Il Tirreno

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Con un fatturato di 5 milioni di euro 230 dipendenti La Cooperativa La Peschiera, da 1988 sul territorio analizza il presente e si proietta verso il futuro.

Con un fatturato di 5 milioni di euro 230 dipendenti La Cooperativa La Peschiera, da 1988 sul territorio analizza il presente e si proietta verso il futuro.

Contesto sociale

04 novembre 2024
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La presidente Daniela de Angelis, soddisfatta del risultato positivo dell’anno trascorso e del trend in crescita del primo semestre 2024 condivide i programmi futuri dell’azienda da anni sul territorio con i propri servizi.

Uscire da una crisi ed entrare in un’altra di diverso tipo e impatto ha portato il paese ad avere una fragilità allarmante.

E’ urgente mettere in atto una vera strategia per uscire da questi eventi anche se non è facile pianificare a lungo termine visti i cambiamenti repentini e imprevedibili che colpiscono l’economia. Occorrono sguardi lunghi e prospettive straordinarie non sempre facili da attuare.

Ma noi non siamo gente che si tira indietro di fronte ai problemi.

Crediamo che consapevolezza e responsabilità debbano essere le parole chiave di questo nostro momento. Consapevolezza dell’attualità e delle prospettive di sviluppo. Responsabilità di rimanere sempre coerenti ai nostri principi.

Il lavoro nelle cooperative

Le nostre aziende vivono di quello che producono

Noi non abbiamo subito o inseguito il cambiamento. Lo abbiamo interpretato, e in molti casi anticipato.

la nostra azienda deve essere aperta e inclusiva verso i giovani, garantirne il coinvolgimento, e dare sempre maggiore rilievo a tematiche care alle nuove generazioni: ambiente, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, sicurezza dei e sui posti di lavoro, tecnologia e, in particolare l’intelligenza artificiale ma è anche vero che questo è un lavoro condiviso con il contesto politico e sociale che ci circonda.

Il ruolo della pubblica amministrazione

E’ evidente che per offrire garanzie, stabilità, un reddito adeguato alla nostra base sociale e ai lavoratori tutti, noi dobbiamo fare la nostra parte, ma non possiamo farlo da soli e solo sulla nostra pelle, come imprese e come soci. È necessario e urgente garantire gli adeguamenti contrattuali, in un momento in cui il costo della vita grava troppo  pesantemente sulle famiglie, ma è altresì necessario che si agisca in modo corresponsabile, insieme a una pubblica amministrazione che deve farsi carico di queste istanze, dialogando con i sistemi imprenditoriali e con le associazioni di rappresentanza, affinché qualità e prezzo (con le relative basi d’asta) siano coerenti e congrue a garantire la qualità dei servizi senza scaricare questo onere solo sulle imprese.

Il nostro programma

Se il movimento cooperativo deve riprendersi uno spazio da protagonista dell’economia sociale, per quelle caratteristiche distintive che lo rendono naturalmente vocato a creare le migliori condizioni di crescita, è evidente che non possiamo farlo da soli. Servono alleanze, convergenze su obiettivi e progetti comuni che ci consentano di far avanzare un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo. Si tratta di un investimento sul futuro di tutti, ma soprattutto a favore delle giovani generazioni che rischiano di pagare un prezzo troppo alto a causa di inerzie e opportunismi.

Dobbiamo investire sul partenariato pubblico privato, essere in grado di co-progettare e co-programmare, ma per realizzare questo obiettivo dobbiamo coltivare lealtà e fiducia. Abbiamo gli strumenti ma serve un cambio culturale che superi la logica cliente-fornitore che caratterizza in prevalenza i rapporti con la PA. Ci sono sfide che per essere gestite al meglio hanno bisogno di comporre una visione complessiva, serve più concertazione affinché opportunità come queste siano perseguite in modo adeguato.

Le alleanze sono strategiche per favorire la conoscenza e la promozione della cultura cooperativa.

Serve più cooperazione tra cooperative, ripartiamo da noi, non solo aggregazioni, ma progetti comuni intersettoriali uscendo da un sistema a canne d’organo che ha favorito scarsa conoscenza reciproca e ha limitato le opportunità.

Serve dare valore ai territori montani marginali, alle aree interne, che rappresentano una risorsa e un elemento distintivo per il nostro territorio.

Relazionare, verificare, ragionare ed affrontare le criticità del proprio business impegnandosi ad avere una visione strategica che si basa non solo sull’istinto ma su numeri aggiornati costantemente, dati storici e soprattutto previsionali. Questo può significare anche dover prevedere cambiamenti organizzativi, ridimensionamenti, fusioni, partnership aziendali se necessari per salvare azienda e posti di lavoro.

Passaggio generazionale

Nell’arco della sua vita un’azienda deve pensare, tra le altre cose, anche ad un passaggio generazionale. Un passaggio non gestito in modo opportuno rischia di dar luogo ad una discontinuità che a sua volta può influire negativamente sulle performance dell’azienda.

Vanno adottare precise strategie affinché non ci siano impatti negativi sull’impresa ma anzi che il cambio diventi un’opportunità di trasferimento di ruoli, di valori e di innovazione.  Il passaggio generazionale dovrebbe dunque essere gestito non come un evento, ma come un processo, che coinvolge temi legati alla gestione dell’azienda e si articola in varie fasi, interessando generalmente tutta la struttura aziendale. Per questo, più che di passaggio generazionale si dovrebbe parlare di affiancamento generazionale, dato che appunto il passaggio dovrebbe essere graduale e accompagnato da un periodo di convivenza tra generazioni.

Chi si avvicina al nostro mondo deve avere ben chiaro che per le imprese cooperative i margini, la competizione, il reddito e l’innovazione non sono un fine ma un mezzo. Occorrono quindi dirigenti cooperativi orientati al “valore condiviso” e alla sostenibilità.

Sono comunque certa che l’orizzonte della cooperazione non si potrà fermare qui. Qualcosa di positivo succederà, dobbiamo solo essere aperti e preparati. Dobbiamo invogliare i giovani a “volere bene” all’azienda perché “voler bene” all’azienda significa darsi una possibilità di crescita personale e dare uno sviluppo ad un territorio tanto a noi caro.

Coltivare una mentalità imprenditoriale significa abbracciare la visione, la creatività, la resilienza, l'azione, la passione e l'apprendimento continuo come pilastri fondamentali della propria vita e del proprio lavoro.

In questi anni personalmente posso dire che ho avuto il privilegio di poter contare su un capitale fatto di persone, di valori, di sentimenti e di passioni straordinario. Persone che mi hanno accompagnato sostenuto e aiutato in tutti i momenti, rendendo questa un’esperienza difficile ma allo stesso tempo unica.

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