Il Tirreno

Versilia

Il caso

Vigilessa morì nell’incidente, la figlia testimonia contro il padre: «L’ossessione di un amore malato»

di Luca Basile
Anna Lucarini (a sinistra) deceduta nell’incidente avvenuto nell’ottobre 2022 (a destra)
Anna Lucarini (a sinistra) deceduta nell’incidente avvenuto nell’ottobre 2022 (a destra)

Il marito di Anna Lucarini a processo per omicidio dopo la tragedia del 2022 a Pietrasanta

24 luglio 2024
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PIETRASANTA. Due ore di parole intrise di dolore, di ricordi a evocare «un amore malato», di istantanee di vita quotidiana «imbevute di ossessività».

Un’udienza ad alto impatto emotivo, quella di ieri mattina a Lucca, dove è in corso il processo a Daniele Mazzolini, 62 anni, marito di Anna Lucarini, la vigilessa deceduta a 58 anni nell’incidente del 9 ottobre 2022 sulla via Sarzanese.

Mazzolini a cui viene contestato il reato di omicidio volontario, aggravato dai vincoli di parentela e ancora di maltrattamenti alla figlia.

Secondo l’accusa, infatti, non fu un incidente stradale quello che vide l’auto con a bordo i due coniugi terminare il proprio viaggio, in quella tragica domenica di autunno, contro un albero lungo la via Sarzanese, ma un atto volontario con il quale Mazzolini provocò la morte della consorte.

«Durante l’udienza – le parole dell’avvocato delle parti civili Gianmarco Romanini supportato da Adele Boris – sono state ascoltate le persone offese: Serena Mazzolini, figlia della vigilessa, Paola Lucarini, sorella della stessa vigilessa e ancora il marito della Mazzolini e due testimoni chiamati in causa dal pubblico ministero Sara Polino».

«Testimonianze che sono servite per ripercorrere sia l’incidente stradale – prosegue Romanini – che i rapporti fra la signora e suo marito, ma anche i maltrattamenti denunciati dalla figlia».

Con Serena Mazzolini che ha definito, proprio il rapporto fra i genitori, figlio di un «amore malato, a causa del comportamento geloso, morboso e possessivo del padre». Serena che, peraltro, si è sempre riferita al padre chiamandolo, nel contesto della sua testimonianza, per nome e cognome. E sempre la figlia, così come gli altri testimoni, hanno voluto sottolineare alcune delle frasi che sarebbero state dette da Daniele Mazzolini, come quella «che non poteva vivere senza di lei» e ancora che «piuttosto, se fosse successo, si sarebbe ucciso».

«Dal nostro punto di vista l’istruttoria sta sostenendo il capo di imputazione: omicidio volontario aggravato dai vincoli di parentela, maltrattamenti alla figlia sinistro aggravato da uso di alcol. Sia la figlia – precisa Romanini – che la sorella hanno infatti raccontato e descritto scene di vita quotidiane imbevute di ossessività. Ci sono stati, ovviamente, momenti, sempre durante l’udienza di ieri, emotivamente forti e commoventi, ma, ripeto, il quadro che sta emergendo, a mio avviso, è molto chiaro».

Presente all’udienza l’imputato, Daniele Mazzolini, che ha seguito il dibattimento senza proferire alcuna parola.

Mazzolini difeso dall’avvocato Luigi Pace che in diverse occasioni, in passato, aveva dichiarato che il sinistro stradale era stato «un tragico evento nel quale la signora è deceduta e Mazzolini ha seriamente rischiato di perdere la vita. Il dibattimento – le parole del legale – servirà a chiarire i fatti».

Processo, con collegio giudicante presieduto da Giuseppe Pezzuti che, dopo la pausa delle prossime settimane, riprenderà, con una nuova udienza, il prossimo 24 settembre.


 

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