Il Tirreno

Versilia

La testimonianza

«Mio figlio sta morendo di droga»: l’appello di una madre di Viareggio

di Donatella Francesconi
Le bottiglie per il crack trovate dalla madre
Le bottiglie per il crack trovate dalla madre

Le parole della donna che si rivolge al prefetto, alle forze di polizie e alle istituzioni: «Mi ha minacciato, ha spaccato la porta di casa e mi dicono che non si può fare niente»

08 novembre 2024
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VIAREGGIO. Da una parte l’esigenza, immediata, di avere protezione da un figlio che proprio sembra non farcela a uscire dalla tossicodipendenza; dall’altra, il grido di madre: «Questo ragazzo mi muore per strada. È nelle mani degli spacciatori». La voce è quella di una donna viareggina. Il cui figlio – qualche sera fa – ha spaccato la porta di casa utilizzando un pesante vaso. «Da quella sera non l’ho più visto, non so dov’è. Mi sono sentita dire “Tanto prima o poi muore”: ma io non mi arrendo, sia come madre che come cittadina». Pochi giorni prima della violenza contro l’abitazione della madre che il figlio ha anche pesantemente minacciato, lo stesso era stato «pestato dagli spacciatori, tra fine viale dei Tigli e il Collegio Colombo, per un debito non saldato».

Il giovane uomo è stato per alcuni anni in comunità, a San Patrignano, e ne è uscito nel 2020 «quando iniziava il lockdown», ricorda la madre: «Non c’era alternativa al ritorno a casa e l’ho accolto anche su consiglio della psicologa. Da allora ha fatto lavoretti di fortuna e devo dire che si impegnava nel cercare una occupazione, trovando come sorvegliante, facchino, cameriere. Ha anche tentato una convivenza che non ha funzionato. Poi ha incontrato nuovamente una persona del suo passato e ha ricominciato con la droga: prima la cocaina e poi il crack che produce una discesa rapidissima».

Così si è arrivati a quanto accaduto poche sere fa: «Mi ha minacciato davanti ai carabinieri che lo hanno calmato e lo hanno lasciato andare. Quando poi la pattuglia è andata via, con un vaso di cemento ha sfondato parte della porta. Mi sono sentita rispondere che si trattava di una lite in famiglia come tante. Io parlo di droga, della necessità di una visita psichiatrica per mio figlio affinché non si arrivi a trovarlo morto in strada, e mi parlano di liti familiari. Inaccettabile».

Quando, nel settembre scorso, la madre ha avuto la certezza del ritorno della droga nella vita del figlio lui «ha iniziato percorso al Serd Versilia. Mi ha detto “faccio da solo”. È andato un po’ di volte, ma poi si è lasciato andare. A quel punto sono stata chiara: o la comunità o fuori di casa. E sono iniziate le liti in casa».

La signora ha sporto denuncia per l’aggressione subita dal figlio che pretendeva di entrare in casa e si è avviato il percorso per un provvedimento di non avvicinamento alla casa e alla madre: «Mi sono sentita chiedere come mai in passato non mi sia fatta refertare e non abbia fatto denuncia. Ma non è certo questo il problema. Il problema è le condizioni in cui è mio figlio».

L’appello che la signora lancia è rivolto al Prefetto di Lucca, al Serd Versilia e alle forze di polizia tutte: «Mio figlio sta morendo di crack. E la risposta che ottengono è sempre la stessa: “Non possiamo farci niente”. Mi spieghi, signor Prefetto: quanto vale la vita di un tossicodipendente? E quella di mio figlio? Mi spieghi, signor Prefetto, perché dobbiamo ridurci a pensare che sia normale vederli trasformarsi in contenitori di sostanze privi di dignità e volontà in balia della criminalità e della indifferenza generale? ».

Al Prefetto è arrivata ieri la richiesta di un incontro urgente: «A tutti i genitori che, su questo territorio, vivono la mia stessa condizione», è la voce del coraggio, «dico di non avere paura del giudizio di chi non sa. Il mio appello è a far sentire la propria voce affinché le Istituzioni intervengano perché hanno il dovere di farlo». Le ultime parole sono ancora rivolte al Prefetto di Lucca: «Mio figlio, i nostri figli stanno morendo. Ogni giorno. È vero: non sono la prima. Ma mi aiuti, ci aiuti a essere l’ultima».


 

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