Tiziana Pasquali – che dovranno decidere la colpevolezza o l’assoluzione degli imputati. 

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