Il Tirreno

Varo Macchi torna libero in attesa del processo per bancarotta

di Divina Vitale
L'imprenditore Varo Macchi Junior
L'imprenditore Varo Macchi Junior

Bibbona, revocati dopo 5 mesi gli arresti domiciliari. L’imprenditore: so quello che ho fatto, come l’ho fatto e per chi e per cosa l’ho fatto, mi auguro che la giustizia faccia il suo corso

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BIBBONA.Dopo cinque mesi gli è stata revocata la misura cautelare. L’ambasciatore at large dello stato della Liberia Varo Macchi Junior non si trova più agli arresti domiciliari ma dovrà rispondere dell’accusa di bancarotta per cui è stato rinviato a giudizio. La misura era stata disposta lo scorso gennaio, su istanza del pubblico ministero Luca Masini, per le accuse di evasione fiscale, bancarotta fraudolenta e presentazione di documentazione falsa. 

Macchi avrebbe omesso di dichiarare al fisco 900.000 euro di stipendio ricevuto dallo stato liberiano in qualità di responsabile dell’ufficio marittimo della Repubblica della Liberia e distratto per esigenze del tutto personali ed estranee all’attività di impresa risorse finanziarie dalle società a lui riconducibili (Majora 2001Srl e 3M Immobiliare Sas) generando debiti per 13 milioni e portandole al fallimento. Poi, proprio per evitare il crak della 3M Immobiliare, titolare del Varo Village, avrebbe cercato di accedere alla procedura del concordato preventivo ma in modo fraudolento, cioè producendo fatture e contabili bancarie risultate poi false.

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La decisione della revoca è avvenuta a distanza di qualche giorno dall’udienza preliminare (come aveva premesso il giudice Antonio del Forno) che si è svolta giovedì scorso al Tribunale di Livorno, in cui l’imprenditore è stato rinviato a giudizio solo per il reato di bancarotta. L’udienza, su quest’ultima accusa rimasta in piedi, si terrà il 4 febbraio del 2016. «La soddisfazione è totale – spiega Varo Macchi – sono stato arrestato in un momento molto delicato. Dovevo concludere il concordato fallimentare e nel frattempo si giocava anche la gara per la gestione del Varo Village, una serie di convergenze negative insomma. Quello che rammarico è il fatto di non aver avuto l’opportunità di parlare col pubblico ministero che non mi ha ricevuto. Il danno che mi è stato creato è enorme –continua – senza parlare dello screditamento. Ora ho tempi strettissimi per riprendere in mano le mie attività. Mi affido completamente all’attività dei miei avvocati, lo studio Padovani di Pisa, per ogni mossa futura». 

Macchi aveva annunciato agli amici, anche sulle pagine dei social, la rinnovata condizione. «Posso nuovamente ritenermi una persona libera – aveva scritto – ringrazio di cuore tutti coloro che sono stati vicini a me e alla mia famiglia in questo oscuro periodo, la giustizia è lunga ma poi finalmente fa chiarezza. Vorrei dire che quando si lotta per una causa tutto può accadere, l’importante è non tornare indietro. So quello che ho fatto, come l’ho fatto e per chi e per cosa l’ho fatto, mi auguro che la giustizia faccia il suo corso».

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Proprio poco tempo fa si è conclusa anche la querelle con il Comune di Bibbona per la lunghissima causa, attiva da almeno 5 anni, sui terreni su cui era stata costruita la champagneria del Varo Village Hotel a Marina di Bibbona. Alla fine ha vinto il Comune ed è stata resa vana la domanda di usocapione mossa dalla società di Macchi. Una guerra di carte complicata che ha visto anche un’ultima ordinanza di demolizione lo scorso 15 maggio. Lo stesso sindaco Massimo Fedeli aveva dichiarato che c’era tutto l’interesse per mantenere in attività la struttura ed evitare quindi un ulteriore stato di degrado in una zona frequentatissima dai turisti nella stagione estiva.

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