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Balneari, cosa succede dopo lo scontro Governo-Regione: «Ogni Comune farà di testa sua»

di Matteo Tuccini
Balneari, cosa succede dopo lo scontro Governo-Regione: «Ogni Comune farà di testa sua»

I balneari temono “aste” differenziate

01 ottobre 2024
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VIAREGGIO. Le nuove norme sull’assegnazione delle spiagge ai privati, che stanno creando un conflitto di competenze tra il Governo e la Regione Toscana, rischiano di aggiungere caos, non di toglierlo. Con conseguenze immediate sui balneari. «Di fronte al braccio di ferro tra Stato e Regione – dice Luca Petrucci, presidente del sindacato balneare Sib Confcommercio per l’area Versilia-Massa – ogni Comune potrebbe muoversi per conto proprio, decidendo di fare le “aste” come e quando ritiene più opportuno». Con il rischio che a Viareggio le gare siano diverse rispetto a Massa, e così via.

Il contrasto Toscana-Governo

L’antefatto: la Toscana ha dato il via alle linee guida sull’applicazione della direttiva Bolkestein, che prevedono maglie decisamente più larghe – e più soldi – sugli indennizzi da dare ai balneari che perdono le “aste”. Il Governo ha impugnato questa normativa, ritenendo che non sia la Regione a doversene occupare. Specialmente dopo aver approvato il cosiddetto decreto “Infrazioni”, che disciplinava, appunto, il settore delle concessioni delle spiagge.

La Regione ha assicurato di voler difendere la propria legislazione, ma di fatto questo conflitto finirà davanti alla Corte costituzionale, l’organo giuridico che – tra le altre cose – ha il compito di decidere sulle controversie tra Stato e Regione. L’esito di questo braccio di ferro, stando agli esperti in materia, potrebbe essere favorevole al Governo, perché temi come Demanio e concorrenza sono di competenza statale. A quel punto le linee guida regionali verrebbero cancellate. Nel frattempo lo stesso Esecutivo ha tempo fino a marzo 2025 per un decreto che dia corpo alle nuove regole sulle gare e sugli indennizzi ai balneari.

Le preoccupazioni dei balneari

«Al di là di come finirà questo contenzioso – dice Petrucci – a preoccuparci è il caos che complica, e non poco, la vita alle amministrazioni comunali che devono indire i bandi di gara. Ricordiamoci che c’è tempo fino al 2027, ma questo non vuol dire che i Comuni staranno fermi fino ad allora». L’ipotesi più credibile è che si aspetterà il nuovo decreto entro marzo. «Questo, però, non esclude bandi di gara in ordine sparso, con criteri differenti da Comune a Comune – prosegue Petrucci – Ed è una cosa inaccettabile. Anche sugli indennizzi la normativa regionale tutela di più le imprese balneari: il Governo, che ha introdotto criteri pasticciati e caotici, dovrebbe prenderne spunto invece che impugnarla».

Secondo Stefania Frandi, responsabile giuridico del sindacato Sib, «la scelta di Palazzo Chigi apre il fianco a decisioni in ordine sparso delle amministrazioni comunali. Al di là del fatto che le linee guida regionali decadano o meno». «La legge regionale è stata scritta per salvaguardare la concorrenza, ed era a nostro avviso un punto di partenza anche per il Governo per risolvere la vertenza con l’Unione Europea. Una legge che, come abbiamo sempre sostenuto, deve tutelare la piccola impresa e sostenere gli investimenti; salvaguardando il principio che le imprese balneari hanno un valore, frutto di anni di lavoro e sacrifici».

Così Confesercenti Viareggio esprime la propria forte preoccupazione per la scelta del Governo di impugnare la legge regionale che aveva posto «importanti paletti sul rinnovo delle concessioni demaniali – spiega il responsabile Daniele Benvenuti – a cominciare dall’indennizzo sul riconoscimento del valore d’azienda per i balneari, così come diceva a suo tempo la legge Draghi. Una posizione da sempre portata avanti dal nostro sindacato di categoria Fiba, una volta compreso che la strada delle aste sembrava ormai inevitabile».

La conclusione del responsabile Viareggio di Confesercenti: «Il Governo, invece di impugnare la legge regionale, dovrebbe mettere mano al suo decreto, che di fatto espropria le attività balneari senza alcun riconoscimento per quanto fatto. Mettere nel testo che l’indennizzo deve essere calcolato sul valore residuo dei beni ammortizzabile sugli ultimi cinque crediamo sia a dir poco offensivo. È del tutto evidente che negli ultimi cinque anni, con lo spettro della Bolkestein, nessuno ha fatto investimenti importanti. Indennizzo, che è bene chiarire, non arriva dallo Stato, ma da chi avrà vinto l’asta e che quindi rileverà una azienda fiorente e avviata con pochi spiccioli. La Regione era intervenuta per mettere un argine a questa deriva, tra l’altro credendo di portare un miglioramento a quanto approvato a Roma. Di tutta risposta è arrivata questa impugnazione, alla quale giustamente Firenze si opporrà»

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