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Il lutto

Pietrasanta, addio a Massimo dalle tante vite: architetto e judoka capace di arrivare in nazionale

di Luca Basile

	A destra Da Prato, a sinistra una foto storica con l'Ikaro alato di Mitoraj
A destra Da Prato, a sinistra una foto storica con l'Ikaro alato di Mitoraj

Era titolare dell'omonima fonderia di famiglia e ha collaborato con artisti come Botero e Mitoraj: aveva 68 anni

22 luglio 2024
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PIETRASANTA. Un maestro nella fusione dei metalli, un architetto di talento, un judoka capace di vincere un titolo italiano e di arrivare a vestire la maglia della Nazionale, ma soprattutto una persona perbene.

Le collaborazioni con i grandi artisti
Ha vissuto tante vite in una, Massimo Da Prato, scomparso all’età di 68 anni. Ha vissuto tante vite, Da Prato, caratterizzandole ognuna, per competenza, pacatezza, serietà professionale. Titolare, insieme al figlio Davide, dell’omonima e “storica” fonderia di via della Bozza ereditata dal padre e dallo zio nel 1992, «Massimo era riuscito nel corso degli anni a collaborare con i più grandi artisti, da Botero a Mitoraj fino a Vangi, giusto per citarne alcuni, senza però mai trascurare, come da sua indole, gli altri artisti, quelli non altrettanto noti, ma ai quali dedicava analogo tempo e passione. Senza poi tralasciare il suo ruolo di architetto portato avanti insieme a Giulio Lazzotti. Se c’è un aspetto che va ricordato di Massimo Da Prato – le parole di Marco Barsanti, amico ed ex dipendente della stessa fonderia Da Prato – è quello di avere anteposto, sempre, gli interessi dei suoi dipendenti ai suoi a costo di importanti sacrifici economici a livello personale. Anche durante i periodi di crisi, non ha fatto mai mancare niente alle maestranze: un uomo con valori morali rari. Chi ha avuto il piacere di frequentarlo perde oggi un grande amico e un meraviglioso compagno di viaggio».

Il ricordo di Giovannetti
La professionalità di Da Prato è ricordata anche dal sindaco Alberto Giovannetti. «Per la sua competenza è stato scelto da artisti del calibro Botero, Mitoraj, Giò Pomodoro, Vangi e Yasuda. Un’attività, la sua, che fu in tutto e per tutto una tradizione di famiglia, avviata dai fratelli Franco (padre di Massimo) e Carlo negli anni Sessanta e alla quale abbiamo cercato sempre offrire vicinanza e sostegno, anche come amministratori, in particolare dopo l’incendio che la colpì nel 2021». «Se chiudo gli occhi, Massimo lo vedo ancora con il judogi, alla palestra Fujiyama – ricorda l’assessore Matteo Marcucci – la sera agli allenamenti e la domenica alle gare. Una persona che è stata un vero esempio per tanti pietrasantini».

L'incendio e la malattia

E proprio l’incendio del 2021, devastando la fonderia, cancellò nel breve volgere di poche ore, speranze e progetti. «Nei due anni successivi – sottolinea Barsanti – ci ospitò la Fonderia L’arte, i cui titolari, ancora oggi, sono meritevoli dei nostri ringraziamenti. Ma proseguire, a un certo punto, non fu più possibile: Massimo cominciò a non stare più bene. E l’anno scorso abbiamo dovuto dire basta. Fino a che ha potuto ha però sempre pensato prima come sua prerogativa agli altri, a sua moglie Laura, a suo figlio Davide, ai suoi dipendenti. Un’opera che più di altre menzionava con piacere? Il Cristo realizzato per Vangi che si trova nel Duomo di Padova, ma sono veramente tante le sculture a firma della fonderia Da Prato degne di essere ricordate.

Non ci saranno funerali: la famiglia ha deciso per un saluto di commiato, domani martedì 23 luglio alle 17,30, presso la casa funeraria La Piramide, a Lido di Camaiore. Sarà l’ultima occasione per abbracciare una persona di rara umanità».

 

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