Il Tirreno

Versilia

La sentenza

Marina di Pietrasanta, condannato per stupro su una ragazza di 17 anni: la violenza nei bagni della discoteca

di Luca Tronchetti

	(foto d'archivio)
(foto d'archivio)

Vittima una 17enne residente in Versilia, esclusa dalle amiche che non credevano alle sue parole

04 luglio 2024
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PIETRASANTA. Isolata, emarginata, esclusa dalle amiche che non credevano alle sue parole, una ragazza di 17 anni residente in Versilia era diventata vittima due volte: del maggiorenne che aveva abusato di lei e dei compagni che l’avevano dipinta alla stregua di una mitomane. Ma alla fine a credere alla sua versione è stato il gup Simone Silvestri. Il presunto stupratore – 30 anni, nato a Massa e residente in Versilia – è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione prevedendo per la diciassettenne versiliese, vittima dell’abuso e assistita dall’avvocato Elena Libone, una provvisionale di 20mila euro previa remissione al giudice civile per la quantificazione del danno (al processo costituiti parte civile anche i genitori della studentessa, difesi da Mattia Alfano di Firenze). Una pena maggiore alle richieste del pm Paolo Rizzo: due anni e otto mesi di reclusione.

I fatti

Novembre 2021, un locale di Marina di Pietrasanta. La studentessa versiliese, all’epoca diciassettenne, beve troppo e si sente male. Si fionda nel bagno più vicino – quello degli uomini – e inizia a vomitare. A quel punto, stando all’accusa, un conoscente più grande di lei di dieci anni, l’afferra da dietro, la spinge contro il muro, le abbassa le calze e, intimandole di stare zitta, la costringe a subire una violenza sessuale. Passano pochi secondi e la ragazza si divincola, lo allontana e fugge fuori dai bagni.

Isolata dagli amici

In lacrime racconta quanto le è accaduto alle amiche e agli amici della comitiva. Ma nessuno le crede. Le danno della mitomane e prendono le difese del presunto violentatore. Davanti trova un muro e diventa protagonista di una “vittimizzazione secondaria”. Torna a casa e inizialmente non ha il coraggio di raccontare quanto le è accaduto ai genitori. Lo farà alcuni mesi dopo confidandosi a scuola con gli insegnanti che attivano il protocollo Mi.ri.a.m (minori a Rischio di abuso e/o maltrattamenti), un progetto promosso agli inizi degli anni 2000 che punta all'informazione e alla sensibilizzazione attraverso la formazione dei referenti, che in presenza di situazioni sospette o di evidente disagio attivano una procedura che coinvolge pediatri e neuropsichiatri infantili sino alla procura della Repubblica.

Consulenza decisiva

Fondamentale nella ricerca della verità processuale la brillante consulenza affidata dal pm Rizzo. Attraverso i messaggi sui cellulari emergono verità inconfessabili che spingono l’ufficio requirente a iscrivere nel registro degli indagati per falsa testimonianza (procedimento poi archiviato) una persona vicina alla vittima. La studentessa, sentita in incidente probatorio, conferma la sua versione. Sostiene di essere stata violentata da quel conoscente che, attraverso il suo legale, anche in sede di udienza camerale continua a proclamarsi innocente e a sostenere di essere stato vittima di una mitomane. Sicuramente la vicenda finirà in Corte d’Appello.

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