Il Tirreno

il processo

Omicidio Leone, confermato l'ergastolo

di Divina Vitale
Ablaye Ndoye sta scontando l'ergastolo nel carcere di Sollicciano a Firenze
Ablaye Ndoye sta scontando l'ergastolo nel carcere di Sollicciano a Firenze

Castagneto Carducci, la Corte di Appello del Tribunale di Firenze respinge il ricorso con cui Ablaye Ndoye chiedeva di essere assolto dall'omicidio di Ilaria Leone per il quale sta scontando la pena dell'ergastolo

11 febbraio 2015
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CASTAGNETO CARDUCCI. Confermato l’ergastolo per Ablaye Ndoye, il senegalese in carcere per l’omicidio della diciannovenne Ilaria Leone (con sentenza di primo grado, rito abbreviato, del 24 febbraio 2014). Così si è espressa l'11 febbraio la Corte di Appello del Tribunale di Firenze, Ndoye è detenuto presso il carcere di Sollicciano.

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La sentenza di secondo grado è arrivata attorno alle 15 dopo una lunga mattina di confronto in aula. Soddisfatti i legali della famiglia Leone. «Giustizia è fatta – afferma Antonio Cozza con il collega Nicodemo Gentile –. Una pena pesante ma giusta». «Mi è dispiaciuto non essere presente – dice Sara Cariano, la madre di Ilaria –, ma sono sollevata. Almeno resterà in carcere. Ilaria non tornerà, il dolore non si rimargina ma il colpevole è stato punito». L’avvocato della difesa Alessia Ratti ha annunciato che farà ricorso in Cassazione.

Non è bastata la documentazione della difesa, che si è mossa, a spada tratta, per chiedere l’assoluzione dell’imputato. L’avvocato Alessia Ratti ha puntato molto sul deficit probatorio. Oltre alle accuse mosse, dallo stesso Ndoye, durante la dichiarazione spontanea rilasciata in aula lo scorso febbraio, verso i connazionali, e in particolare Cisse El Hadji Amsatou (da tutti conosciuto come Amsa, il tecnologico, colui che consegnò il cellulare della vittima agli inquirenti, contribuendo alla cattura di Ndoye).

Il 35enne si è sempre dichiarato innocente e vittima di un complotto. E secondo quanto contenuto sull’arringa difensiva, il rapporto sessuale tra Ndoye e Ilaria Leone sarebbe avvenuto la mattina del 1º maggio. «Si, il mio cliente – spiega Ratti – parla di un rapporto consenziente e avvenuto la mattina del giorno dell’omicidio. Ma in particolare ho deposto una memoria scritta del fatto, del prima e del dopo, dove sono evidenti lacune, incongruenze di prove, soprattutto in campo scientifico». Tra queste è considerata insufficiente la consulenza medico legale, il luogo del ritrovamento, inoltre non sarebbe stato isolato, in maniera congrua, e quindi soggetto a contaminazione. «Sinceramente mi aspettavo uno sconto di pena – conclude Ratti –, ora procederemo con la lettura delle motivazioni. Tempo 90 giorni poi altri 45 per la stesura del nuovo documento da condurre in Cassazione e entro 5-6 mesi la nuova data».

Nervi tesi e screzi, a parole, tra gli avvocati della famiglia Leone e l’imputato. «Un caso disperato – apostrofa Cozza –, hanno cercato di fare il possibile ma noi dobbiamo tenere alta la memoria di Ilaria, non permettere che la si offenda. Hanno puntato sul ragionevole dubbio, sul fatto che non ci sono dati certi come la mancanza di impronte sul telefono, incongruenze di orari, contaminazione sul luogo dei ritrovamenti. In realtà non c’è alcun dubbio né sul come, né sul chi ha compiuto questo tremendo omicidio. Un omicidio crudele a cui hanno fatto seguito una serie di confronti in cui l’imputato non ha mai dimostrato segno di pentimento o reticenza. Attenderemo la Cassazione. La famiglia da domani avrà un gravoso pensiero in meno».

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